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Oltre 20 mila spese senza plastica: piace green la gastronomia della Poco di buono, Bottega diversamente bio.
Rimini - La spesa al reparto gastronomia della Poco di Buono è senza plastica. E ai clienti della Bottega diversamente bio di via della Lontra 53 (Grotta Rossa) piace così: infatti ha superato i 20 mila scontrini da quando è partita l’iniziativa nel 2019. “Anzi, vorrebbero spingersi anche oltre, portando i loro contenitori da casa, ma le normative non lo consentono per gli alimenti freschi», dice Alessandra Carlini, responsabile Relazioni esterne e fautrice del progetto di eliminazione degli imballaggi in plastica della Bottega diversamente bio.
Che alla Bottega Poco di Buono, oltre che per la qualità e l’etica del prodotto ci fosse attenzione ai valori dell’ambiente e del biologico era cosa nota. Riciclo e riuso erano temi sentiti sia dalla gestione sia dai clienti. Ma dal 2019 c’è stato il cambio di passo: al banco dei freschi via le vaschette in plastica per formaggi molli e altri prodotti freschi. «Al loro posto usiamo le vaschette in PLA, una bioplastica derivata dal mais», spiega Alessandra Carlini. Stesso destino per affettati e formaggi duri: gli involti porti al cliente sono di materiale compostabile, che devono essere conferiti nel contenitore dell’organico, «ma non nella compostiera di casa», precisa Alessandra. Per il reparto ortofrutta invece da sempre le confezioni sono in carta, giudicata più igienica, più naturale e migliore anche per il mantenimento dei frutti e degli ortaggi.
«Fin qui ciò che è nel nostro controllo diretto, ora stiamo sensibilizzando i fornitori – puntualizza Luca Ricci, presidente della PdB srl – questi usano la plastica negli imballi per vari motivi, ma stiamo facendo pressioni perché passino a materiali compostabili. Esistono, perché non dare un valore aggiunto ai loro prodotti? Noi lo facciamo e i clienti ci premiano con il loro sostegno. Alla cassa, da molto prima che ci fosse l’obbligo di legge, non diamo più sportine di plastica, gran parte di loro riutilizza i propri contenitori. I clienti sono davvero entusiasti. Qualcuno vorrebbe fare un ulteriore passo avanti, ci ha chiesto di utilizzare le loro vaschette per il fresco. E’ stato quasi imbarazzante dire di no e dover spiegare che le normative igieniche non lo consentono, ma conoscono la nostra sensibilità e sanno che continueremo a percorrere con loro questa strada senza plastica fin dove le normative e la tecnologia ce lo consentiranno».
Comunicato stampa scritto per: Poco di BuonoLuoghi: RiminiI "rave" romagnoli? Si chiamano Skeggia
Ballano sotto portici o in una piazza, stretti in coppie appassionate o in un composto vorticare, a decine in tondo cambiando partner ad ogni fraseggio musicale o inseguendosi in catene ritmate. Non stupitevi troppo se li vedete ballare al Voltone delle Molinelle a Faenza o in piazza Cavour a Rimini, al Chiostro di San Mercuriale a Forlì o sotto l’arco di Traiano ad Ancona: siete solo incappati in una Skeggia di balfolk, un varco spazio-temporale che si riappropria gioiosamente degli spazi pubblici, animato da ballerini di tutte le età (e di tutte le qualità), al suono dei balli popolari di tutta Europa.
Si parte dal passato, certamente, ritmi francesi, irlandesi, italiani, danze di coppia boeme o francesi dai nomi nordici, qualcuna immemore, molte ottocentesche, altre stravolte dalla rinascita che in tutta Europa il ballo folk sta vivendo attraverso festival e scuole. Ma per qualcuno è la Skeggia – nata giusto dieci anni fa in un parcheggio fuori Milano - il luogo privilegiato della rinascita delle danze tradizionali, il passaggio della conoscenza come avveniva nei paesi bretoni o pugliesi, che diventa passo studiato vivendolo: socialità, riso, sudore, divertimento, qualche volta passione. La skeggia come varco temporale dove ai suoni, ai passi della tradizione, custoditi dentro un tablet o un cellulare e rilanciati da una cassa amplificata a batteria comprata su Amazon, si miscelano i nuovi richiami a convegno degli adepti attraverso il web, pagine Facebook, WhatsApp.
Non c’è digital divide, non c’è gap generazionale, non ci sono divisioni sociali: la danza unisce, miscela e separa nell’arco di un’esecuzione generazioni, ruoli sociali, professioni. Come un cupido in vena di scherzi mette insieme la cardiologa fuori turno con l’attivista dei centri sociali, la studentessa universitaria e il capoturno in fabbrica, la maestra elementare e il funzionario della banca etica, la reduce delle stagioni punk in Dr. Martens e il professionista con le Church’s lucidate a specchio. E come cantava Angelo Branduardi, “il giro di una danza e poi un altro ancora e tu del tempo non sei più signora”.
Sono riti collettivi inclusivi, complice la semplicità dei balli. Di solito si comincia con le danze in cerchio, francesi per lo più, ma anche italiane, durante le quali ogni pochi passi si cambia partner. Nelle società ingessate europee dei secoli scorsi erano le uniche occasione lecite per sfiorare l’oggetto dei propri desideri. Oggi, a Forlì come davanti al Ponte di Tiberio, sono il modo migliore per entrare in un nuovo spirito della danza, dopo decenni di balli solitari tra le masse sui ritmi disco, post punk, drum ‘n bass o techno. E scoprirsi aspiranti ballerini di mazurke e valzer francesi o scottish senza passare dalle grinfie stereotipate di Romagna mia. Per ritrovarsi invece, per chi è più grande, a rinnovare i riti della notte, il nomadismo fatto di macchinate verso le destinazioni musicali e i ritorni accaldati, in compagnia dei fari e del russare leggero degli amici addormentati.
Articolo scritto per: Corriere RomagnaArticoliArgomenti: BalfolkLuoghi: RomagnaMarcheRiminiForlìFaenzaLa Montegridolfo liberata: due giorni di festa e di coinvolgenti rievocazioni storiche dell’agosto 1944. Oltre 100 figuranti in divise tedesche, inglesi e in abiti civili d’epoca.
Montegridolfo - Per due giorni Montegridolfo torna indietro nel tempo, all’agosto del 1944 quando gli alleati sfondarono la Linea Gotica. E gli ingredienti di quei giorni della Seconda guerra mondiale, nel castello, ci saranno tutti: uomini in divisa tedesca nei bunker a presidiare il rilievo appenninico, soldati inglesi all’assalto, mezzi militari, armi d’epoca. “La Montegridolfo Liberata” è una festa che coinvolge tutto il paese, probabilmente la più importante rievocazione storica che si celebra in Italia. Richiama ogni anno migliaia di visitatori per l’accuratezza degli oltre 100 figuranti e cittadini che, per due giorni – il 14 e il 15 agosto – smettono i panni contemporanei per indossare, con la passione tipica dei volontari, l’abbigliamento degli anni ‘40. Invitando gli ospiti della festa a fare altrettanto.
