Debutto – sei: Prova tecnica (bah...)

La Lokanda, saggio di fine laboratorio della compagnia teatrale Korekané

Allora, eravamo lì, al pomeriggio, il palco pronto, la sabbia tutta sparsa, la prova generale già fatta - due giorni prima perché quei cazzoni del teatro la sera prima avevano dato la disponibilità a uno spettacolo di cori, fregandosene che dovevamo fare lo spettacolo il giorno dopo e noi quindi non abbiamo potuto fare la generale il giorno prima e nemmeno allestire la scenografia e abbiamo dovuto allestirlo nel pomeriggio stesso dello spettacolo, ma vabbé, sono sgambetti da cazzoni e si sa che di cazzoni è pieno il mondo - e avevamo in programma una prova tecnica. Che ancora non ho capito che cos'è una prova tecnica. Ma tutti lo dicevano come se per loro fosse una roba normale...

Allora cominciamo. E allora ho capito che cos'era una prova tecnica, o almeno credo: si facevano le entrate e si dicevano le battute e poi si usciva. Senza tanti fronzoli. E gli altri le dicevano le loro battute ma velocemente, proprio di corsa, una roba tipo così: "sembravacomedimenticata. Comeseunaprocessionedilocandefossepassataungiornodilì, costeggiandoilmare, etratuttesenefossestaccataunaperstanchezza decidendodifermarsisuquell'accennodicollina, arrendendosiallapropriadebolezza, chinandoilcapoeaspettandolafine". E io dicevo le mie, ma lento, perché mi impaperavo. E loro andavano come delle schegge, dei missili palcoscenico - poltrone. Tutte le battute. Tutte le scene. Tutti e otto che erano. E io mi impaperavo. Anche nell'ultima prova. Due ore prima di debuttare. Li ho odiati. Tutti. Meno Francesco.

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