Traccia di un monologo al volo per il corso di teatro

Vado. Non vado. Vado. Non so nemmeno dove... Non vado. Certo che un ponte di tre giorni qui… Come li sbatto?!… Massì, vado. Veneto… le ville del Palladio… E' una vita che le voglio vedere… Piove al nord. Troppo.

Napoli. Ho anche la scusa, comprare le camicie. Massì, una bella cavalcata in autostrada, le Marche, l'Abruzzo…

Una volta non ero così indeciso. Si partiva e via. Niente pensieri, era naturale. Più normale di tante altre cose che lo sono ora. Che so, un invito galeotto, una battuta irriverente. La meta, il mezzo, il tempo da trascorrere nelle attese erano nulla, variabili inesistenti. Anzi, ininfluenti.

I giorni degli imbarchi li passavo con gli amici, per salutare tutti un'ora prima del treno. Ciao, ci vediamo. Un mese dopo. Ficcavo quattro stracci in borsa ed era viaggio. Pullman, metropolitana, treno, aereo, non importava.

Il treno lo associavo a conoscenze. Salivi a Rimini con sconosciuti e li salutavi con calore a Milano. Ma erano altri scompartimenti, quelli chiusi, da sei o da otto posti. Vai ora in Eurostar: un gelo. Se posso evito persino le stazioni.

La metropolitana. Che bella. Entri in una parte della città e scappi fuori dall'altra, cambi luogo e visioni senza che nel frattempo il paesaggio sia cambiato. Teletrasporto: tze. La metropolitana di Londra, di Milano. La piccola Clockwork orange di Glasgow...

La nave è la più bella, e non solo da passeggero. Ma ci metterei una vita a raccontarla. Più facile l'aereo. Del resto è simile. Usa pure lo stesso codice, quello della navigazione. Un viaggio nel viaggio - approdo in aeroporto, attesa, check-in, attesa, passeggiata al duty free, volti che incroci nel non luogo per eccellenza, transit point del mondo, sembra quasi un'elite di passeggeri. La passerella, l'oblò, la banchina che si stacca e lo stomaco che sale nell'impennata, le orecchie che si otturano e poi di nuovo il vuoto, quello del viaggio - lo stesso dell'aeroporto, un po' più ovattato - le lancette che girano con un altro ritmo, quello che vuoi tu, della partenza o dell'arrivo ma né l'uno né l'altro, né lì né là. Solo qui, a galleggiare nel tempo.

Poi è arrivato l'11 settembre, e abbiamo scoperto che possiamo essere tutti dei bersagli. E che devi stare attento a ciò che metti in valigia: niente questo, niente quello, le scarpe inglesi passeranno? E poi i cani, i poliziotti, i test e cheppalle. E' come ti fanno sentire bersaglio che ti rode, quando voli sopra l'Inghilterra, sopra l'Europa, fottuta guerra che ci siamo portati in casa. Ma forse non è nemmeno questo. Sì, mi ci sono voluti un paio di calici a Bergamo prima di volare, e il tremito - mai avuto- che non passava. Non so se era l'appuntamento che avevo. O ciò che lasciavo. O il sonno, o la corsa in autostrada.

E forse non è nemmeno nel mezzo, bus aereo treno, o nel tutto, sommato. Forse è che mi sto rendendo conto che per mettersi in viaggio, ora, l'ingrediente principale è la disposizione d'animo. Qualunque sia il viaggio...

(Finale in musica: In viaggio, traccia 11 di Ko de mondo, C.S.I., 1993)

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Girano i Sufi in tondo nello spazio nel tempo

Salgono i verticali i monaci in clausura
immobili
viaggiano l'alto il basso senza abbellimenti

(Cadono di vertigine... cadono di vertigine...)

Strisciano verso il ritmo i tarantolati
schiacciati dallo spazio senza tempo

Viaggiano i viandanti viaggiano i perdenti

Viaggiano i perdenti più adatti ai mutamenti viaggia Sua Santità

Consumano la terra
in percorsi obbligati
i cani alla catena
disposti a decollarsi
per un passo inerte
più in là

Coprono spazi ottusi gli idoli
clonano miliziani dai ritmi cadenzati
in sincrono

Viaggiano i viandanti viaggiano i perdenti
Viaggiano i perdenti più adatti ai mutamenti
viaggia Sua Santità

Viaggiano i viandanti viaggiano i perdenti più adatti ai mutamenti
Viaggia la polvere viaggia il vento viaggia l'acqua sorgente

Viaggiano i viandanti
viaggiano i perdenti più adatti ai mutamenti
viaggia Sua Santità
Viaggiano ansie nuove e sempre nuove crudeltà

Cadono di vertigine...

Cadono di vertigine...

Cadono di vertigine...

Cadono di vertigine...

 Nota: Dunque, il tema generico dell'esercizio era il viaggio, con un soggetto più preciso, la disposizione d'animo. Ho buttato giù questi 4 pensieri in croce e li ho provati davanti agli amici del corso. Un testo che però ancora non mi convince. E infatti è una traccia. Lasciarlo solo su carta mi scocciava, non poco. Poi finiva con gli altri nel dimenticatoio. Pubblicarlo forse è un po' troppo. Vediamo se tra i commenti scappa fuori qualche idea? Galatea, tu che dici?

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Commenti

Ahò, me te sei magnato davvero... Bella la risposta a tema. Molto bella. Mi piace molto "Via con me", come del resto buona parte della produzione di Paolo Conte, ma lo metterei per una fuga o un viaggio amoroso. Il testo di Giovanni Lindo Ferretti sul viaggio mi sembrava quello che apriva più spiragli sul tema. Intanto incasso i suggerimenti, tanti rileggendo il tuo testo. Poi a breve la risposta. Spero adeguata. Ciao

Kikko è unico. Un po' come la granita al tamarindo. Come la bomba al limone che mangiavo in spiaggia a 10 anni. Come l'altalena dentro l'acqua - quella di mare - che ora non c'è più. Come i comunisti che, oddio non lo sapevo - ora sembrano meno di sinistra e più liberali e liberisti. O, per dirla con uno slogan degli anni '70, se Kikko non ci fosse bisognerebbe inventarlo!

Kikko, tu me provochi e io me te magno...come diceva Sordi al bucatino...no, veramente il pezzo è carino così. Io avrei scelto come sottofondo Via con me di Paolo Conte, ma io Conte lo metterei sotto a qualsiasi cosa...comunque ti ho inviato anche risposta a tema per mail. Ciao ciao.