Inviato da Enrico Rotelli il 28 Agosto, 2012 - 23:05
E' bello pedalare, andare al lavoro e tornare, e ricordarti, ogni volta, che fai prima su due ruote piuttosto che su 4. Perché Rimini è piccola. Centro – Gros 15 minuti appena. Gros - centro un po' di più, se – bum! - buchi alla Colonnella. Ma vuoi mettere camminare fino a San Giovanni, con le scarpe antinfortunistica...
Inviato da Enrico Rotelli il 26 Agosto, 2012 - 15:42
C'era la domenica mattina in piazza Cavour prima delle grandi mostre, sonnacchiosa e usuale, e c'era la domenica mattina delle grandi mostre di Goldin, più movimentata e dagli accenti inusuali. Inusuali in città, beninteso, non a marina. E non era spiacevole, anzi. Direi rinfrancante. Anche perché, prendendo il giornale all'edicola o eseguendo il rito cittadino della colazione al caffé Cavour, vedevi Rimini attraversata da persone che della “solita” cartolina riminese per antonomasia – sabbia sole sandali e sudore – non gliene poteva fregare di meno.
Inviato da Enrico Rotelli il 29 Ottobre, 2008 - 19:11
Occazzo, adesso sono un "guru" del Pd, finito nel calderone "degli intellettuali di riferimento" del Comune. Devo dire che la stampa locale non mi lesina soddisfazioni, ultimamente. A partire dal "trombato di lusso" che mi ha simpaticamente appioppato il buon Mario, quando è nato il Pd a Rimini. Questa volta le soddisfazioni me le da il titolista della Voce di Rimini e il buon Paolo Facciotto, con il quale qualche anno fa ho collaborato, io all'Ufficio Stampa del Comune - ultimo anno legislatura Chicchi - lui a Rimini Turismo.
Inviato da Enrico Rotelli il 28 Ottobre, 2008 - 00:59
Cara Rimini,
la chiusura del Laboratorio Paz, per la seconda volta, rappresenta una perdita per il tessuto culturale cittadino. Nella prima esperienza, il Laboratorio Paz ha utilizzato una scuola disabitata, espulsa dalla produzione di saperi, restituendola alla vita culturale con strumenti e metodi diversi dai consueti, ma non per questo con inferiore dignità. Ciononostante, l'Amministrazione comunale ha preferito interrompere, con una scelta discutibile e miope, questo esperimento urbano di socializzazione, impoverendo il tessuto creativo della città e riportando quel luogo nello stato di abbandono in cui si trovava. Una scelta politica che ha schiuso gli eventi che si sono susseguiti.
Inviato da Enrico Rotelli il 21 Aprile, 2008 - 01:34
Il grattacielo di Rimini è stato, all'epoca, il simbolo della modernità. Almeno, negli anni '60. Poi è diventato il simbolo della decadenza: gli appartamenti costavano relativamente poco, rispetto alla bolla speculativa che ingloba la città. E questo perché il "clima" non era dei migliori: prostituzione, droga ecc, ecc. Con i costi bassi, si sono insediate numerose famiglie extracomunitarie, e quindi è diventato un luogo un po' di "frontiera". Oggi, un'altra metamorfosi per questo obelisco ventoso di un'ottantina di metri: è diventato per qualche giorno il simbolo del teatro a Rimini.