Bivio: urge consiglio

Certe volte mi innamoro delle idee, senza che queste abbiano un fondamento logico, ma solo delle belle prospettive. Poi, nel dargli forma, ci lavoro sopra. Mi sa che non è un buon metodo, ma vedo che portano più o meno lontano. Oppure altrove. Seguendo questo principio ho preso un server, tutto mio, per trasferire la casa di Kikko, un altro paio di siti che ho in gestazione e per ospitare, se capiterà, qualche amico. Non è un'operazione commerciale, al momento. E non so nemmeno se lo diventerà. E' la mia sandbox, la “buca di sabbia” che c'è nei parchi giochi per i bambini (wow, calza a pennello, no!?). La casa di kikko, quindi, sarà trasferita in un nuovo appezzamento digitale, non più il server Adhoc. Non è un divorzio, quindi – grazie di tutto Primo e Manuel - solo un'esigenza del tutto irrazionale. Di crescita: gestire anche il tuo territorio web, non più delegandolo al provider. Il che significa avere più problemi, di sicurezza, ma anche delle nuove possibilità. In apparenza è relativamente semplice: prendi il database, lo sposti su un altro server, prendi i file, li sposti in un altro server, configuri il dns e via, sei a posto: tutto come prima. Nessuno si accorge di nulla: chi viene per leggere legge, i ragnetti di Google, Yahoo e Technorati continuano a gironzolare, a indicizzare, ad aggiornare. Cosa è successo? Nulla. Ho solo cambiato un piano di hosting con un altro. E allora, che cavolo l'ho fatto a fare? Invece no, dei cambiamenti ci dovranno essere: non più gestire i privilegi concessi, ma dare corpo alle possibilità.

Comincerò dall'indirizzo. Intanto perché voglio inserire un dominio di terzo livello: lacasadikikko.enricorotelli.it. Non è scritto da nessuna parte che debba essere così, ma sento che sia più corretto organizzare il mio dominio in questo modo. Per completezza. Ora, se capitate sul mio sito, venite indirizzati sul blog. Non c'è niente altro, solo la mia casa (o meglio, qualcosa c'è sul server, ma non lo potete vedere). Del mio lavoro non parlo, solo in maniera tangente. Anzi, mi da pure un po' fastidio aver piazzato lì il curriculum. Eccheccazzo, sembra di snocciolare il medagliere scolastico sotto il naso degli amici.... Non ho una vita pubblica professionale, se non per quei pochi (o molti) che la conoscono. Ho una vita privata che è pubblica, la casa di Kikko, il che è un paradosso, a pensarci bene: www.enricorotelli.it non esiste, è solo un transito. Un transito inespressivo.

Poi c'è da pensare a che sistema usare. Sì, il medium è il messaggio. La casa di kikko è su Wordpress, una piattaforma per blog che usa come slogan “Code is poetry”, il codice è poesia. Io il codice lo mastico appena, ma questa filosofia di fondo la colgo anche solo utilizzandolo: per come viene interpretato, nella tecnica utilizzata, nell'implementare le novità e le idee che nascono in rete. E la vedo, per come viene vissuta dalla comunità: per come ti supporta nelle difficoltà o nella ricerca delle sue soluzioni: in modo chiaro, semplice – quale del resto è la logica di wordpress – con un linguaggio che non è per iniziati - maledetta malattia degli informatici - ma di chi ama comunicare, ama il web e le sue filosofie democratiche. E vuole condividerle. E farle crescere. E per questo “amo” wordpress. Ma non mi basta più. Ho incontrato Drupal, un altro sistema di gestione dei contenuti. Molto più complesso, molto più duttile, molto più. Ma anche molto meno: semplice, intanto. E la comunità non è comunicativamente così evoluta. Non parlo di quelle italiane (anzi, parliamone poco delle comunità italiane in generale: salvo poche eccezioni, se vuoi capire qualcosa ti tocca andare sui siti in inglese o prenderti un nickname al femminile: siamo indietro anche culturalmente...). Il codice, per molti, è ancora un alchimia per iniziati, non un sistema per aprirsi agli altri, per offrire possibilità e condividerle. E il bivio è anche qui, tra le altre cose. Lasciare una piattaforma che ti rappresenta per una che ti rappresenta meno, ma che ti può portare oltre l'attuale, in questa Rete che non è solo una metafora tecnica, ma un “mondo” di essere. E poi, usare Drupal come un blog, ovvero scrivere i miei testi e accogliere le idee degli altri – questo sono i commenti, niente di meno – è come prendere la barca a vela e gironzolare intorno al porto: limiti le connessioni. Chiudi le porte, anziché aprirle. Ci sono mille altri problemini, che meritano un testo a parte: motori di ricerca, pagerank – Google mi ha passato di classe: sono a 4!!!!! - link che si perdono, nel senso letterale di collegamenti... Ma sono problemi tecnici, pinzillacchere. Il problema di fondo è: come cambiare. Perché, sul web come nella vita, cambiare non è mica facile.

P.S. Seguite il senso del titolo, please...

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Commenti

@ Cancheabbaia: bentornata. Manchi solo da 5 mesi....

Ho lasciato questo sito bianco e arancione (forte), lo ritrovo bianco e azzurro (bello), ma è proprio vero che a sinistra non c'è più niente di rosso.

E' bello innamorasi delle idee come fai te. Conoscendoti gli dai(per me) delle belle prospettive ed è un buonissimo metodo, perchè le idee portano lontano e possono risolvere tanti problemi oppure crearli (questo non sempre è sbagliato).
Purtroppo sui server, blog non ti posso dare nessuno aiuto perchè di questo non me ne intendo, ma tu naturalmente che lavori con queste cose sai cosa fare.
Ciao e buon lavoro!!