Debutto - Uno

La Lokanda, saggio di fine laboratorio della compagnia teatrale Korekané

La notte prima dello spettacolo volevo guardarmi Turnée, di Salvatores. Mi riconoscevo tanto in Fabrizio Bentivoglio, che interpreta l'attore scoppiato, quello che al momento di dire la prima battuta non muove un muscolo, nemmeno su suggerimento. Piantato sul palcoscenico come gli alberi della scenografia. Un'ora prima, all'ultima prova, ero uscito dalla prima scena scordandomi la battuta più lunga. E lo stesso ho fatto nella VI scena. Quei secondi interminabili erano più assordanti di un altoparlante che grida "Kikko, coglione". Sul copione ho scritto, poi, "Non uscire". Sottolineato due volte. Le papere e i black-out di memoria non li ho nemmeno contati. Sarebbe stato come sparare a uno che caga.

La sera prima, alla prova generale, quando potevo facevo su e giù sulle scale che portavano dal palcoscenico ai camerini. Mai sofferto di aerofagia, prima. M. mi ha regalato i fiori di Bach, per l'occasione, per calmarmi. Mi spruzzavo le gocce sotto la lingua più o meno come un tossico si spara l'eroina. La sera della prima, in borsa, ci ho ficcato pure la boccetta del Valium. "Hai visto mai", pensavo. E invece non l'ho preso.

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