Daniel Pennac, ansiolitico senza ricetta e senza controindicazioni

Se fossi un medico, magari strizzacervelli, scarabocchierei sulla ricetta Daniel Pennac. In quantità industriali. E' potentissimo, una specie di Valium per le ansie d'amore e da lavoro. L'ho sperimentato di persona in questi ultimi giorni, aggrappato insieme a un'amica alla tetralogia scritta intorno a tal Benjamin Malaussène, parigino, di professione capro espiatorio, curiosamente intenti con la lettura a curare ciascuno le proprie ferite. Purtroppo, si legge come si sogna: soli. Ho divorato Pennac una prima volta anni fa, tanti, a giudicare da come è gialla la carta del Paradiso degli orchi (prima fantastica immersione), poco dopo l'uscita in Italia. E già da allora devo parecchio al professorino francese nato Pennacchioni, in quel di Casablanca, al seguito del padre militare di carriera. Intanto, mi ha presentato Carlo Emilio Gadda: attraverso Malaussène e Risson - nero bibliofilo nel Paradiso degli orchi, mostro nella Fata Carabina - quando discorrono de "Il pasticciaccio brutto de via Merulana". Complimenti scuola italiana: ci voleva un prof. francese ad iniziarmi al commissario Ciccio Ingravallo, a lanciarmi una freccia di cupido che onorerò con l'edizione originale (se e quando Mirco si deciderà a fare il suo dovere di commerciante-scova-chicche-anche-se-care. Per chi legge: sono disponibile all'acquisto, a prezzo onesto). Poi, mi sono sparato nell'ordine La prosivendola, La fata carabina e tutto il resto. Inevitabile il divorzio, causa surmenage letterario.

Qualche mese fa, il ritorno, questa volta con "La lunga notte del dottor Galvan". Non c'entra nulla con la tribù di Benjamin Malaussène, è breve, è recente e non è nemmeno un giallo. Il racconto viaggia alla velocità di una barella dalle rotelle ben oliate in piena emergenza, spinta da un dottorino che, mentre piombano le sfighe galattiche in un pronto soccorso parigino, immagina la sua futura carriera di luminare della medicina stilizzata in un biglietto da visita. Ognuno ha i propri status simbol, il suo si smaterializza quando incontra un malato, i cui sintomi sono un "Non mi sento bene" e uno svenimento. E' la stura per una gimkana tra diagnosi e operazioni che portano il paziente, sospinto da Galvan col cuore in mano, in tutti i reparti, una via crucis tra luminari - e i rispettivi biglietti da visita - che segnerà per sempre il lavoro del dottorino. Si beve nel tempo di due calici al caffè la Brezza, ma se hai per la testa qualche magagna dovuta al lavoro, stai tranquillo che alla parola fine collochi carriera, colleghi e clienti nel giusto posto: in fondo a destra. E tanti saluti agli ansiolitici.

Son tornato sulla tetralogia di Malaussène su suggerimento di X, la usa in pieno vortice da cambiamento. Ho seguito la sua ricetta dopo una stilettata d'amore. Ho tirato fuori dalla Billy il Paradiso degli orchi con anima e stomaco in rivolta, per ritrovarmi col cuore dopato dopo appena un paio d'ore. Come nuovo, pronto per la prossima occasione. Sarà la sfiga di Benjamin, la tribù di fratelli e sorelle - la veggente Therese, l'infermiera Louna, Jeremy, Il Piccolo, Verdun, Clara, che lo farà diventare zio di E' Un Angelo, e il suo obbiettivo, - la mamma perennemente assente, a coltivare fughe d'amore e relative natalità, saranno gli amici o Julius, il cane epilettico, non so. Oppure sì, lo so, è questo giallo che ti inchioda nel suo rincorrere le parole, questi personaggi raccontati in modo surreale, o curiosamente buoni o maledettamente stronzi, quando non decisamente cattivi E' questo dare vita a un luogo, un grande magazzino, più inanimato di un cimitero chiuso - altro che Spoon river, fate un giro domenica al centro commerciale: che gelo - E alla fine Pennac ti fa dire, cavolo, sì, riconosco tutto questo, è vero. E sì, cavolo, hai ragione, sto sulle mie posizioni. E pensi alla figurina e al suo stiletto come penserebbe il papà di Titta: "Mo che vada nel casino".

