“Famolo strano", anche col pc: come ho cambiato le abitudini con i miei strumenti di lavoro e sono arrivato a Linux

Dai e dai ce l'ho fatta: su un mio Pc è ormai operativo un sistema Linux. OpenSuse. Non solo, l'ho inaugurato con un pezzo sull'Unità: non male come inaugurazione. Un'altra tappa verso l'obbiettivo di questi anni, mandare a "ravanare nei greppi" della mia micro economia Windows e il suo monopolio, a favore del lavoro di migliaia di persone che mettono i loro saperi - e il loro tempo - a disposizione degli altri. Senza guadagnarci un soldo. Non è spirito libertario tout court. E non è nemmeno una rivolta antieconomica. E' una scelta, al contrario, di libertà, condivisione e a favore di un'altra economia, non meno importante e, certamente, molto più diffusa. Ma anche di consapevolezza: controllo io i miei mezzi di produzione - il pc - adeguandoli a ciò che credo, anche e soprattutto nei piccoli gesti quotidiani. E, soprattutto, la scelta di non accettare quel che è dato, lasciandosi assuefare dall'abitudine. Insomma, un "famolo strano" dell'informatica, che non ti da certo il piacere del sesso, ma, diciamolo, ti aiuta a stare meglio. Almeno per il lavoro e gli interessi del tempo libero, chiaro.

Perché spesso è così. Siamo abituati ad usare Word, Excel, Internet Explorer, Outlook, ci lamentiamo se ogni tanto tutto si blocca e non sappiamo perché, se il nostro pc rallenta, se ci impantaniamo nei virus. Ma la colpa, oltre che dei prodotti nati e cresciuti in un regime di monopolio, è sopratutto nostra: delle nostre abitudini. Siamo cresciuti pensando che esiste solo una versione dei nostri strumenti, al limite un'altra, molto più elegante e performante su certe cose: Macintosh, altra casta chiusa in se stessa e nella propria splendida torre d'avorio, fatta di design e usabilità. Ma anche chiusa nel recinto del sistema proprietario, che fatica a dialogare con il resto del mondo. E quindi non ci accorgiamo che invece le alternative esistono, eccome, anche se restiamo vincolati al sistema operativo di Gates & co. Alternative accattivanti non solo per la parolina magica "gratis", anche per funzionalità, controllo, talvolta estetica.

Così ho cominciato a migrare, piano piano, giorno dopo giorno, anche se continuavo a usare Windows Xp. Usando i programmi alternativi e scoprendo che, una volta installati, cambia solo - un po' e talvolta, non sempre - la disposizione delle icone. Ma le funzionalità sono quelle. Basta solo cambiare l'abitudine, darsi una scrollata. Ho cominciato con Office. Licenziato, tra l'altro, non crackato: ho dato il mio obolo a Gates, prima di eliminarlo. Al suo posto uso, da anni e con gli stessi risultati, OpenOffice, ormai concorrenziale rispetto alle funzionalità del cugino. Non l'ho pagato - perché la parolina "gratis" c'è sempre - e scrivo documenti che poi vengono utilizzati su Windows, Macintosh, Linux. E nello stesso tempo valorizzo e diffondo il lavoro di una comunità di sviluppatori che, certo, in questo viene aiutata dalla Sun microsystem, ma il codice del programma è aperto a tutti, tutti possono copiarlo, modificarlo ecc. ecc. Tutto trasparente. E condiviso.

La stessa scelta di condivisone, con in più la molla di una maggiore sicurezza, c'è stata per Internet. Per navigare il web uso Firefox , molto più sicuro di Internet explorer, così come per la posta Thunderbird, sempre della Mozilla, entrambi open source. E' così per il client ftp, è così per le fotografie: uso The Gimp e devo dire che non rimpiango Photoshop, anche se non sono quel che si dice un esperto. Ma per quel che serve a me, basta e avanza. E via così, fino ad arrivare a non usare più su Raechel - si chiama così il mio portatile, come l'eroina di Blade Runner - nessun programma di Windows, pur utililizzando il sistema operativo Xp. Nessuna licenza da pagare per il mio lavoro, ma un mare di ringraziamenti per chi mi ha permesso questo: migliaia di persone che difficilmente conoscerò.

