XXV aprile

Testi che riguardano la ricorrenza della Liberazione, il XXV aprile

Ricordati di santificare le feste

La liturgia è in bianco e nero, un po' seppiata dal tempo, anche se i colori che sventolano sgargianti tra i tricolore sono del grano, del ferro battuto, del sangue ricordato. Le parole sono quelle, ora e sempre: stampate, sarebbero anche loro in bianco e nero. Qualcuna claudica, rodata dal tempo, dall'emozione, le esse volano strascicate, aprono il sorriso. Esse romagnole. Suonano di campagna, di borgo affastellato, di mani callose, di biciclette, di fazzoletti al collo e cappelli di paglia. Di secolo passato. Qualcuna è più giovane, stentorea, impettita, rodata dai libri ha perso la esse, ma non suona lo stesso significato. Sono le parole del ricordo, della celebrazione: è festa, la Liberazione. PierUgo B. non c'è. Non c'è mai stato. Dice che non è la sua festa. “E' della sinistra”. Non ci verrebbe mai, non ci porterebbe i suoi figli, perché è di parte. Ti sbagli, ho provato a dirgli. Guarda indietro, con più attenzione. La Resistenza non è solo di sinistra, è antifascista. Cattolici, comunisti, liberali, socialisti, azionisti, monarchici, anarchici... Qualcuno ha pagato di più, qualcuno di meno, ma i loro morti li hanno avuti tutti.

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