Dopa bene, Pennac, in tre - quattro ore. Scivola, Pennac, scivola, nel suo irreale mondo di un'irreale famiglia pattina nelle vite, smonta l'editoria e le sue leggi nella Prosivendola. Ti fa ridere di gusto mentre racconta di angeli, di mostri e di droga nella Fata carabina, robe d'oltralpe e un bel po' distanti, e per questo semplice straniamento, ti fa ancor più divertire. Diavolo di un Pennac, ti sollazza mentre racconta la multietnica Parigi di Belleville, fatta di ladri e poliziotti che possono confondersi nei ruoli, e di burocrati, e della Francia, cadute e sconfitte comprese - Vichy, Dien Bien Phu, l'Algeria - ogni ferita raccolta con leggerezza in un improbabile, curioso personaggio che la incarna. Ne cito uno, il meno coreografico: l'ispettore franco indocinese Van Thian in missione a Belleville per "beccare" il serial killer di vecchiette, travestito da vedova Ho: Ho Chi Minh. Quando finisce il libro, un lampo, davvero, ripassi a mente tutto, isoli i tassellini di questo racconto e pensi, in simultanea, che ha ragione Calvino, certi libri tocca rileggerli perché non hanno mai finito di dire quello che hanno da dire. E che per scriverli, in questo millennio, bisogna tenere per le ragioni della leggerezza, perché ti possono sostenere nel raccontare tutto, anche scarnificare con il riso una nazione. Basta saperlo fare.

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Commenti

[...] Una lettura che cerco di fare come terapia contro la "lettura scanner", imparata all'università : leggere sentendo una voce che recita quello che leggi, con le sue pause, le intonazioni.. Così capita a "fagiuolo" l'ultimo post di Kikko sulla lettura terapeutica: ora che ci penso dei libri di Pennac non ne possiedo neanche uno, visto che li lessi nei miei periodi di assiduo peregrinare nelle biblioteche. Ieri sera invece buttando uno sguardo nella mia piccola biblioteca, ormai fusa con quella di Monica, ho iniziato un nuovo libro: dopo aver letto con molto piacere "La ragazza delle arance" di Jostein Gaardner , ho iniziato Senza sangue di Baricco, comprato da Monica un anno fa. La prima parte del romanzo di Gaardner è molto avvincente, in grado di coinvolgerti in questa ricerca della sfuggente ragazza delle arance. La seconda parte è invece più intimista, una riflessione sulla vita che per fortuna non sfocia in un "volemose bene" o "viva la vita" di stampo newage. Insomma una lettura piacevole che scivola via molto dolcemente. [...]

Hai ragione Pennac è potente, a volte anche troppo, soprattutto per toglierti dalla testa una stronza che ti ha fatto soffrire! A volte le pagine di un libro riescono meglio di tanti "antidolorifici" chimici. Un bacio

...Ti ringrazio innanzitutto di avermi risposta... non me l'aspettavo proprio! Volevo renderti partecipe delle mie preferenze in materia di scrittori... beh amo Hermann Hesse x la sua profondità e sensibilità d'animo che riesce a far trapelare nei suoi libri in maniera a dir poco esemplare, il linguaggio è semplice e di conseguenza molto scorrevole...
I suoi temi però sono sempre un po' tristi...contro la borghesia, contro il materialismo sfrenato,l'ipocrisia...e via dicendo...e in questo periodo della mia vita non ho bisogno di crogiolarmi in letture tristi...xché non lo sono...quindi vorrei imbatermi in letture leggere , spensierate...ti consiglio di leggere Narciso e Boccadoro...un libro che ti lascia in bocca un sapore dolce dolce.
X quanto riguarda il tuo scrittore preferito... come ti dicevo sto leggendo Ecco la storia... sono agli inizi... anche xché stranamente lo sto leggendo in maniera discontinua.. .lo prendo, lo poso, lo riprendo... lo trovo molto discontinuo, poco scorrevole e ... non so... non mi trasmette nulla... e secondo me i libri come le canzoni devo suscitare, evocare emozioni, ricordi, sentimenti... vorrei sapere se hai letto "ecco la storia"... che ne pensi di questo libro?
A presto,
Miriana