Attraverso un fitto calendario di manifestazioni “La Montegridolfo liberata”, organizzata dal Comune, dalla Pro Loco e dal Museo della Linea dei Goti, aiuta i visitatori a immergersi nei giorni bui del passaggio del fronte, scendendo nei più minuti dettagli di una storia lontana 71 anni, bella da rivivere sia per chi è affascinato dalla storia e dall’oggettistica militare, sia per chi ama riscoprire la cultura contadina. Accanto alle ricostruzioni del kommandantur tedesco, dell’accampamento inglese, dell’ospedale da campo della croce rossa, rivive infatti la trebbiatura con una macchina dell’epoca, ricordo di un fatto realmente accaduto. Quell’agosto i contadini, infatti, si impegnarono in due trebbiature, una più piccola quando l’occupante era tedesco, per paura della requisizione del grano, e quella finale, a passaggio del fronte avvenuto.
All’interno del Castello saranno due giorni di festa, lungo tutte le vie. Il calendario precede infatti spettacoli di strada, spettacoli di burattini per i più piccoli, musiche e danze popolari che ricreano l’atmosfera di festa contadina della Liberazione. Nello stesso tempo la “Gothic Line Band” di Mondaino proporrà al pubblico un repertorio di canzonette degli anni ‘30/40, mentre nella zona del ristorante gli appassionati di musica d’epoca potranno cimentarsi con il karaoke.
Il tema storico dello sfondamento della Linea Gotica, la linea di difesa tedesca attestata sui rilievi appenninici dal Tirreno all’Adriatico, sarà declinato in maniera spettacolare con la rievocazione dell’assalto a Montegridolfo, curato dall’associazione “The Green Liners”. I figuranti saranno impegnati nella riproduzione dell’assalto finale, con le mitragliatrici tedesche che misero a dura prova lo slancio delle truppe inglesi, e nella rievocazione del gesto del tenente Norton, che “silenziando” le difese tedesche spianò la strada per la Liberazione, un atto eroico che gli valse la Victoria Cross.
Oltre a curare la supervisione della rievocazione, il comitato scientifico del Museo della Linea dei Goti di Montegridolfo ha allestito una serie di conferenze sui dettagli storici della Liberazione. Quest’anno saranno proiettati i filmati d’epoca dall'Archivio A. Gaffarelli, di recente donato al Comune di Montegridolfo, mentre saranno tre gli approfondimenti: "Un nome per la propaganda" curato da Terzo Maffei, "Winston Churchill e l'attacco alla linea gotica", relatore Alessandro Agnoletti, e infine Daniele Diotallevi che tratterà il "Contributo dell'esercito italiano nella Liberazione”. E naturalmente, porte aperte per il Museo della Linea dei Goti, con la sua ricca esposizione di manifesti propagandistici, diorami, materiale d’epoca e reperti bellici della Seconda Guerra Mondiale.
La parola fine all’evento sarà recitata in dialetto: la compagnia teatrale “Gli amici della Corte”, costituita da tutti abitanti del luogo appassionati di teatro dialettale, presenteranno a conclusione della Montegridolfo Liberata l'inedita commedia “Sietembre del 39" storia di tre pretendenti per una locandiera al tempo della Guerra, tradotta in romagnolo da Terzo Maffei.
Comunicato stampa scritto per: Montegridolfo liberataLuoghi: MontegridolfoEventi: Montegridolfo liberataTurismo e imprenditoria cinese, il golf ambasciatore della provincia di Rimini: al Riviera una gara per imprenditori cinesi interessati alle imprese locali
Una gara al Riviera Golf dedicata al gruppo di imprenditori cinesi residenti in Italia e rappresentanti di imprese cinesi, - la China to Italy challenger 2016 - in visita a Cattolica (e da qui nella provincia) per incontrare le imprese del territorio e sviluppare contatti commerciali. Di più: i nostri luoghi, sono stati messi in onda – foto, video e commenti della visita - su “Forum Huarenjie”, canale web molto popolare in Cina dedicato all'Europa turistica, che solo per il settore Italia conta diverse decine di migliaia di visitatori al giorno. E che, grazie ai giornalisti che lo animano, sarà l'anticamera di CCTV, la televisione di stato cinese. Ad accogliere la delegazione un nutrito gruppo di imprese, che hanno sponsorizzato in onore degli ospiti il China to Italy Challenger, come Iceberg e la cantina Tenuta Mara, con Sergio Gambini, amministratore delegato del Riviera Golf, come anfitrione.
Un tour imprenditoriale a 360 gradi, ma che ha mostrato i forti interessi degli ospiti verso il settori turistico, enogastronomico e della moda, tour curato da Alessandro Dalla Giovanna, il business developer già segretario generale del China Corporate United Pavillion all'Expo di Milano. «Il settore che ha destato il maggiore interesse è quello turistico – dice Dalla Giovanna – in particolare con l'obbiettivo di organizzare un pacchetto turistico in vista della Festa della Luna, che va da metà settembre a metà ottobre, e che per i cinesi equivale al nostro ferragosto. Perché qui? Beh, le leve che interessano i turisti cinesi sono lo sport, la cultura, lo shopping, la gastronomia, e questo territorio ne è certamente ricco».
«I gusti turistici dei miei connazionali sono cambiati molto – dice Wang “Claudia” Ye, titolare dell'agenzia Snzo Travel di Milano, che dal 2009 si occupa di incoming dalla Cina, anche lei nella delegazione – prima atterravano in Italia, facevano un tour per le grandi città d'arte per poi raggiungere le capitali europee. Ora la tendenza è approfondire la conoscenza del vostro Paese. Sono attratti dallo sport, in particolare il calcio e le possibilità di frequentare le scuole calcistiche per i ragazzi, dal cibo, la cultura, amano tantissimo il made in Italy: solo per il salone del Mobile di Milano, in meno di una settimana sono atterrati 30 mila cinesi».
Comunicazione: Comunicazione d'aziendaPoesia a km zero e cucina povera nel menu della Poco di buono: sabato 23 con Gianfranco Miro Gori, Francesco Gabellini, Annalisa Teodorani e Jenny Moretti
Ambientazione bucolica per un evento poetico dedicato al dialetto quale linguaggio vivo e vitale. Sabato 23 aprile la bottega Poco di Buono (Via della Lontra, 2 Rimini) promuove un pomeriggio dedicato a una poesia che, oltre che dialettale, è anche intergenerazionale, ospitando tre poeti di fama nazionale che hanno gentilmente accettato di leggere i loro testi accanto ai broccoli e agli spinaci.
Si comincia alle 17.30 con Gianfranco Miro Gori, personaggio eclettico, poeta, saggista, fondatore nel 1986 della Cineteca di Rimini, ex sindaco della sua città d’origine San Mauro Pascoli. A seguire Francesco Gabellini, poeta e drammaturgo, che si avvale del dialetto riccionese per le poesie e per gli scritti teatrali. Conclude il piccolo ciclo la cadenza santarcangiolese di Annalisa Teodorani, giovane autrice già considerata l’erede di Tonino Guerra.
A condire – è il caso di dirlo – il tutto, sarà la cucina di Jenny Moretti, giovane chef e imprenditrice, mente creatrice di Alilab Senza glutine. Jenny, ispirandosi al sistema e alla filosofia dei “poco di buono”, proporrà alcune preparazioni semplici, con ingredienti poveri.
La Poco di Buono – come ormai molti riminesi sanno - è una bottega di prodotti biologici, a filiera corta, solidali. Ospita al suo interno il Gruppo d’Acquisto Solidale di Rimini (RiGAS), condividendone i principi. Uno dei temi dominanti è la lotta agli sprechi alimentari, culminata nella fortunata iniziativa Spreco Zero, grazie alla quale frutta e verdura biologiche, destinate al macero perché “brutte”, vengono selezionate e rimesse in vendita a prezzi popolari ogni mercoledi mattina.
