Un pomeriggio all'asilo

Roberto Rotelli all'asilo, insieme ai compagni di allora, tra i quali Stefano Vitali

Passando per via Oberdan lanciavo sempre uno sguardo al vecchio cancello in ferro, invariabilmente chiuso. Lo varcavo a cinque anni: asilo di Maria Bambina. Mi aspettava suor Maria, paciosa e bonaria, con un vago accento padano che oggi non saprei collocare. Potrei provarci, ma so che la memoria fa brutti scherzi: aggiunge colori e luoghi e dettagli e incrollabili esattezze del tutto false se la solleciti con troppa veemenza. Si ingegna a darti risposte che non ha, il cervello, spacciandole per vere. Al contrario, basta uno scorcio, un profumo o un sapore e la memoria riaffiora potente, sfumata forse nelle immagini, ma nitida nelle emozioni. Il cancello di via Oberdan, chiuso insieme alla porta di via Angherà, perimetravano anche la mia memoria dell'asilo a nulla di più di un cortiletto e alla figura materna, matronale, matriarcale di suor Maria. Una figura che avrebbe accompagnato il mio povero fratello Roberto qualche anno dopo.

Quel pomeriggio, pedalando verso casa, sono riuscito a vedere un pezzo di cortile: il cancello in ferro era aperto. Non ho realizzato che in 45 anni non era mai accaduto, che era un'occasione. Semplicemente con un'ampia curva ho deviato il percorso e sono entrato. C'era una fioriera nella mia memoria con un gradino dove sedevamo, quasi al centro del cortile. E c'è ancora. C'erano le finestre delle aule che lo perimetravano nella mia memoria. E ci sono ancora. Pur sentendo la familiarità del luogo, altri ancoraggi visuali non ne ho trovati. Volti? Nessuno affiorava. Parole? Solo quelle di suor Maria, con quel suo accento placido, che mi raccontava di quando mio fratello faceva i capricci e mi evocò sconsolata: “Oh Kikko, aiutami tu”, disse. E mio fratello si quietò di colpo: «tu conosci mio fratello?”.

E' stato ascoltando il silenzio del cortile che la memoria ha scovato un giorno di entusiasmo, raccontato con foga in un pranzo a casa. Ero eccitato per la mattinata passata con gli altri bambini, una mattinata di gioco e divertimento che non volevo finisse nella solitudine del giardino di casa. Volevo tornare all'asilo. Ricordo le insistenze mie e le obiezioni dei grandi. Non so cosa dissi, non so cosa dissero, sono solo certo di essere stato convincente fino allo sfinimento: ero un bambino iperattivo al punto da risultarmi odioso, quando mi sono rivisto in alcuni Super8 d'epoca. Fui accontentato. Mi lasciarono alla porta di via Angherà ed entrai. Solo che non c'era nessuno. Era sabato, credo. E mi ritrovai solo, ad aspettare i miei, su quei gradini della fioriera che stavo guardando 45 anni dopo.

Nota

Questo breve testo è stato scritto per l'opuscolo celebrativo del centenario dell'Istituto Maria SS. Bambina di via Angherà, Rimini, dove io per un anno e mio fratello abbiamo frequentato la scuola materna. Non avevo molto da dire, ma volevo ci fosse anche lui in questa narrazione secolare.

La foto è stata presa dalla bacheca Fb di mio fratello, postata da Stefano Vitali. Se qualcuna delle persone ritratte, che non ho il piacere di conoscere, si sentisse danneggiata sono disponibile a pixelare i volti o addirittura rimuovere l'immagine.

Argomenti: 
Persone: