Debutto – Cinque: Registi

La Lokanda, saggio di fine laboratorio della compagnia teatrale Korekané

Chiara ha degli occhi che mi inquietano. Cioè, ti guarda e non capisci cosa c'è dietro quelle pupille nere. Un po' come i personaggi dei quadri di Rembrandt: mamma che angoscia, quelle pupille che ti squadrano mentre le guardi. E poi sta molto zitta. E questo è inquietante. Magari è solo miope e parla solo se ha qualcosa da dire. Però mi inquieta. E poi è la regista. Anche Alberto è regista, però gigioneggia di più. E scherzando smussa gli spigoli. Ma fissa i paletti, quando vanno fissati. Chiara invece è calma ma sembra sempre sul pezzo. A me va bene, gente così. Seria. Quando andavo in mare, me li sceglievo così i comandanti. Magari ci discutevi, cazzeggiavi, però quando era il momento di stare sul pezzo, sapevi che c'erano. Ti portavano fuori. E ti riportavano a casa.

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Commenti

grazie delle belle parole, mi dispiace che tu abbia vissuto questa esperienza in modo negativo (dal punto di vista emotivo), io trovo che sia il bello del nostro mestiere, il rischio di sbagliare da un momento all'altro, la paura che sembra ti debba inchiodare al suolo e poi invece ti permette di volare. Mah, appena finito coi dissennatori ci vediamo per l'aperitivo. Baci baci.

Io non ho vissuto negativamente questa esperienza, né sul piano emotivo né su qualsiasi altro piano. Anzi. Ho vissuto tutto, soprattutto l'ultima settimana, con un grande trasporto emozionale. Tanto che mi è venuto immediato il paragone con un episodio breve ma intensissimo, il paracadutismo, e per quanto riguarda te e Alberto, la mia vita sui pescherecci. Ed entrambe – il volo e il mare - non sono state parentesi né casuali né superficiali.

Se c'è stata una cosa negativa – e c'è stata, e non ne ho parlato - ecco, non mi sono creduto. Non fino in fondo. Ma ho potuto capirlo - e capire che ho sbagliato - solo dopo aver saltato.

Ci vediamo per il caffé.