Comunicato stampa scritto per: Poco di BuonoLuoghi: RiminiVorrei un giardino di fiori petalosi
Che bel regalo ci ha dato un bimbo, oggi: un fiore petaloso. Un fiore inesistente, se stiamo alla lingua, ma se solo immaginiamo questo ragazzino - quanti anni? sette? otto? – pronunciare il suo personale aggettivo – petaloso – vuoi che non si apra il nostro sorriso ad ogni sillaba? Vuoi che non si materializzi, lì, nel nostro cervello, bello, profumato, con tanti, ma che dico tanti, tantissimi petali? Ne vorrei un giardino pieno, di 'sti fiori petalosi. E che bel regalo gli hanno fatto, prima la maestra, poi la Crusca. La maestra gli ha segnato un “errore bello”. Mamma mia, che dolce regalo: sì può sbagliare, gli ha insegnato. E' bello sbagliare. Anzi, con le parole è ancora più bello sbagliare, tocca farlo, perché se no come diavolo si fa a scoprire tutte quelle belle parole che ci fanno ridere, piangere, arrabbiare e sognare? Come diavolo si fa a imparare a metterle tutte in fila, una dietro l'altra fino a farci perdere dentro le righe per un minuto, un'ora o una vita intera? Sbagliando si imparano. Altro che vincere: sba glia re è il verbo giusto con le parole.
E che bel regalo gli ha fatto la Crusca. Gli ha detto che la parola non esiste sul vocabolario, ma ha un significato in se. E che se crede nella sua parola, e la diffonde, e anche gli altri troveranno un senso e un piacere nell'usarla, un giorno finirà nel vocabolario: diventerà patrimonio di tutti. Gli ha ricordato che la sua lingua non è scritta nelle tavole della legge, che può giocarci, manipolarla, che non è quella sciacquata in Arno per 25 lettori, ma nemmeno quella presunta morta che viene soppiantata dagli inglesismi, francesismi, tecnologismi, televisionismi, ignorantismi. Va che bel regalo che gli ha fatto la Crusca, gli ha spalancato la strada della creatività prima ancora che della letteratura. E i media? Ma che regalo gli hanno fatto i media? E petaloso sì, e petaloso no... E che bella parola, e che brutta parola... Soprattutto sui social dove, è noto, esistono legioni di letterati, come diceva il professore dal nome di una ninfa. E dove tutti usano un italiano irreprensibile. Mica come me, che dopo essermi riempito la bocca della dolcezza di questo fiore petaloso, uccido la mia mente chiudendo – bimbo perdonami – questo post sul blog.
Media: FacebookSocial networkGiornaliMusica, affetto e saluti istituzionali per la nuova sede (e avventura) della Poco di buono e del Rigas a Rimini
Bagno di folla per l’apertura della nuova sede della Poco di Buono, la bottega di prodotti bilogici, etici e a filiera corta che si è trasferita nel più ampio spazio di via della Lontra 52.
A precedere il concerto del gruppo Carlo e le Pulci Ukulele band, gli interventi del presidente della Poco di Buono, Lino Sbraccia, e del presidente del RiGAS – Gruppo di Acquisto Solidale di Rimini, Stefano Valloni. Non è mancata la benedizione del parroco della Resurrezione, direttore della Caritas Diocesana di Rimini, don Renzo Gradara.
Incastonato tra due le parti del concerto, l’intervento dell’assessore al Commercio del Comune di Rimini Jamil Sadegholvaad, che ha sottolineato l’importanza dell’attività della Poco di Buono per la nostra città, in gradi di dare sostegno ai piccoli produttori e di garantire la qualità agli acquirenti.
Quasi trecento persone hanno visitato il capannone, compresa la parte che sarà adibita in futuro a nuovi servizi, gustando i prodotti offerti dai fornitori di fiducia della bottega, accompagnati da due damigiane di vino e dieci chili di pane. La strada continua.
Comunicato stampa scritto per: Poco di BuonoArgomenti: CommercioLuoghi: RiminiDa gruppo di acquisto solidale a impresa etica: la Poco di Buono trasloca e diventa grande: inaugura mercoledì 17 febbraio
Rimini - Come da tempo sperato e immaginato, la Poco di Buono, bottega di prodotti etici, biologici, solidali, si trasferisce in uno spazio più ampio, luminoso e piacevole, in grado di ospitare nel prossimo futuro nuovi progetti. Circondati da una richiesta sempre crescente di spazi, attività, proposte, in qualche modo legati ai nostri principi, abbiamo deciso di accettare la sfida, e crescere, rimanendo noi stessi. Il notevole sforzo che tante persone, volontariamente, stanno mettendo in campo da anni, continua il suo percorso, producendo valore per la comunità. Gli stessi principi che più di dieci anni fa furono alla base del Gruppo d’Acquisto Solidale di Rimini (RiGAS), ora sottendono a questa impresa commerciale che sfida la mentalità del business is business e si dichiara etica.
Siccome non è stato facile arrivare fino a qui, vogliamo festeggiare la chiusura della prima parte di questa impresa con un momento di allegria, durante il quale potremo farti incontrare coloro che ci frequentano e si fidano di noi. Mercoledì 17 febbraio dalle 17.30, nella nuova sede di via della Lontra 53 Grotta Rossa di Rimini avremo il piacere di ospitare la tribù di musicisti erranti Carlo e le Pulci Ukulele Band, che reinterpreterà classici e brani meno noti, attingendo a un periodo che va dagli anni Venti ai giorni nostri; potremo assaggiare i prodotti di Stefano Bartoletti, fornitore storico del RiGAS, la mortadella biologica di Golfera, rinomato produttore del nostro territorio; i gustosi biscotti di Sapori dal Passato. Non mancheranno i pasticcini senza glutine offerti da Alilab. Il tutto sarà innaffiato dal buon vino del Podere Vecciano, con il quale potremo finalmente brindare alla nostra nuova sede.
La bottega Poco di Buono nasce nel 2010, alla Grotta Rossa di Rimini, dove si lavora per tenere insieme prezzi equi e qualità, responsabilità d’impresa e logica imprenditoriale, negozio di prossimità e sede del gruppo d’acquisto. La bottega infatti è aperta dal lunedi al sabato dalle 8:30 alle 19:30, ed è aperta a tutti, ma il mercoledi pomeriggio e il sabato mattina diventa anche punto di ritiro dei prodotti ordinati dai soci del RiGAS.
La gamma dei prodotti alimentari proposti, tutti a filiera corta e biologici, soddisfa le necessità di una spesa familiare: si va dai prodotti freschi, come frutta, verdura, pane, formaggi e uova, ai prodotti confezionati come pasta, olio, farine, marmellate e tanto altro ancora. Non mancano i prodotti per l’igiene della casa, della persona e degli animali domestici, ma l’esperienza forse più significativa è quella chiamata Progetto Spreco Zero, Una volta a settimana, il mercoledi, vengono messe in vendita cassette di frutta e verdura selezionate tra quanto scartato dalla grande distribuzione perché “brutto”. Si tratta di prodotti destinati in origine al reparto di frutta e verdura biologica dei supermercati, ma che non rispondono ai requisiti estetici richiesti, benché sia buona al pari del resto.
