Aberdeen, once upon a time
Doveva essere più o meno in questo periodo, nel 1983, che il "Ragnetto" faceva base ad Aberdeen. L'avevo lasciato a Porto San Giovanni, per il mio turno di ferie, mentre la squadra rimasta a bordo lo portava dalle correnti di Scilla e Cariddi alle acque gelide del nord Europa. Mi dispiacque, doppiavano Gibilterra e passavano dal golfo di Guascogna, un doppio appuntamento che ricorreva nel chiacchiericcio di radio Bordo, il primo come ineludibile battesimo - si usciva dal Mediterraneo, il tuo libretto di navigazione passava in serie A - il secondo illustrato come un cimitero delle navi, la prova suprema dello stomaco. Entrambi raccontati con effetto per far drizzare le orecchie dello sbarbatello di turno, stessa enfasi che accompagnava gli scherzi - atroci, ma inevitabili - dell'iniziazione. E lo sbarbato abboccava, eccome. Così, ad Aberdeen, appena tornato a bordo del "Saipem ragno due", avevo la certezza di aver perso qualcosa. Ma dei tanti Omero ritrovati nessuno che apriva bocca per raccontare il viaggio. La Guascogna aveva picchiato duro e tutto l'equipaggio avevano rovesciato anche l'anima. Tutti, tuttitutti meno che uno, il pilota del sommergibile tascabile, un francese un po' scontroso (come del resto lo erano quasi tutti i sub). Per cui, lui stava zitto di suo, gli altri invece glissavano raccontando con enfasi di ben più tempestose vicende della ballerina della compagnia, a cominciare dalle Shetland, quando il divano, che era avvitato al pavimento, non potendosi muovere si smontò, mandando il secondo e un macchinista a flottare per la stanza della televisione.
[[{"type":"media","view_mode":"media_large","fid":"42","attributes":{"alt":"Saipem Ragno Due (prima delle modifiche, quando era Tender Captain)","class":"media-image media-image-left","height":"299","style":"float: left;","title":"Saipem Ragno Due (prima delle modifiche, quando era Tender Captain)","typeof":"foaf:Image","width":"480"}}]]Il ragnetto era un ex supply wessel, il Tender Captain, varato nel 1972, poi modificato, una nave appoggio per piattaforme e cantieri petroliferi, una sorta di camion del mare con un prua alta, con le cabine e la plancia a ridosso e una lunga poppa bassissima per trasportare di tutto, dai tubi degli oleodotti ai container. Già ballerini di loro, i supply, il ragnetto fu trasformato in nave appoggio sommozzatori e per ispezioni sottomarine: aggiunsero un hangar per il sommergibile tascabile, un buco nel mezzo per calare una campana iperbarica e una sottomarina e, per rendere ancora più stabile il tutto, un bell'eliporto sopra la plancia di comando. Era una danza continua. E noi lavoravamo a prua. Con queste e altre amenità per la testa, ho preso la mia panda Hertz direzione Aberdeen, dopo l'ennesimo "Ma davvero vuoi andare ad Aberdeen" di mio padre. Condito con un lapidario "e' la più brutta città della Scozia…" Ba', non ci sono ancora tornato, vado a fare un giro, giusto per rinfrescare la memoria… "Fa tu… Ciao". Crieff - Aberdeen sono un paio d'ore piacevoli, a parte la sbruffatina di neve dopo Perth (un brivido, senza l'assicurazione Kasco). La campagna del Pertshire, in buona parte pascoli chiazzati di lana, lascia spazio a colline più dolci, lavorate per la semina. Poi, ai piedi di una salita, lo stridio di un gabbiano avverte che il Mare del Nord è lì, dopo la cunetta, placido nel sole che nemmeno sembra vero, tanto è quieto. Aberdeen si estende poco dopo, accogliendomi con un "Welcome in the oil capital of Europe" (anche qui un po' di sano provincialismo - ti fa sentire a casa), traffico da lavori in corso, sensi unici e auto incolonnate che, senza soluzione di continuità, mi porta a passo d'uomo fin dentro la main street, apparsa per caso dietro un autobus. L'abbiamo percorsa non so quante volte, di giorno incolonnati alla ricerca dei negozi, io davanti, dizionario ambulante inglese - molfettese - torrese - siciliano, gli altri a comparare prezzi dei piumini d'oca, armata brancaleone del contrabbando internazionale. Più spesso la sera, in giro per locali per sciacquare lo stomaco dalle dreher e riabituare l'occhio ad atmosfere un po' più allegre di quella della saletta, con la scala quaranta giocata come fosse un poker (dei poveri, 10 lire a punto con la doppia, e i moccoli pluridialettali della briscola). Un occhio al parabrezza, uno all'esterno, cercavo il Whimpy: mai visto all'epoca un fast food, e ordinare a quel banco era una cosa magica: "Cavolo, questo lo apri a Rimini e ci fai una fortuna". Sei mesi dopo - ero sbarcato per il militare - aprì l'Italy & Italy la risposta italiana al Mcdonald. Una carriera da magnate stroncata dalla leva…
