Debutto – Sette: Salto

La Lokanda, saggio di fine laboratorio della compagnia teatrale Korekané

Allora, siamo tutti lì. Valeria con il cappellino giallo e quel tubino che è tanto aderente e scollato che sembra che debba scoppiare tutto lì sul palco da un momento all'altro. Francesco è un incrocio tra il fratonzolo godereccio del "Nome della rosa", quello finito sul rogo, e l'Abate Flauchelafleur, il precettore del baroncino Cosimo Piovasco di Rondò. Alice ha il cappellino giallo da monello girato indietro, quello che non strozza. Manca solo che dica "Signorina Margheritaaaa" e Sordi le farebbe un baffo. Federico, che ha fatto lo sburone per tutto il laboratorio, è pallido come un cencio: più che un naufrago, sembra un galeotto della Guyana francese. La Patty è irriconoscibile: tutta truccata e con il vestitino corto, sta agli occhi come la carta moschicida alle mosche: vischiosissima. Silvia ha indossato i panni del pittore e smesso l'aplomb, per riconoscerla ci vorrebbe il cartellino identificativo. La Manu è tutta agitata, e la Paola, beh, per interpretare una quindicenne, deve essersi ripassata Nabokov un paio di volte come minimo. Io sono altrove: al portellone, che guardo giù la terra a 400 metri, agganciato alla fune di lancio.

Mancano 15 minuti, più o meno, e facciamo la Merda, che vuol dire mettersi in circolo, mettere le mani una sull'altra con i pollici a sinistra, "sinistra, Federico, sinistra, così è a destra", e passarle a chi ti sta accanto e stringerle, mentre Alberto fa il training allogeno. E poi sento che dalle mani di Francesco e da quelle della Paola - ma poi era la Paola alla mia sinistra?! - passa quel che sembra un filo di calore, e poi è un po' meno debole, un piccolo flusso di calore che lo sento e " e uno due tre meeeeeeeeerdaaaaaaa" e tutti si mettono a rincorrersi e a toccarsi il culo che volendo poteva essere imbarazzante però, insomma, si vede che si fa così e via di pacche anche io e "a chi è che non l'ho toccato?!" e pack pack pack pack pack finché tutti i culi sono esauriti e Alberto e Chiara pigliano le scalette del palcoscenico e vanno sulla loro finestra in alto, sopra la platea. E noi dietro le quinte, che non ci si sta, e chi fa le smorfie, e chi si caga addosso, e chi ha perso l'aplomb ostetrico e ha uno sguardo nuovo che non basta nemmeno il cartellino a riconoscerla e chi si è sgasato e si sente il vociare in sala, mariti, amici, figli, nipoti e chissà chi c'è perché non si può guardare, a sipario aperto - ma poi c'è il sipario a Verucchio? - perché ti vedono. E si abbassano le luci in platea e cambiano quelle del palco e sale la musica ed entra Alice in scena ma non la vedo dietro 'ste cazzo di quinte e io sono secondo al portellone ma non la vedo, "ma è entrata?!" e Manu che non dice un cazzo e io "He? E' entrata?!" e Manu che manco pu cavolo che mi risponde e chi sa se Alice si è seduta alla scacchiera e manco le ombre vedo, e quei fari lassù in alto, che non si vede niente, cosa c'è dietro i fari, nel buio, e non mi posso sporgere dalle quinte e non vedo niente e... 'fanculo: salto.

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Commenti

E io che mi credevo che tu avessi "solo" una particina. Uehi, invece mi sono trovata un protagonista, che tiene la scena per tutta la serata. Con la borsona, il cappotto, la pipa, la lavagnetta e... il fatidico salto. Professore , ma lei, l'ha poi capito dove inizia il mare? E dove finisce? Quando? Quale il confine? Fra un'onda e l'altra della burrasca o nella risacca dell'alba e del tramonto? Applausi, Kikko. A te e alla compagnia tutta.

Dai Cristella, che mi fai diventare rosso...

Non sono il protagonista, uno degli aspetti più belli dell'adattamento è che ha preso dalla storia il luogo, quello il protagonista vero, per parlare dei personaggi naufragati lì nelle loro vite. Magari, avevo parecchie battute, ma se devo pensare ad un protagonista - e quindi andiamo sulle preferenze - ne trovo tre, le donne naufraghe delle loro passioni, della loro vita. E la scena di sorellanza dove tornano, giocando, un po' bambine, e passano il loro testimone - doloroso ma non disilluso - alla piccola Elisewin. Ecco, forse loro sono in qualche modo le protagoniste. O forse mi piace pensarlo.

Grazie Cristella, che bella fan che sei.

Devo dire che sono rimasto molto colpito dalla qualità dello spettacolo: innanzitutto per la costruzione dello spettacolo, regia, coreografia e scenografia minimale.
Poi voi attori sulla scena, non so con quanta esperienza precedente: molto bravi davvero, a tratti emozionanti.
Il tuo personaggio te lo sei cucito addosso con cura.
Ogni tanto vado a teatro e voi certamente non avete sfigurato di fronte a chi normalmente lo fa di mestiere: sicuramente c'era molto cuore..
Il bello del palco è che prima di salire hai una "scaga" impressionante, poi se dopo i primi minuti le cose vanno bene, scivola via che ad un tratto è finito e sinceramente ti dispiace essere arrivato al momento dei saluti.
Belli anche i tuoi post scritti finora sui retroscena.
Letti tutti d'un fiato sembrano capitoli di un libro. Mi ha ricordato Nick Hornby..boh

Io non lo so, Cristian, con quale splendida magia tu sia stato creato. Di sicuro con una piccola antennina di materiale empatico, nascosta in qualche piega di quel cervello che lavora dietro a quegli occhi a tratti sornioni, stanchi, quieti, accesi, infiammati.

Aggiungo che, sì, Hornby mi sta stregando e conducendo, ultimamente, in dei bei territorio. E, come hai notato, sta lasciando il segno.

Giro i tuoi bei complimenti agli altri ragazzi. Grazie.

La magia di Hornby secondo me è quella di riuscire a catturarti con quelle sue piccole dissertazioni inserite in una storia semplice ma estremamente legata al quotidiano, storie da cui emergono emozioni molto sincere. Ed è un po' quello che ho trovato in quello che hai scritto di questo spettacolo.

Anche mia moglie è rimasta piacevolmente colpita dallo spettacolo, che non immaginava come me a tale livello.
Mi rimarrà il dubbio (e non togliermelo) di una tua battuta, quando parli con il pittore, discutendo dei quadri nell'aria: ad un tratto ti è scappata una espressione stupenda, come una risata che stava esplodendo ma che compostamente è rimasta come una smorfia del viso.
Per culo, istinto o per bravura è stata una bella interpretazione.