Driving away from home

Voglia di muoversi, non importa dove, ma questo sabato può essere di quelli che hanno un inizio e nessun fine. Just

Driving away from home

Thirty miles, no more

Moving away from home

Without a care.

Di quelli che, se arriva un messaggio per un inatteso appuntamento, vago e desiderato, poggiato sul filo esile del dove "c'è qualcosa in giro", sei disponibile a dilatarlo fino ai confini concessi dalla carta d'identità e dal lunedì al lavoro. Scegli pure, ci sono. Troppo per il primo appuntamento? Oppure troppo complicato per 180 caratteri? C'è Ravenna qui vicino, ti offro una parentesi di due ore al Museo, nel tardo pomeriggio, poi vedremo: questo ci sta, in 180 caratteri. Troppo complesso scriverti che tra le nuove acquisizioni del Museo, tra gli spunti degli Arcangeli, Mattia Moreni e altri, c'è anche un lavoro di Franco. Non serve dirtelo. Ma vieni. Poi possiamo abbandonarci ai soliti rituali dei convegni, studiarci davanti a una pizza o al Velvet, scegli tu il territorio. Prima, mi aspettano un rettangolo alla parete e una targhetta: il sigillo del tempo trascorso inseguendo un'idea, condivisa da quando il chiasso sulla rena di una compagnia è diventata un'amicizia. Una tappa, nulla più. Ma voglio esserci.

Corri, corri corri corri, il tempo stringe sulla doccia, sulle rampe, sul vernissage che comincerà tra poco. Sei ancora a Rimini, la macchina è vuota e la città è piena, bloccata dallo sciamare dei tifosi. Non puoi bloccarti, non puoi incazzarti nononono, oggi ti tocca surfare. Via, si svicola, nelle viuzze, lungo la statale, nello svincolo, scala accelera allunga stacca freccia supera… Corri, corri corri corri su per la stradina… Stop. Sorriso convenevoli, controlli di routine…ah, non fumi? Si sente? In effetti la macchina è un po' satura… A metà percorso, però, una paglia con la testa di fuori... Ok, si surfa verso Ravenna, il piede un po' più leggero sul ghiaccio che si scioglie. Storie, storielline, contrappunti di dialogo che si fermano e ripartono, un po' divagando, un po' dilagando, sottofondo di una passeggiata in sospensione. Si surfa, sì, sulle parole. La strada scorre raddrizzando i tracciati, il moto è nei pensieri che fluiscono, onde che rotolano nel pomeriggio e fanno salire le nostre spume, cavalcate su una tavola che scivola. Rimini ormai alle spalle. Svanita nella nebbia.

La città è un bicchiere d'anice annacquato dall'inverno, nel quale affiorano la loggetta e gli amici, che si dimenavano tra lezioni e professori, a discutere di arte per assolutismi e cazzeggi. Voglio vederlo tornare come autore, Franco, in sdegnosa punta di piedi, come è solito. Me l'ha detto un paio di settimane fa, buttando lì la novità, un po' timido un po' orgoglioso del suo lavoro, che dice sempre debba parlare da sé, perché le parole diventano vuoto. Eppure ama ascoltarle, quelle d'altri. Una vecchia disputa, tra il pittore e chi scrive, che ci accompagna dagli anni in cui abbiamo iniziato a obbedire al nostro padrone, muovendo uno il pennello l'altro i tasti. Una discussione tra sordi, che ha trovato l'incrocio una volta, nel Leporello. Per il resto, lo sguardo basta ancora per capirsi, anche su strade lontane. Quello sguardo d'intesa che tu ed io, bambolina, non abbiamo trovato.

It's Immaterial, “Driving away from home”, Life's Hard and Then You Die, Siren records, Uk 1985.

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Commenti

A costo di ripetermi: è proprio bello.

Denghiu, Galatea. Ormai 'sto blog lo fai diventare rosso come un pomodoro...