Promuovere la solidarietà, la filiera corta e i piccoli produttori, creare posti di lavoro e spazi di scambio culturale saranno mattoni alla base del progetto anche adesso che ci trasferiamo.
Comunicato stampa scritto per: Poco di BuonoArgomenti: CommercioLuoghi: RiminiGiocare con il (potenziale) cliente: il golf come occasione per stringere relazioni divertendo
C'è chi dice che è uno sport da fighetti. C'è chi dice che è uno sport per vecchi. Io che il golf – di questo sto parlando - lo pratico nel tempo libero dico che non è né l'uno né l'altro. E ora che lo pratico per lavoro dico che è uno sport da impresa. Nel senso di azienda. E che ha i suoi bei vantaggi, se usato nella comunicazione. La storia che leggerete, spero, è una storia di golf e impresa, di un evento per stringere relazioni con clienti e contatti un po' più significativi, ma anche di relazioni con i dipendenti, oltre che di (email) marketing e di comunicazione.
“Golf school: il gioco come metafora della logistica”, questo il nome dell'evento, ci dice già qualcosa su cosa abbiamo realizzato in Target Sinergie. Una sessione di golf per i nostri interlocutori – produciamo servizi di logistica di magazzino in outsourcing per imprese agroalimentari, beverage, ma anche farmaceutiche e, potenzialmente, per tutti i settori dove c'è un magazzino e merce che vi deve transitare, in entrata e in uscita. Siamo quelli che operano tra il camion dei fornitori e il cliente finale, confezionamento e ordini da evadere compresi.
Perché il golf? I motivi superficiali sono evocativi: il golf è visto come uno sport d'elite, con tutto quel che comporta nell'immaginario (italiano), dove è poco diffuso: meno di 100 mila giocatori iscritti alla federazione. Chi lo conosce invece sa che si basa su tattica, tecniche e concentrazione, capacità mentali che utilizziamo ogni giorno quando affrontiamo il lavoro aziendale e nella supply chain. Nello stesso tempo insegna a gestire lo stress, pensare strategicamente e a costruire, giocando, resistenza mentale e fiducia in se stessi. Ecco perché viene praticato da dirigenti e quadri d’azienda in tutto il mondo. Infine, ma questo i nostri ospiti lo hanno scoperto dopo, a pochi chilometri dalla nostra sede c'è un impianto sportivo, il Riviera Golf, che definire suggestivo è poco, con il Resort che permette di organizzare convention aziendali e meeting d'affari di ottimo livello.
La formula adottata è relativamente semplice: l'invito via mail prevedeva, dopo una breve presentazione aziendale, una sessione di golf con un maestro professionista sul campo pratica del Riviera, dapprima di swing, il colpo fondamentale per giocare, poi di putt, il colpo finale, quello per concretizzare il gioco sul green andando in buca. La magia l'ha fatta la scoperta del gioco: le difficoltà iniziali sono state superate dai nostri ospiti nel giro di pochi colpi e, una volta sul green, hanno lasciato campo libero al divertimento. Particolarmente coinvolgente è stata poi la gara finale di putt su nove buche, con premiazione. Una manciata di ingredienti giocati nell'arco di poche ore, a dei costi per contatto decisamente affrontabili per un coinvolgimento emozionale tangibilmente elevato. Guardato dal punto di vista dell'organizzatore: bellissimo.
Comunicazione: Comunicazione d'aziendaIl footgolf spiegato da Ivano Bonetti al Riviera Golf: il pubblico sta apprezzando l'ultimo mio video prodotto
Oltre 3800 visualizzazione su Facebook in 4 giorni per il filmato promozionale girato da Simone Felici (riprese a terra e montaggio) e Ubaldo Battarra (drone)
Video prodotto per: Riviera GolfGiornali locali e impresa: può esserci un rapporto più stretto, oltre la pubblicità?
A Rimini non è facile pubblicare comunicati e articoli di taglio economico, per un'azienda. Eccetto un mensile - Tre, Tutto Rimini Economia - il resto del panorama è fatto di quotidiani – con tutto quel che consegue in fatto di regole e tagli editoriali – e periodici free press. Probabilmente la mia è una percezione parziale, ma mi pare che sui quotidiani “bucare” non sia semplice, stretti come sono tra le esigenze di cronaca, il “colore” rispetto a un fatto oppure il “personaggio”, e le parole d'ordine SSS (sesso sangue soldi). E a meno che tu non rientri in queste categorie di notizie o la tua impresa non faccia parte del salotto buono cittadino – fondazioni bancarie, il grande stabilimento cittadino della famiglia notabile – gli spazi in pagina sono esigui.
Non è un problema di “natio borgo selvaggio”, le ricette per fare un buon quotidiano locale – interessante e che venda - sono quelle esposte sopra, qui come altrove. Non credo nemmeno sia sbagliato l'approccio: al lettore non puoi servire un piatto che non mangerebbe. Dico che manca uno spazio nei quotidiani locali dedicato alle imprese. Uno spazio stabile che il lettore (e chi produce il giornale) non consideri pubblicità o una marchetta. E che sia utile alle imprese, oltre che ai loro addetti alle pubbliche relazioni.
Il problema non è irrilevante, per chi fa impresa e non possiamo ricondurlo solo all'esigenza di farsi della mera pubblicità. Anzi, in questo senso l'editoria locale – indubbiamente in crisi – ha abbassato notevolmente il costo degli spazi pubblicitari. Il tema sta nella necessità dell'impresa di coltivare la propria immagine – vi ho risparmiato il parolone branding, ringraziatemi – in ambito locale. C'è infatti tutta la delicata partita della azioni che intraprende l'azienda e le loro ricadute sul territorio, oltre alla proiezione d'immagine e gli strumenti per attuarla. Partita che tocca temi consistenti, come la Responsabilità sociale d'impresa, l'appeal che esercita quando recluta il personale, l'appartenenza a un progetto o a una realtà aziendale che ha un valore distintivo per chi la vive, come imprenditore o manager, come collaboratore e come fornitore, e infine l'indotto economico e sociale che genera. In tutti questi campi la mera pubblicità non basta. Anzi, siamo di fronte a territori in cui il giornalismo – e quello locale sopratutto, parlando di piccole e medie imprese – può giocare un importante ruolo.
Lancio delle provocazioni. Ci troviamo di fronte a una realtà che sembra premiare con notizie e spazi il “barone” locale che notoriamente non attua politiche positive di “relazioni” con il personale (sto usando degli eufemismi), piuttosto che aziende dove il rapporto con la forza lavoro è all'insegna della mutualità e del benessere. Viceversa, imprese che percorrono strade di Responsabilità sociale le trovano talmente connaturate alla loro identità da non cercare minimamente di esprimerle, talvolta per incoscienza dei mezzi, più spesso per distrazione. Eppure, lo sappiamo, il fare impresa, il come viene fatta, e comunque il lavoro, hanno un impatto sulle nostre vite, sul nostro territorio, sui nostri tratti culturali. Crisi o non crisi. Un giornalismo locale che si muova su questi temi con qualche forma di calendarizzazione, che esca dalle mere emergenze di cronaca, credo che possa avere cittadinanza in pagina e possa ripagare lettori, autori ed editori.
