Inviato da Enrico Rotelli il 30 Maggio, 2008 - 04:21
Allora, siamo tutti lì. Valeria con il cappellino giallo e quel tubino che è tanto aderente e scollato che sembra che debba scoppiare tutto lì sul palco da un momento all'altro. Francesco è un incrocio tra il fratonzolo godereccio del "Nome della rosa", quello finito sul rogo, e l'Abate Flauchelafleur, il precettore del baroncino Cosimo Piovasco di Rondò. Alice ha il cappellino giallo da monello girato indietro, quello che non strozza. Manca solo che dica "Signorina Margheritaaaa" e Sordi le farebbe un baffo.
Inviato da Enrico Rotelli il 30 Maggio, 2008 - 04:09
Allora, eravamo lì, al pomeriggio, il palco pronto, la sabbia tutta sparsa, la prova generale già fatta - due giorni prima perché quei cazzoni del teatro la sera prima avevano dato la disponibilità a uno spettacolo di cori, fregandosene che dovevamo fare lo spettacolo il giorno dopo e noi quindi non abbiamo potuto fare la generale il giorno prima e nemmeno allestire la scenografia e abbiamo dovuto allestirlo nel pomeriggio stesso dello spettacolo, ma vabbé, sono sgambetti da cazzoni e si sa che di cazzoni è pieno il mondo - e avevamo in programma una prova tecnica.
Inviato da Enrico Rotelli il 30 Maggio, 2008 - 04:00
Chiara ha degli occhi che mi inquietano. Cioè, ti guarda e non capisci cosa c'è dietro quelle pupille nere. Un po' come i personaggi dei quadri di Rembrandt: mamma che angoscia, quelle pupille che ti squadrano mentre le guardi. E poi sta molto zitta. E questo è inquietante. Magari è solo miope e parla solo se ha qualcosa da dire. Però mi inquieta. E poi è la regista. Anche Alberto è regista, però gigioneggia di più. E scherzando smussa gli spigoli. Ma fissa i paletti, quando vanno fissati. Chiara invece è calma ma sembra sempre sul pezzo. A me va bene, gente così. Seria.
Inviato da Enrico Rotelli il 30 Maggio, 2008 - 03:55
Al laboratorio de "La lokanda" mi sono iscritto perché:
a) volevo continuare a studiare teatro (vedi Debutto - tre...)
b) perché volevo lavorare in gruppo. Scrivo sempre da solo. Anche se sono comunicati, le cose le faccio mie e le scrivo. O forse non è nemmeno così, però è così che mi sentivo: un po' troppo solitario. Lo sono sempre stato. Si vede che cominciava a pesarmi.
Inviato da Enrico Rotelli il 30 Maggio, 2008 - 03:51
Io ho ricominciato a fare i corsi di teatro perché mi si era seccata la vena. Che è lo stesso motivo per il quale ho aperto il blog. Poi ho continuato perché, quando lavoravo a Teleromagna, già prima di registrare cominciavo a sudare. Certe gore... E mi impaperavo fisso. E il cameraman sbuffava. All'inizio, per registrare 20 secondi rifacevo 6, 7, 8 volte. Una volta, fuori dal Pio Manzù, dovevo registrare il lancio del servizio.