Abbiamo perso il lavoro. Via sms.

Mario Sironi, Periferia, 1948, olio su tela

Tutte le sere alle nove un sms mi avvertiva se avrei lavorato il pomeriggio dopo. Se non c'era lavoro, sarei stato a casa. Oggi, un sms mi ha confermato quel che già si ipotizzava: starò a casa a tempo indefinito. L'azienda presso la quale avevamo l'appalto ha disdetto il contratto causa cessione ramo d'azienda. E io e altre 16 persone non sappiamo quale sarà il nostro destino lavorativo. Tutto via sms. Per un anno ha funziona così: il messaggino mi diceva se c'erano dei libri da smistare ai vari ordini, inscatolare, impilare in bancali, sigillare e avviare alla spedizione. Parliamo di migliaia o decine di migliaia di libri. Funziona così in certe cooperative di logistica (perché formalmente è una cooperativa, ma il caposquadra chiamava il presidente “titolare”). Funziona così anche per chi è part time come me.

Dubito che “i milanesi” (come chiamo l'azienda del lavoro pomeridiano) ci chiederanno di trasferirci in un altro dei loro cantieri, a Milano – dove ha sede - o giù di lì. Magari però arriverà un sms: «nel dispiacerci per l'epilogo, l'informiamo con piacere che c'è pronto un posto per lei a Usmago, presso lo stabilimento XY, a partire dalle 7,30 di domattina». E' più probabile invece la cassa integrazione. L'ultima volta che li abbiamo sentiti – perché il disastro era nell'aria – ci hanno rassicurato: non sappiamo nulla, sappiamo solo che hanno venduto il settore dei libri a metà prezzo. Ma state tranquilli: c'è la cassa integrazione». Ho passato la vita sui libri, e gran parte delle cose che so me le hanno insegnate loro. Ora i libri mi regalano una nuova esperienza lavorativa: la cassa integrazione. Spero.

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