E' passato pure l'ultimo tram chiamato Desiderio
Oggi era l'ultimo giorno utile per rinnovare la tessera Pd in vista del congresso. E non l'ho fatto. Tra le varie perplessità – che non sto a elencare perché non sono su un lettino da psicanalista anche se ci vorrebbe - non capisco perché dovrei rinnovare la tessera per scegliere i candidati, quando poi arriva uno sconosciuto che con me e il mio partito non c'entra nulla e decide, al mio pari, chi dovrà dirigerci. E ce ne sono. Qualche tempo fa ho cenato con uno che era dichiaratamente di destra, antieuropeista, vagheggiava il ritorno alla lira e – udite udite – la cancellazione della cassa integrazione ed altri ammortizzatori sociali. L'alternativa era un reddito di cittadinanza a scaglioni in base all'età, che tutti percepivano a partire da bambini. E i soldi? Bastava stamparli. Senza l'euro sarebbe stato più facile. Mi ha confessato di aver votato Renzi alle primarie. Poi però ha votato Berlusconi: «io volevo Renzi come candidato, ha vinto Bersani e io non lo volevo». Pensare che si permetterà a questo di decidere chi guiderà il mio partito - a parte che mi da il disgusto - mi fa seriamente riflettere sul senso di appartenenza a un partito. Come a un ricordo, ovvio.