Comunicazione: Comunicazione d'aziendaMedia: GiornaliEnrico Rotelli blog newsCosa fa una cooperativa sociale con il 5x1000 delle tue tasse? In Opera lo racconta con un video
Cosa fa In Opera Onlus con il 5xmille dei suoi sostenitori: un minuto per riassumere l'impegno della cooperativa sociale riminese, nata in seno al gruppo Target Sinergie, che dal 1999 favorisce l’integrazione sociale e lavorativa di persone in situazione di svantaggio. Insieme a Mattia Metalli, videomaker e regista, nel mio ruolo di responsabile Comunicazione del gruppo Target Sinergie ho ideato e prodotto la narrazione che mostra per sommi capi le figure e il lavoro che c'è dietro l'inserimento di persone svantaggiate nella nostra azienda cooperativa. Naturalmente, come per ogni prodotto comunicativo, il processo di genesi è stato favorito e affinato dai colleghi coinvolti no solo comne attori, nel video: Simone Vezzali e i colleghi dell'ufficio Personale, l'educatrice Federica Metalli, la formatrice Stefania Mosconi, il responsabile operativo Gianluca Rigamonti.
L’impegno della cooperativa infatti si rivolge a persone diversamente abili, impegnate in percorsi di recupero dalla tossicodipendenza, con esperienze di carcere, in trattamento psichiatrico. Per In Opera Il lavoro è la leva principale attraverso la quale favorire l’integrazione sociale delle persone, attraverso servizi di logistica, pulizie, facility management e call center.
Storie di tutti i giorni nelle cooperative sociali, che coinvolgono solo a Rimini oltre 1000 dipendenti, di cui oltre il 40% svantaggiati. E che non fanno notizia, anzi, passano in in secondo piano quando a Roma una “cooperativa sociale” offusca nella cronaca nera un mondo fatto di persone che credono nella solidarietà e nel lavoro come mezzo per uscire dal disagio e occupare con dignità il proprio posto nella società, al pari di chiunque altro.
Video prodotto per: Target SinergieRiviera Golf, il nuovo sito per informare, diffondere lo sport e l'offerta turistica del territorio riminese
E' finalmente on line www.rivieragolf.it, il sito dell'omonima struttura sportiva di San Giovanni in Marignano, del quale dovrò curare i contenuti nei prossimi mesi in stretta collaborazione con Riviera Sport Asd, l'associazione sportiva guidata da Gianluca Ghiglione che gestisce il campo. Il sito, ovviamente responsive, è stato realizzato graficamente da Edita Rimini su piattaforma wordpress per permettere una completa e autonoma gestione dei contenuti oltre che da me da parte di tutto lo staff del Riviera Golf.
La missione principale, ovviamente, è la diffusione dell'attività sportiva del Riviera, che offre agli appassionati un rinnovato campo a 18 buche par 70 ridisegnato da Graham Cook, un campo pratica attrezzato con driving range al coperto, due putting green, un pitching e bunker green, un campo executive a 9 buche, oltre alla golf school RivierAcademy (diretta dal maestro Matteo Matteoni) e a una nutrita stagione di gare. Da una parte il sito si pone l'obbiettivo di sostenere on line l'opera di promozione del turismo sportivo in Romagna che il Riviera Golf sta portando avanti creando le necessarie sinergie con le realtà imprenditoriali del territorio. Dall'altra la diffusione della cultura del golf per avvicinare giovani e adulti alla pratica sportiva.
Il golf infatti sta cambiando. All'estero è uno sport popolare, nella più ampia accezione del termine, con diffusione sopratutto nei paesi di matrice anglosassone. In Italia invece rappresenta ancora una nicchia. In Austria, per capire le differenze, si contano lo stesso numero di giocatori italiani, circa 100 mila, mentre in Francia e Olanda e Germania sono 4 – 5 volte più numerosi. Un bacino di utenza molto interessante al quale il Riviera Golf propone il territorio riminese e le strutture convenzionate come “19 sima buca”, con contenuti in lingua inglese, francese e tedesca come prossimo obbiettivo per valorizzare l'ospitalità, la ristorazione e i prodotti enogastronomici.
Il golf sconta sicuramente il fatto di essere percepito come sport d'elite dai costi inavvicinabili. La realtà invece è cambiata e Riviera Golf vuole renderlo tangibile con una nutrita serie di iniziative rivolte ai ragazzi e agli adulti che cerchino uno sport divertente, rilassante, dai marcati valori sportivi, salutare e adatto a ogni età.
Abbiamo potenziato la galassia di social network collegati al sito, proprio per incrementare la diffusione della cultura del golf. La pagina Facebook era presente da tempo, a questa abbiamo aggiunto le nuove pagine su LinkedIn e su Google plus, per permettere a soci e appassionati di seguire le attività del Riviera Golf sul proprio social network preferito condividere notizie, informazioni e immagini delle attività che coinvolgono giocatori soci e non.
Come ogni sito al suo debutto, attraverserà una fase di assestamento e consolidamento, ma abbiamo già in programma alcune iniziative per renderlo un punto di riferimento sul web in campo sportivo, culturale e turistico. Seguiteci: il golf è una passeggiata nella natura e in noi stessi ricca e appagante.
Comunicazione: Comunicazione d'aziendaMedia: WebSocial networkEnrico Rotelli newsletter«Hello world!»: è nato GrassiBenagliaMoretti.it, il sito dell'omonimo studio di avvocati e commercialisti di Rimini
Un nuovo sito si aggira per il web: è l'estensione dello studio Grassi Benaglia Moretti avvocati e commercialisti di Rimini, che ho ultimato in queste ore. Impreziosito dalle immagini di Marco “Sfrevol” Montanari, che ha allestito un memorabile set al cantiere navale Gori, il sito nasce per essere non solo la vetrina di tre giovani professionisti riminesi – Davide Grassi, avvocato, Giovanni Benaglia dottore commercialista e revisore dei conti, Marco Moretti, dottore commercialista – e dei loro ancor più giovani collaboratori, ma anche per essere un punto di riferimento sugli argomenti che i sette affrontano anche fuori dalla professione.
In sede di progettazione, infatti, abbiamo cercato di immaginarci un mezzo di comunicazione di massa digitale che riuscisse a rappresentare lo spirito dei tre, i servizi dello studio ma anche a veicolare ed organizzare gli articoli, le notizie e gli interessi – coltivati e suscitati – nelle molteplici attività della compagine professionale. Davide Grassi attualmente è, oltre che penalista, garante dei diritti dei detenuti di Rimini e scrittore. Giovanni Benaglia è ben conosciuto per l'impegno politico, oltre che per le sue prestazioni come commercialista e per la sua attività di pubblicista su riviste specializzate – firma su Il Fisco, tra le altre – e periodici locali. Marco Moretti è noto per il suo trascorso in ambito manageriale e del controllo di gestione in imprese e cooperative sociali. E tra i collaboratori Patrick Francesco Wild, praticante avvocato, fondatore e vicepresidente del Gruppo Antimafia Pio La Torre. Esperienze che hanno prodotto nel corso degli anni convegni, incontri, pubblicistica, video.
Per l'immagine ci siamo affidati all'obbiettivo di Marco Sfrevol Montanari, che ha scelto di interpretare l'attività dello studio giocando sul rapporto professionista – cliente, portandolo sul territorio di quest'ultimo. Ed ecco il set allestito in una Rimini di altri tempi, il cantiere navale Gori, tra trucioli ed essenze arboree, macchinari del secolo scorso e tecnologie contemporanee. Una decontestualizzazione che ribalta il tradizionale apporto di avvocati e commercialisti portandolo sul piano del servizio e dell'empatia con i problemi delle imprese e dei privati. L'inventiva e l'abilità di Marco sono note, ma partecipare al suo processo creativo come modelli o come coordinatori di un progetto “editoriale” digitale è un'esperienza che segna il proprio rapporto con la fotografia. Punto.