Sabato notte, poi, il passo decisivo. Un vecchio Athlon 1700 ormai non più utilizzato (tipo Pentium IV, per chi usa processori Intel), scassato e rumoroso, è ritornato operativo nella mia casetta. Sopra c'era installata la distribuzione gratuita Linux della Suse, OpenSuse. I programmi dell'ufficio c'erano già, quelli di posta e per navigare idem, l'ho attaccato all'Adsl e ho cominciato ad aggiornarla. Et voilà, sono operativo. Ho cominciato a familiarizzare con gli aggiornamenti, a cercare qualche nuovo programma, facendo tesoro delle lezioni che mi hanno dato i ragazzi del Riminilug, il Linux user group di Rimini. Che ringrazio per la disponibilità - gratuita anche questa - che danno a me e a tanti altri riminesi aiutandoli nell'installazione e nell'uso dei sistemi Linux. E che cerco di contraccambiare scrivendogli qualche comunicato stampa. Poi, ieri, mi chiamano da Roma: Loris Stecca, l'ex campione del mondo di pugilato, sta a penzoloni su una galleria dell'autostrada: "Kikko, serve un pezzo" per l'Unità. Pronti. In serata l'ho spedito. Dal mio vecchio Pc con il nuovo sistema operativo Linux. Dopo anni, ce l'ho fatta. Ed ora, si comincia ad esplorare, sistematicamente, questa nuova dimensione, etica e tecnologica, con più consapevolezza.

E voi, siete completamente soddisfatti del vostro Windows e dei suoi programmi? Un "famolo strano", siete sicuri che non vi andrebbe?

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Commenti

Kikko, why don't u choose Ubuntu? The most democratic distro of the x-world!

We endorse Obama that endorses open-source !

http://www.prospect.org/cs/articles?article=obamas_plan_for_opensource_d...

Ciao

PS Scusa, è una botta di esterofilia...

Ubuntu l'ho provata una volta, la 6.1, carina, accattivante ecc. ecc., ma da quel che ricordo la distro non prevede il server, solo il desktop. E il server mi serve, ora, per imparare a gestire quello sul web. Ho anche l'ultima distro, che avevo installato sul portatile (mi ha salvato una volta: un brutto virus non mi faceva più partire windows, ho fatto il backup dei dati dal filesystem di linux...).

Ma avevo anche un cd di OpenSuse, installata tempo fa sul mio Athlon. Così difficile non mi è sembrata, come distro. Per cui, vado avanti con questa.

Il problema è cambiare mentalità, questo si. Per la fretta, stanotte, ho fatto un mezzo casino e ho reinstallato tutto. Stavolta con Kde.

Kde mi piace un casino... Come desktop è più bello ed elegante di Gnome, non c'è paragone.

Poi, sulle funzionalità, me lo studio. 

Per me tutto questo è arabo. Girerò il tuo post al mio webmaster (Dora, 'a criatura luntana luntana...).
So solo che qui sul mio desktop vedo la volpe di Mozilla Firefox (qualcuno ce l'avrà messa), che ho visto pure qua: http://fotodiario.wordpress.com/2008/02/28/firefox-3-e-state-tranquilli/

ciao ciao

... ma credo si possa apprezzare ugualmente. Molto Laughing

Basta chiedere: eccoti la versione server http://www.ubuntu-it.org/index.php?page=server
Siamo alla 7.10, comunque la Suse è ottima e se ti trovi bene con quella niente da dire, ma la filosofia di Ubuntu è irresistibile: http://en.wikipedia.org/wiki/Ubuntu_(philosophy)

Che c'era un Ubuntu versione server lo sapevo. Ma  a me, per ora, serve integrata. Così lavoro su una cosa con l'interfaccia grafica - che figata Kde - e sull'altra spatacco a riga di comando. Poi, quando ne capirò di più, mi faccio un serverino per disseminare la casa di computer: uno multimediale per la sala, con musica e video, uno per l'ufficio... Poi trasloco, perché non c'è più posto per me.

Ciao

Seriamente mi chiedevo ma, senza fare guerre di religione che ci bastano quelle esistenti, non è possibile fare diventare questo dell'open source uno dei punti strategici ANCHE di un programma politico ?
Non voglio fare troppa retorica ma credo che molta parte della nostra libertà futura passi anche da qui e non voglio in alcun modo demonizzare Microsoft (che ha avuto un enorme ruolo nella diffusione delle tecnologie) ma il pluralismo dei soggetti, un mercato competitivo, la libertà di scelta sono dei valori da garantire a priori poi ognuno andrà dove crede e gli conviene.
Mi piacerebbe che il nostro territorio fosse all'avanguardia per queste cose, mi piacerebbe che chi viene al mare potesse accedere facilmente ad internet ovunque si trovi e potesse utilizzare la rete per comunicare a costi contenuti con il proprio Paese. Perchè non riusciamo a fare qualcosa come hanno fatto in Spagna con il moviimento FON (http://www.fon.com/it/), perchè non lo promuoviamo con forza anche qui? Una forte spinta dal basso per socializzare l'accesso alla banda-larga: già solo se lo facessero tutti gli alberghi avremmo la fascia mare coperta a costo più o meno zero. Senza mega progetti, senza mega investimenti solo una semplice, sicura, conveniente, condivisione della propria banda.

Saludos!

