Wanna Marchi mon amour

The wall, disegno di Gerald Scarfe per l'omonimo film e album dei Pink Floyd

Ogni volta che leggo su Fb frasi del tipo “Clamorosa rivelazione”, “incredibile”, “prima che venga censurato”, “quello che non vedrete mai in televisione” mi vengono in mente certi personaggi, quando in televisione impazzavano gli urlatori nelle televendite. Robertino, mi pare si chiamasse uno, quello robustino, con i baffi, che sembrava sempre sull'orlo dell'infarto e in deficit d'ossigeno. Oppure la mitica Wanna Marchi, prima che le disavventure troncassero una gloriosa carriera di teleimbonitrice. E gli emuli?

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Abbiamo perso il lavoro. Via sms.

Mario Sironi, Periferia, 1948, olio su tela

Tutte le sere alle nove un sms mi avvertiva se avrei lavorato il pomeriggio dopo. Se non c'era lavoro, sarei stato a casa. Oggi, un sms mi ha confermato quel che già si ipotizzava: starò a casa a tempo indefinito. L'azienda presso la quale avevamo l'appalto ha disdetto il contratto causa cessione ramo d'azienda. E io e altre 16 persone non sappiamo quale sarà il nostro destino lavorativo. Tutto via sms. Per un anno ha funziona così: il messaggino mi diceva se c'erano dei libri da smistare ai vari ordini, inscatolare, impilare in bancali, sigillare e avviare alla spedizione.

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E' passato pure l'ultimo tram chiamato Desiderio

Un tram chiamato Desiderio

Oggi era l'ultimo giorno utile per rinnovare la tessera Pd in vista del congresso. E non l'ho fatto. Tra le varie perplessità – che non sto a elencare perché non sono su un lettino da psicanalista anche se ci vorrebbe - non capisco perché dovrei rinnovare la tessera per scegliere i candidati, quando poi arriva uno sconosciuto che con me e il mio partito non c'entra nulla e decide, al mio pari, chi dovrà dirigerci. E ce ne sono.

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Solenne ottavario dei morti

James Joyce

Mi piaceva di più andare al cimitero a trovare mio fratello quando fumavo. Spostavo un ciaffo a forma di paperella che qualcuno – non so chi e non so perché – gli aveva lasciato di fianco all'immagine, mi sedevo al suo posto, rollavo la mia paglia e mi ritagliavo quelle poche boccate con lui. Qualche volta parlavo del più e del meno – sto imparando a gestire mamma, Viola mi sembra un po' smarrita, non riesco a darmi una radanata... - ma poi ho smesso: se c'è un aldilà, è probabile che sappia già tutto, se non c'è un aldilà, sono solo un altro matto che parla da solo.

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Erich Priebke: una pietra sopra

Anna Magnani in Roma Città aperta

Non è per niente facile chiudere questa maledetta vicenda di Erich Piebke, gravata com'è da un bel po' di sovrastrutture che non andranno mai in pensione. Né quelle a carico del boia delle Ardeatine – e ci mancherebbe altro!!! - né quelle a discarico. Purtroppo, aggiungo. Ma una pietra sopra comunque va messa. Un po' per evitare altri imbecilli che scrivano con mano tremolante frasi insulse e macabri segni. Ma sopratutto perché credo fermamente sia necessario, per chi si riconosce nelle ragioni dell'accusa all'ex capitano delle Ss, marcare la differenza tra “uomini e no”.

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