Il motore per rendere fruibile questa messe di stimoli e desideri è, ovviamente, Drupal, il CMS che ho scelto per sviluppare il lato web dei progetti di comunicazione che ho la fortuna di approntare da zero. La sua duttilità, una volta domata la complessità di settaggio, permette di affrontare qualunque esigenza corrente e guardare a ogni sviluppo futuro della Rete con la consapevolezza di essere all'altezza dei contenuti, delle possibilità grafiche, delle necessità di indicizzazione e, non ultimi, della semplicità di gestione e di aggiornamento. Per il template grafico mi sono affidato al mercato digitale, trovando una veste in una virtual company tra l'Asia e gli Usa, in attesa di incontrare dei partner locali che lavorino sulla mia stessa piattaforma digitale di riferimento. Non sono mancati però i preziosi ed esperti suggerimenti di Maddalena Fabbri e Samuele Grassi per cucinare insieme gli eterogenei apporti. Detto questo, ora la base è fatta. Ma la vera natura di un sito si basa sui contenuti che sapremo approntarvi: auguri a Davide, Giovanni, Marco e ai giovani professionisti dello studio. E grazie a tutti gli altri attori che l'hanno reso possibile.
Comunicazione: Comunicazione d'aziendaMedia: WebEnrico Rotelli newsletterAppeace: war places / peace citizens: trekking a Gemmano per concludere sabato il primo evento del progetto europeo di città colpite dalle guerre del '900 per creare “luoghi di pace”. La mattina, cineforum e narrazione dello sfondamento della linea Gotica
Anche facendo un trekking si può raccontare la guerra: succederà domani, sabato 22 novembre, a Gemmano, nell'ambito di Appeace: war places / peace citizens, il progetto europeo nato in Valconca che accomuna 10 comuni: Montescudo (capofila del progetto), Montegridolfo e Gemmano in Italia, Sandanski (Bulgaria), Usti nad Labem (Repubblica Ceca), Kavala (Grecia), Sarajevo (Bosnia-Erzegovina), Ypres (Belgio), La Junquera (Spagna), Maribor (Slovenia), l'istituto per la Storia della Resistenza e dell'Italia Contemporanea di Rimini e la Repubblica di San Marino. Per San Marino, Appeace è il primo progetto europeo al quale ha aderito.
Tra le iniziative di lavoro dei partner e le attività organizzate per il pubblico c'è infatti una passeggiata non impegnativa, quindi adatta anche ai bambini, che partirà alle 15 da piazza Roma, a Gemmano, e percorrerà il territorio che settant'anni prima è stato sconvolto dalla guerra, per terminare alle 16 circa, sempre in piazzale Roma. La passeggiata concluderà l'evento italiano, il primo di sette in programma.
In mattinata invece, a Onferno, nella sala Multimediale della Riserva naturale, spazio alla narrazione per immagini e per narrazioni militari. Alle ore 9 un videoforum che propone “La guerra all’improvviso” a cura di Silvana Cerruti e video e filmati portati dai partner europei di Appeace, le cui città sono state teatro di guerra nell'arco del '900: guerre Balcaniche (1912-1913), Prima Guerra Mondiale, (1914-1918), la Guerra civile spagnola (1936-1939), la Seconda Guerra Mondiale (1939-1945) e la Guerra civile Yugoslava (1991-2001). A seguire, il ten. col. Marco Belogi (Comando Corpo d'Armata di Reazione Rapida della Nato in Italia) racconterà la battaglia di Gemmano durante lo sfondamento della linea Gotica.
Comunicato stampa scritto per: AppeaceLuoghi: MontescudoMontegridolfoGemmanoEventi: AppeaceAppeace: war places / peace citizens: iniziato il primo evento del progetto europeo nato a Montescudo, il primo che vede San Marino coinvolto. I partner di 10 città si sono incontrati sulla Linea Gotica. Domani, convegni di studio e un concerto
Come tutti gli incontri, è iniziato con un benvenuto del sindaco di Montescudo Elena Castellari e la presentazione, solo che a presentarsi sono città, diventate da oggi anche partner europei. Dalla chiesa della Pace di Trarivi a Montescudo, comune capofila del progetto, è così iniziato Appeace: war places / peace citizens, un programma di incontri tra 10 comuni - Montescudo, Montegridolfo e Gemmano in Italia, Sandanski (Bulgaria), Usti nad Labem (Repubblica Ceca), Kavala (Grecia), Sarajevo (Bosnia-Erzegovina), Ypres (Belgio), La Junquera (Spagna), Maribor (Slovenia) e l'istituto per la Storia della Resistenza e dell'Italia Contemporanea di Rimini. Il progetto, cofinanziato dall'Unione Europea, nasce con lo scopo di mettere in comune un passato di guerra, valorizzare i luoghi e i musei che li ricordano e costruire insieme una cittadinanza europea. E già un risultato è stato raggiunto: la Repubblica di San Marino, aderendo come partner associato, ha siglato la partecipazione al suo primo progetto europeo.
L'appuntamento è proseguito con una visita dei sindaci e delle delegazioni ai cimiteri di guerra del Commonwealth sul territorio (a Coriano e a Rimini) e le gallerie che accolsero gli sfollati italiani a San Marino, durante la Seconda Guerra Mondiale, guidati dal Segretario di Stato alla Cultura Giuseppe Morganti, oltre a dei momenti di lavoro per mettere a punto una metodologia di lavoro comune, da ampliare nei prossimi giorni.
Oggi il programma prevede momenti di studio aperti al pubblico sul passaggio della Linea Gotica a Montegridolfo, preso il Museo della Linea dei Goti, con focus di Alessandro Agnoletti e di Terzo Maffei sulla battaglia svoltasi 70 anni fa, e una relazione su “Archeologia e antropologia dello sfollato” a cura di Sonia Migani. Nel pomeriggio una sessione di lavoro tra i partenr del progetto.
Un “Giro d'Italia e d'Europa” sulle note della fisarmonica di Emanuele Rastelli e del flauto traverso di Karsten Braghittoni: il progetto “Appeace: war places / peace citizens” si arricchisce delle atmosfere musicali che hanno attraversato il vecchio continente, proposte al pubblico questa sera al teatro “Rosaspina” di Montescudo, in piazza Municipio, alle 21. Il programma di sala – organizzato dall'associazione culturale GanEden- nasce dall'unione di due esperienze artistiche dl due, una dedicata “Giro d’Italia e d’Europa” è un programma musicale che unisce due percorsi artistici del duo Rastelli – Braghittoni, il primo dedicato a quelle melodie popolari rimaste icone del ‘900, il secondo dedicato alla musica popolare europea, con contaminazioni klezmer. L’unione dei due strumenti, il flauto traverso e la fisarmonica, rendono ancora più autentica quell’atmosfera che si può percepire dell’Italia e dell’Europa.
Il programma di sala
Medley 1 (Arrivederci Roma, Munasterio 'e Santa Chiara, Ciuri Ciuri, O sole mio, Volare), Ballo Tzanikos e Chassaposservico, Tarantella Napoletana, Lejana Tierra Mia, Medley 2 (Malafemmena, O’surdato nn’amurato, Reginella campagnola), Hava Nagila, Ne me quitte pas, Der Heyser Bulgar, La danza.