Credo che la cultura "open source" sia di per se stessa una cultura "politica", che non si fonda su un confuso anarchismo (nessuna regola) ma in un condivisione che avvantaggia tutti (coloro che la praticano) e premia - si, c'è anche un premio, in notorietà, autorevolezza, persino economico - per chi la pratica più attivamente. E credo che ci possa star bene in un programma politico. Non solo perché farebbe "risparmiare un sacco di soldi", se vogliamo limitarci all'aspetto più prosaico. Ma anche meno interessante, visto quel che sta producendo e produce. Perché in realtà, un'economia la produce, reale e virtuale: chi conosce gli strumenti open source spesso ci ricava un reddito, basato sulla sua capacità di usarli, gestirli, migliorarli, adattarli. E ne ricava un guadagno, fatto di conoscenza ed esperienza che non potrebbe mai raggiungere in molte vite.

Ma non è così diffusa. Probabilmente perché la rete e i suoi strumenti sono davvero giovani così come relativamente pochi quelli che la stanno usando con consapevolezza. In pochi anni abbiamo visto nascere e morire mode e aziende, segno di una fluidità e di un vigore che ha poco della maturità e molto del pionierismo. Ma ci siamo anche trovati di fronte a dei muri economici, il monopolio Windows, ma anche dei profeti di una controcultura "tecnica" che non riuscivano a comunicare. Da una parte chi ti offre un piatto già pronto da mangiare, ma dal peso calorico insostenibile - per usare una metafora gastronomica - dall'altra chi ti diceva: puoi mangiare meglio, ma ti tocca fare una scuola di cucina dura e difficile da capire, talvolta chiusa in un gergo da iniziati che non ha tenuto in gran conto le difficoltà di chi è invece cresciuto "nell'altro mondo informatico", quello di tutti.

Questo atteggiamento io non l'ho mai digerito. Ed è diffuso, soprattutto da noi. Vai su un forum italiano. Capita, più o meno, di trovare gente che posta delle domande sciocche alle quali, consultando un po' la rete o un manualetto, troverebbe da se una risposta. Purtroppo accade. Dall'altra però ti trovi - più o meno spesso - di fronte dei muri di saccenza che ti demoralizzano, dei piccoli guru che in quel recinto fanno pesare un'autorevolezza effimera. Ed è un fatto tutto italiano. Nel forum di drupal, in inglese, una volta, ho trovato uno che chiedeva come si faceva a far aprire un link in una nuova finestra. Un link, capisci, la base dell'ipertestualità della Rete. C'è scritto in tutti i manuali di HTML, di carta oppure on line. Beh, non mi ha stupito la domanda. MI ha stupito trovare, sotto, una risposta, semplice e chiara: <<scrivi nel tag del link target="_blank">>. Falla su un forum italiano la domanda, guarda se qualcuno ti riponde e come.

Una volta, dopo due giorni che leggevo documentazione "in inglese", continuavo a non capire dove sbagliavo e ho posto la domanda in un forum - non dirò quale. Sai cosa mi rispose un tipo? Studia il manuale. E meno male che era una comunità di opensourcisti. Poi l'atteggiamento è cambiato, con il tempo, ma se non ero cocciuto, una risposta del genere mi avrebbe demoralizzato.

Io credo che la diffusione di una cultura diversa, abbia trovato degli scogli in tutto questo. Linux sta diventando sempre più "usabile"e facile da gestire, ed è per questo, oltre alla disponibilità della gente a condividere conoscenza e problemi - e ce n'è tanta di gente disponibile, molta di più di coloro che fanno i guru di plastica - che si sta diffondendo. Credo sia necessario mettere l'open source in un programma politico. Soprattutto dopo la magra figura che la politica e le imprese informatiche hanno fatto con il portale Italia.it. Ma credo anche che se non cambiamo linguaggio - io per primo: Cristella ha commentato qua sopra che per lei è arabo. Segno che non mi sono spiegato bene - inserirlo in un programma politico, per la gran parte della gente, sia né più nè meno che lettera morta.

Ciao Kikko,
troppa tecnolgia si usa in questo periodo.
La gente ormai senza computer non sa fare niente e lo posso dimostrare che qui all'università i prof. quando il computer non va sono in panico. Mah.... sono molto dubbioso.
Una volta come si faceva?
Poi tutti questi programmi nuovi che ogni giorno nascono per incominceranno a creare problemi tra le relazioni tra le persone.

Basta stare attenti, Davide, e non farsi prendere la mano (come spesso mi accade). La teconologia è un aiuto, se la usiamo senza controllo, certo, può far male. Ma basta stare un po' attenti e "ascoltare" i piccoli messaggi che ci mandiamo. E sviluppare anticorpi.

A me, il computer, è servito e serve tantissimo. Anzi, fa parte di me, come i libri e altre mie passioni. Certo, vuoi mettere stare raccolto, te, i tuoi pensieri, un foglio e una matita in mano? Ma poi, il testo, lo raffino al computer...