[[{"type":"media","view_mode":"media_large","fid":"43","attributes":{"alt":"Aberdeen, cimitero Monumentale","class":"media-image media-image-left","height":"319","style":"float: left;","title":"Aberdeen, cimitero Monumentale","typeof":"foaf:Image","width":"480"}}]]Niente, non riconosco nulla, solo negozi e traffico e gente che corre a destra e a manca. Faccio fatica persino a vedere il cimitero, in pieno centro, che è un parco pubblico, panchine all'ombra di tombe monumentali dell'ottocento. Smollo la macchina giù per la collina e torno nella main street, poi scendo al porto. Anche le navi sono cambiate, hanno linee più imponenti, più alte le prue, tutte con l'opera morta in rosso e la cabineria in bianco. Le macchine borbottano il suono scoppiettante dei generatori, quasi un fischio per quanto è veloce. E la zona del porto è solo un gruppo di case aggrappate alla città per sfuggire ai dock, uno skyline di gru e silos che svela solo a tratti le plance di comando. Risalgo verso l'area della città vecchia, gli spalti di un castello che ora non esiste, al suo posto due casermoni in cemento da periferia urbana, in pieno centro e ormai in disarmo, un ghetto prossimo alla demolizione. Non c'è anima viva. Da lì si vede tutto il porto, confuso agglomerato petrolifero, il faro e l'imboccatura, staccati dal groviglio, una nave alla fonda e un supply che taglia il mare verso la base, i saliscendi di un otto volante - è quello dove mi hai portato da bambino, ba'? - e un pezzo di ruota panoramica. Tutto avvolto nelle grida stridule dei gabbiani e in un vento che taglia la faccia.
[[{"type":"media","view_mode":"media_large","fid":"44","attributes":{"alt":"Aberdeen, il porto visto da Torry Point","class":"media-image media-image-left","height":"319","style":"float: left;","title":"Aberdeen, il porto visto da Torry Point","typeof":"foaf:Image","width":"480"}}]]Non c'è molto da fotografare, recupero la macchina per andare oltre il fiume, su per Torry point, le batterie di cannoni che difendevano il porto, ora bastioni del campo da golf. Esce il pilota, forse verso il supply fermo al largo del porto. Sale e scende, arrancando tra gli spruzzi e le volute urlanti, sul respiro pesante del gigante addormentato. L'unica immagine di Aberdeen capace di scaldare un ricordo, un'emozione.
Ringraziamenti
L'immagine del Saipem Ragno Due (in alto) è stata cortesemente fornita dal sito www.images-of-ships.me.uk, galleria fotografica dedicata alla navigazione petrolifera nel Nord Europa.
L'immagine del Ragno prima delle modifiche, Tender Captain (al centro) è stata gentilmente concessa dal sito http://wwships.xphost.org/, galleria fotografica dedicata alle navi della compagnia norvegese Wilh. Wilhelmsen.
Credits
Image of Saipem Ragno Due (on top) courtesy by the site www.images-of-ships.me.uk, photogallery devoted to "who have sailed the seven seas and their hobbies like mine are within the interest of the world of ships, especially the oil/gas related industries". (Mervyn Blowers) Many thanks again, Mervyn.
Image of Tender Captain (on middle), courtesy by http://wwships.xphost.org/, photogallery devoted to the ships of the norvegian shipping company Wilh. Wilhelmsen. Many thanks, Bjørn Eddy Engelbrethsen.
Commenti
galatea (non verificato)
20 Febbraio, 2007 - 16:38
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E anche la volta sono la
E anche la volta sono la prima a commentare! Ma prima o poi merito un premio! Ciao Kikko scozzese!
Enrico Rotelli
20 Febbraio, 2007 - 17:03
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Massei un siluro... Aspetta
Massei un siluro... Aspetta qualche settimana e ti danno il premio per il blog. Il mio, intanto, lo preparo. Ciao
galatea72 (non verificato)
21 Febbraio, 2007 - 19:38
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Scusa l'OT, ma mi hanno
Scusa l'OT, ma mi hanno fatto cadere il governo. Perchè mi sento ammaccata io?