Comunicato stampa scritto per: AppeaceLuoghi: MontescudoMontegridolfoGemmanoEventi: Appeace
Appeace: war places / peace citizens: inizia dai comuni di Montescudo, Montegridolfo e Gemmano un progetto di città europee colpite dalle guerre del '900 per creare “luoghi di pace”
Undici partner europei per un progetto che unisce 10 città che hanno subito le guerre nel '900, i loro musei che ospitano le testimonianze di un passato doloroso. E in Valconca, sulla linea Gotica e nelle gallerie che hanno accolto a San Marino gli sfollati, insieme cominciano il loro cammino in comune per costruire cittadini di pace. E' “Appeace: war places / peace citizens”, una tre giorni di studio e lavoro comune, ma anche momenti pubblici in convegni, concerti, visite e trekking – sì, passeggiate nella natura nemmeno tanto tempo fa stravolta dal passaggio della Seconda Guerra Mondiale - per cercare di costruire insieme una comune cittadinanza europea. E condividerla con studenti, ricercatori, appassionati di storia e attivisti della pace in occasione del 70° anniversario dell'evento bellico.
Succederà a Montescudo, Montegridolfo e Gemmano dal 20 al 22 novembre: i tre comuni della Valconca organizzeranno il primo di sette eventi che toccheranno poi nei prossimi mesi Sandanski (Bulgaria), Usti nad Labem (Repubblica Ceca), Kavala (Grecia), Sarajevo (Bosnia-Erzegovina), Ypres (Belgio), La Junquera (Spagna), Maribor (Slovenia). Amministratori e responsabili dei musei europei partner del progetto saranno accolti giovedì mattina da Elena Castellari, sindaco di Montescudo, Giuseppe Morganti, segretario di Stato per l'Istruzione, la Cultura e l'Università della Repubblica di San Marino e Francesca Panozzo, vicepresidente dell’Istituto per la Storia della Resistenza e dell’Italia Contemporanea della Provincia di Rimini. Nel pomeriggio accolgienza istituzionale a San Marino con i segretari di Stato Giuseppe Morganti e Iro Belluzzi (segretario per il Lavoro e l'Informazione) e il coordinatore del dipartimento di Storia, Cultura dell'Università di San Marino Karen Venturini.
L'appuntamento italiano del progetto vede, oltre alle tre municipalità di Montescudo, Montegridolfo e Gemmano, impegnati i musei della Linea Gotica Orientale (a Montescudo), della Linea dei Goti (a Montegridolfo), l'Istituto storico della Resistenza e dell'Italia Contemporanea di Rimini e, come partner associato, il Centro di Ricerca sull’Emigrazione - Museo dell’Emigrante dell'Università di San Marino.
Molteplici gli obbiettivi di questo progetto cofinanziato dal programma dell'Unione Europea “Europe for Citizens”. Innanzitutto “Share the history”, condividere la storia, ovvero cinque focus sui conflitti europei del '900: guerre Balcaniche (1912-1913), Prima Guerra Mondiale, (1914-1918), la Guerra civile spagnola (1936-1939), la Seconda Guerra Mondiale (1939-1945) e la Guerra civile Yugoslava (1991-2001).
Educare alla pace è il secondo obbiettivo di fondo, condividendo tra i partecipanti gli strumenti didattici e le metodologie rivolte alle giovani generazioni. Tra gli strumenti di questo obbiettivo c'è anche la valorizzazione dei luoghi, con tutto quel che possono innescare i patrimomoni museali e ambientali in chiave turistica. Infine dare corpo all'Appartenenza all'Europa, sia attraverso tavole rotonde e incontri pubblici, sia attraverso lo sviluppo di contatti istituzionali a livello europeo, nazionale e locale.
Comunicato stampa scritto per: AppeaceArgomenti: PaceWWIILuoghi: MontescudoMontegridolfoGemmanoEventi: AppeaceLe grandi lezioni de Il Padrino: scegliere quando tocca andare «ai materassi»
Le mie non più giovani sinapsi si trovano da tempo a mettere in contatto tre elementi che si rincorrono nella calotta cranica: il lavoro, il professionismo, Il Padrino. Quest'ultimo inteso come film, ovvero grande metafora dell'approccio zen al business e “Libro dei Ching” riconosciuto sul tema. Non è facile creare la giusta sinapsi, a pensarci bene. Se parliamo di lavorare con un'impresa, beh, la giusta prospettiva riesci a definirla. Mi chiedi di comunicare bene le tue salsicce, se non sono vegano non è un problema accettare la commessa. Ma con la politica? Scegliere se accettare o meno un lavoro da un committente diventa una fase delicata che può quantomeno accompagnarsi a strascichi imbarazzanti. O a risultati disastrosi per la propria carriera.
Allora, amico mio, proviamo a mettere tutto nella giusta prospettiva. Se c'è. Con il concetto di lavoro si fa presto: ci hanno pensato i sacri testi (Genesi 3, 17 – 19). Insomma, una maledizione. Una rottura. Anche con il professionismo facciamo presto. Che cos'è un professionista? Uno che «esercita una professione intellettuale», «in modo esclusivo e continuativo per la quale viene retribuito (di contro al dilettante)», «con particolare competenza e bravura». Uno che lavora per vivere e fa questo lavoro per altri, distinguendosi. E qui, sorge la magagna. Lavora per chiunque lo richieda? E' questo il segno distintivo? No, lavora potenzialmente per chiunque, ma sceglie di scegliere a chi offrire o non offrire le sue competenze. Perché il suo lavoro è il suo curriculum. E quel che c'è dentro pesa anche per il futuro. Perché essendo un professionista è una figura “a scomparsa”: oggi ci sei, domani cambia il vento e potrebbero non aver più bisogno di te. E devi poter ripartire. Con le tue forze.
Qui, amico mio, se parliamo di politica e non di salsicce, entra in gioco Il Padrino. Nel film Sollozzo chiede di entrare in affari con Vito Corleone: lui mette l'eroina, don Vito le coperture. Al vecchio «non fa differenza come un uomo si arrangia per campare». E' un professionista. ma ci sono cose che non può trattare, perché le sue coperture non lo accetterebbero. Sarebbe la sua fine. Il resto del film lo ricordiamo: Sollozzo si rivela per quel che è, una pedina, usata ne più ne meno come tutte le altre pedine: Carlo, Sonny, Luca Brasi. Chi ha disponibilità di fondi o di ruoli assolda dei professionisti, li utilizza. Anzi, qualche volta gli conviene utilizzare questo o quello proprio in virtù del suo passato. Se è un pesce grosso, lo fa per avere un lavoro all'altezza. Se è un pesce piccolo ingaggia chi a certe altezze lo può portare o, magari, gli serve un nome forte da spendere nel suo gioco. Al povero professionista, per scegliere, e scegliere bene, mentre il filo narrativo de Il Padrino si sta ancora dipanando, forse serve un'ulteriore aiuto, per non fare la fine di Luca Brasi e degli altri personaggi minori. La risposta a una semplice domanda latina: «cui prodest?». La risposta, sopratutto se ti riguarda, non è un dettaglio, amico mio.
