Londra - ladrona - la Scozia non perdona

Quando ho detto a qualcuno che in Scozia il whisky non lo bevo, perché costa più che in Italia, mi ha guardato strano. Un po' più che strano. Qualcosa tipo: hai davvero bisogno di una vacanza, Kikko. Potevo dargli torto? Sulla vacanza no, sul resto era un po' più complesso. E comunque, siccome non volevo arrivare a mani vuote, in aeroporto una bottiglia di whisky l'ho presa. Non c'era traccia del Bell's, la campana onnipresente ad ogni - raro - ritorno di mio padre da ovunque, avvolta nella retina di poliqualcosa, bianca, che ne dichiarava la provenienza: il duty free shop di un aeroporto. Tra le proposte esposte ho scartato subito il Famous Grouse. Mica per gusto: solo perché la compagnia ha comprato la distilleria a 4 miglia dalla casa di mio padre, la Glenturret, la più antica esistente, 1775 o giù di lì. E il marchio è sparito dalla distilleria. E mi è dispiaciuto. Ho scartato anche alcuni malt, ognuno ha i propri gusti, meglio non rischiare. Alla fine ho optato per un Grant, 14 euro, bottiglia da litro. La ragazza alla cassa, dopo avermi rassicurato che si può portare a bordo, me l'ha impacchettato in un sacchetto di plastica trasparente, senza nemmeno i manici, chiuso con quelle fascette da elettricista che oltreoceano vengono utilizzate per ammanettare i terroristi. E' la regola, dopo la guerra. E ti tocca gironzolare con questa specie di sacchetto da luna park a vista con dentro un pesce di vetro, in attesa dell'imbarco. Almeno, una volta, potevi al limite gasarti, con quel tax free shop stampato sopra. Era un po' come - mi raccontava Jean - andare da Harrod's, prendere 4 sterline di roba e sentirti poi uno sborone per le vie di Londra, passeggiando con la borsa sballonzolante lungo la gamba. Ora invece, per i liquidi, ti danno un sacchetto in arresto. Il quale, oltre che scomodo e a rischio caduta, diventa imbarazzante quando ti accorgi di essere l'unico passeggero in volo per la Scozia con una bottiglia di whisky. Che suona più o meno come andare a Cuba con la morosa o il marito. O al ristorante con il panino. Un imbarazzo inutile, tanto tutti badano ad arrivare per primi al cancello di imbarco, salvo salire per ultimi sull'aereo (mai capita questa fretta: spintoni e casino per restare poi ad aspettare nel corridoio dell'aereo che tutti abbiano fatto i loro comodi con le borse. Mah). Ma il dubbio, il tarlo dell'idiozia - "os-cia che semo quello, va in Scozia e si porta la bottiglia di whisky" - si è ormai radicato nel cervelletto, anche in mezzo agli spintoni. Lo stesso dubbio che mi ha portato a scrutare, a Prestwick, se per caso il Grant era tra le bottiglie in vendita: "Sorry, only malt". E l'indomani dirigermi, come prima tappa della vacanza, al Victoria Wine, il discount etilico dove trovi tutti i vini del mondo - e i meno pregiati italiani - per verificare se ancora sussite questa antica teoria locale che da anni dona tanta linfa ai separatisti scozzesi: maledetti inglesi, ci tartassano di tasse. La bottiglia (da 3/4) è in vetrina, tra le offerta speciali: 10 sterline e 99 anziché 12 e 99. Cambio alla mano, anche con lo sconto, costa una manciata di euro in più della sorella - più grande - venduta in Italia. Altro che Roma ladrona.

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