Ciao Miriana, scusa il ritardo. Non ho letto Ecco la storia (non mi ricordavo e ho guardato nella libreria... non c'è, non l'ho letto). Pennac è fatto così, saltabecca. Abbandonati al suo gironzolare... Magari, una lettura che potrebbe introdurti, svelta e appassionata, è "La lunga notte del dottor Galvan". Davvero simpatico.
Ho cercato anche Hesse, e mi sono ricordato che l'ho letto, mi sa Siddharta, dalla libreria di mia madre, anni fa. Mai più comprato. Non so, mi dava l'idea di una letteratura "facile", un po' "ruffiana" (senza offesa per l'autore e per chi legge, ovvio) per i sentimenti e per come li raccontava. Ma sono passati tanti anni e, si sa, i gusti sono gusti. Per cui prendi questo commento per quel che vale. Ciao.

...non ci speravo ...beh che dirti ho letto anch'io Siddarta...4 5 anni fa...l'ho trovato adolescenziale...infatti credo sia l'unico libro di Hesse che non mi sia piaciuto...non ho ben capito che ti diletti a leggere...che genere esattamente...a parte Pennac intendo...mi farebbe molto piacere se mi informassi in merito...così io leggo qualcosa di Pennac e tu qualcosa di Hesse...a presto
Miriana

O caspita. ma ti piace pure Pennac! Kikko, non è che siamo gemelli separati alla nascita, vero???

Sono capitata su questo blog per caso..fantastico non credevo che ci fossero così tanti appassionati di Pennac in internet! Sto scrivendo una tesina sul capro espiatorio e ovviamente Benjamin è stata la mia musa (o "muso"?!?!) ispiratrice tanto tempo fa..è stato veramente interessante leggere il tuo commento! Ovviamente dovrei prima o poi chiuderla questa tesina (anche perchè fra due giorni inizio la maturità!)..ma non voglio separarmi un'altra volta dalla Famiglia Malaussène!!!!!Ma soprattutto da Pennac e dalla sua scrittura psichedelica..

In bocca a Julius, allora, per la maturità

ciao...sono capitata sul tuo blog e non posso dirti altro che la penso come te. in un anno ho letto tutta la saga Malausséne...una mia amica mi ha prestato il monologo tetatrale "grazie", e da lì poi, ho scoperto di avere "il paradiso degli orchi" a casa. senza che ti spieghi come è andata a finire! ma la cosa più terribile è stata quella di doverli finire...gli ultimi capitoli de "la passione secondo therése" quasi non volevo leggerli! bà...ora mi sto consolando con "ecco la storia"...pennac non è mai una delusione...

Si, Alberta, il rischio con Pennac, come con altri autori ugualmente "avvolgenti" - l'ultimo, per me, è stato Jean Claude Izzo - è soffrire dopo qualche libro di "surmenage letterario". Una crisi al limite del divorzio. Curoso che anche tu abbia subito il medesimo effetto, pur diluendo la "cura pennacchiana" in un anno. Io - il periodo è quello del post - me li sono "sparati" nel giro di una settimana. Un altro strano effetto collaterale della lettura. Chissà se qualche psicologo ha qualche teoria in proposito.

ciao a tutti,
nn ho mai letto nulla di Pennac e x questo motivo ho deciso di comprare ECCO lA STORIA.
Dal momento in cui mi imbatto x la prima volta in questo scrittore mi sapreste consigliare i suoi libri migliori?
Da premettere nn amo le favole.
Ciao e grazie a tutti
Miriana

leggo pennac da qualche anno... ogni volta mi da emozioni forti... sto rilaggendo la la sga della tribù ed è ancora capace d farmi ridere, fremere, sperare e anche piangere... si xkè c si affeziona ai suoi personaggi... volevo sapere se qualcuno d voi ha letto la saga d kamo d pennac... se si com'è? razie vale

No, Valentina, mi spiace, non ho letto nulla di Kamo. Anzi, se non commentavi non sapevo nemmeno che aveva scritto una saga di Kamo. Rimedierò. Grazie, intanto.