Comunicazione: Comunicazione politicaComunicazione d'aziendaIl Pio Manzù secondo me: grazie Gerardo Filiberto Dasi
E' stato un appuntamento per me foriero sempre di qualche novità, alcune incredibili, altre piacevoli. Se fai il cronista di campagna, per giunta saltuariamente come me, molti dei personaggi del Pio Manzù non solo faticheresti a incontrarli, ma non ne avresti nemmeno il sentore dell'esistenza. E Gerardo Filiberto Dasi di occasioni ne ha date. E qualcuna, grazie a Letizia Magnani, a chi l'ha preceduta nel ruolo e alle varie testate con cui collaboravo, prima Il Ponte, poi l'Unità, è diventata un fortunato pezzo che conservo nel cuore. Le giornate di studio del Pio Manzù erano occasione di pubbliche relazioni ad alti livelli, bel al di là dei personaggi di richiamo che Dasi faceva intervenire, Lady Di compresa. Talmente alti che probabilmente pochi in città ne hanno sentore, io meno degli altri. Però il mondo arabo si dava appuntamento qui insieme ai timonieri delle società di engineering nazionali, che con quel mondo dialogava in termini di progetti nel campo petrolifero, giusto per citare un periodo storico. Al quale ne sono seguiti tanti. E chissà quante altre sinapsi, nei disparati campi di applicazione dell'umano e del business le Giornate Internazionali hanno creato. Non credo che una simile capacità di operare come public relation man di tale livello sia una qualità che normalmente si incontra. Raro probabilmente è una parola che ne da un'idea per eccesso.
Non ho intenzione di fare un “coccodrillo”, oggi. Il coccodrillo è l'articolo grondante lacrime che si scrive in occasione della scomparsa di questo o quel personaggio, nel gergo giornalistico. Non lo conoscevo abbastanza e non mi piace parlare di chi non ho conosciuto bene. Posso parlare però di queste occasioni che lui ha creato, non certo avendo in mente me né i miei colleghi, ma delle quali ho un ricordo vivido, che serbo nel cuore. La prima, in ordine di tempo, era con il mio idolo giornalistico, Igor Man. Editorialista della Stampa, raccontava in presa di retta la prima intifada, quella dei ragazzini che tiravano le pietre e i soldati israeliani, di risposta, spaccavano loro le braccia. Raccontavano questo quotidianamente lui sul borghese La stampa e i compagni de Il manifesto. Altra traccia in Italia non c'era e il World Wide Web (WWW) sarebbe nato solo due anni dopo. Seguivo con passione Man e i temi del mondo arabo e gli scrissi una lettera – all'epoca usavamo le macchine da scrivere in redazione - alla quale non rispose. Quando venne a Rimini per il Pio Manzù acconsentì a concedermi una lunga intervista per il Ponte sugli scenari di quel mondo. In quell'occasione ebbi una grande lezione di stile. Gli ricordai la mia lettera senza risposta e lui, imperturbabile: «Ah, sì, la ricordo. Ma c'era scritto eccezionale con due zeta. Lei capisce, non potevo rispondere...».
Di Miguel Benasayag non sapevo nulla, e in pochi giorni ho dovuto farmi alla svelta una cultura, se volevo intervistarlo su input di Stefania Scateni dell'Unità. Ci misi quattro giorni, pochi per un simile personaggio, abbastanza per un lavoro dignitoso che apriva con onore la prima pagina della cultura della nuova Unità formato tabloid. Un numero storico. Mentre intervistavo questo intellettuale fuori dagli schemi passò Riccardo Gallini, fotografo ufficiale del Pio Manzù, per uno scatto a corredo del pezzo e Benasayag si mise in posa: con un naso da clown estratto dal taschino. Scatto che ovviamente pubblicammo.
Non sapevo nulla nemmeno dell'infibulazione fino a che non incontrai Waris Dirie, modella e scrittrice somala naturalizzata austriaca, che combatte questa barbara pratica sulle bambine in tutto il mondo attraverso la Desert flower fundation. Poi ce ne sono stati altri di incontri, e anche addii. Stufo dei tiranneggiamenti di un personaggio quando lavoravo per una tv forlivese, registrai le mie dimissioni al termine di un pezzo, con il cameraman esterrefatto. E anche una gustosa quanto imbarazzante querelle dietro le quinte della quale siamo testimoni solo io e Alessandra Lotti, che ci darà occasione di ridere ancora per molti anni a venire. Discussioni tra amici che, purtroppo, non potranno mai più accadere. Buon viaggio, Dasi.
Non dite a mia madre che lavoro nella comunicazione...
Jacques Séguéla diceva: «non dite a mia madre che lavoro nella pubblicità, lei mi crede pianista in un bordello». Non a caso Séguéla è un “genio”: in un simpatico aforisma ha tratteggiato tutta la difficoltà di far capire a un non addetto ai lavori cosa significhi lavorare nella comunicazione. Dici idraulico e ti immagini cosa voglia dire: tutti hanno un rubinetto che perde. O una moglie a casa. Dici direttore commerciale e tutti i portafogli hanno dovuto combattere per non essere alleggeriti da un agente di commercio e i suoi budget da rispettare, fissati dal di lui direttore. Provate a immaginare cosa voglia dire “responsabile comunicazione” di un'azienda. Buio profondo. O dire: mi occupo di web. «Capito tutto: cazzeggerà fisso su Facebook...»
La cosa divertente è che questo buio profondo ti avvolge sopratutto nelle aziende per le quali lavori. Oddio, io sono un ragazzo fortunato, nella cerchia dei commerciali, nella quale sono inserito, ce l'hanno un'idea di che cosa faccio e a cosa servo. Anzi, se c'è da dare un aiuto o una spintina in un senso o in un altro non si tirano indietro. Son soddisfazioni. Ma so anche che non è sempre festa. E per quanto tu ti possa ingegnare con dati, grafici, report, le Tenebre del tuo lavoro sono sempre in agguato: non si rischiarano se non toccando con mano. Così, al primo report sull'andamento del sito puoi anche snocciolargli un +118% qua e +69,spiccioli% là. Nessuno ti ascolta. Poi un giorno il tuo capo scappa fuori con un «Kikko, il nostro sito è letto! Hai una grossa responsabilità, lo sai vero?!» E benedici lo sconosciuto che gli ha fatto un anche minimo apprezzamento. Perché il tuo posto è salvo!
Da un paio d'anni corteggio una rivista di settore. Mando comunicati, sottopongo notizie che ci riguardano e che presumo possano interessare. Insomma, pasturo. Un giorno arriva la telefonata: il direttore vuole fare un servizio su di noi. Divento come uno scolaretto al suo primo appuntamento: lo dico a tutti, il giorno dell'incontro aspetto l'ospite all'ingresso, gli faccio fare il giro dell'azienda, lo presento in tutti gli uffici e poi assisto al colloquio - intervista. Esce l'articolo, faccio incetta di copie e son tutto soddisfatto. Anche gli altri lo sono ma - lo so, ne sono certo - cosa significhi quell'articolo su un giornale non è del tutto chiaro. Ho un bel parlare di tirature, pubblico di riferimento ecc ecc. Ci sono le Tenebre che comunque ci avvolgono: l'incoscienza di quali segrete e palesi strade prendono i mezzi di comunicazione di massa, che portata e che impatto hanno nelle vite comuni o nelle comuni aziende, chi sono i lettori... Poi al capo arriva una mail, poche parole ma dal mittente giusto: «complimenti, bella intervista». E le Tenebre si dissolvono.
Comunicazione: Comunicazione d'aziendaMedia: GiornaliWebPagine
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