Bring the boys back home: l'11/9 l'ho passato sul sito di Doonesbury

Alcuni dei personaggi della strip Doonesbury

Undici settembre. Questo anniversario lo passo a leggere il sito di Doonesbury, la striscia disegnata da G. B. Trudeau che da 35 anni accompagna la vita americana, raccontando dal campus in poi un nugolo di personaggi a zonzo nella società: scuola, mass - media, politica, religione, cazzeggi, Cia. Per colmare un blackout di lettura di anni – la leggevo da ragazzino sui Linus che trovavo a casa – ho comprato un volume, “Bel lavoro, George”, dove Trudeau racconta con ironia la politica Usa in questa guerra, ovviamente da liberal, contrario. Nel libro trovate questa frase: “Enzo Baldoni, il traduttore storico di Doonesbury rapito e ucciso in Iraq nell'estate del 2004, ha definito questa striscia "la più complessa, arzigogolata, intricata soap opera mai fumettata. Ma anche la più intrisa di umana pietà, di sensibilità, di passione civile". Credo sia una buona definizione, più chiara ed efficace di quanto ho scritto e scriverò.

Il volume focalizza la storia su B.D., ex leader della squadra di football, veterano del Viet nam, della prima guerra del golfo e della seconda. Nella quale ha perso una gamba. B.D. è sempre stato raffigurato con un casco in testa: da giocatore, da militare, sempre protetto. Tornato senza una gamba, ora è disegnato senza alcuna protezione in testa, è solo, insieme alla sua famiglia e agli amici, di fronte al suo stress post traumatico, agli incubi notturni, alle paranoie ereditate dal servizio in Iraq (niente macchine nel suo territorio – il giardino di casa – perché potrebbero esplodere), agganciato alla vita di laggiù attraverso le chat con i vecchi commilitoni

- ogni notte ho gli incubi, ripenso a laggiù e a quando ho perso la gamba.

– Hei c'ero anche io, ricordi che ti ho soccorso!?, mi torna in mente ogni giorno.

– Ah già, scusa.

– Grazie per avermelo ricordato, he?

ancorato a quella del reduce attraverso la birra. Beh, Doonesbury racconta questo con ironia, niente pietà, please, solo sano umorismo che sfronda retorica e pesantezza – a dispetto di come lugubremente lo sto descrivendo. Doonesbury racconta con leggerezza la sua opposizione a questa guerra, al leader, raffigurato con un elmetto romano spelacchiato e danneggiato, le sue debacle da leader - uragano Katrina, Iraq - lasciandolo nudo di fronte alla sua insipienza neo-con, al suo militarismo. La vita, per i personaggi, scorre invece normale, che siano uno Zonker alle prese con un lavoro vero -"otto ore al giorno!?" - dopo 11 anni di campus perché B.D. non può lavorare, o il commilitone che l'ha soccorso al fronte.

Sul sito ha creato anni fa The sandbox, un milblog (blog militare) dove i soldati, i reduci, i parenti, raccontano della guerra. Quel che gli accade, ciò che vivono, i gesti di tutti i giorni, il check prima della partenza nel camion, le foto di Falluja attraverso la grata del mezzo di servizio, l'attesa del volo verso casa, la prima notte accanto al marito tornato ferito dall'Iraq nell'ospedale, i suoi incubi notturni e la nurse che lo immobilizza. Mentre i media rilanciano la loro fiction fatta di robe da media e generali, “Iraq, per ora niente ritiro meno truppe tra un anno”, mentre il solco che abbiamo creato tra Oriente e Occidente viene allargato con certosina follia da fanatici di ambo le sponde, un po' di umana realtà, tra ironia e dolore, credo possa far bene. Enjoy it.

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Commenti

Mentre ritornavo a casa in macchina ho acceso la radio, avevo appena lasciato mio figlio alla stazione di Rimini, partiva per Milano.

Come al solito sei riuscito a trovare il registro giusto per scrivere di questo evento. E' bella l'idea di ricordarlo attraverso le strisce di un fumetto critico e intelligente ma americano come Doonesbury. Ci ho provato anch'io oggi, ma leggendoti dopo avere scritto il mio "ricordo" dell'11 settembre mi sono reso conto di quanto sia facile cadere nella retorica. Quello che volevo dire è che se questa storia finisce male, ancora peggio di quanto non vada ora, credo, non siano solo gli Stati Uniti ad essere sconfitti, ma tutto l'Occidente con quanto di buono questo ha espresso e ancora esprime. Ti saluto