Il telefono senza fili, Marco Malvaldi, Sellerio editore Palermo, 2014 (pag 87)

Marco Malvaldi

I pensieri deprimenti, si sa, magari fanno il giro largo, ma non perdono mai la strada di casa. Basta un minimo appiglio, un collegamento apparentemente ridicolo, e loro si ripresentano, ancorandosi al fondale del tuo cervello come una nave: magari fluttuanti come posizione, ma impossibili da mandar via.

Qui, era bastato a Massimo pensare a Zio Paperone per ripiombare nello sconforto. Perché, dopo il primo memento di frenesia dovuto alla casa nuova, l’entusiasmo iniziale si era perso, grazie alla misteriosa forza dell’abitudine. E cosi, a furia di passare e ripassare sugli stessi gesti, Massimo si era scavato un solco all’interno delle proprie giornate. Esattamente come Zio Paperone, che lamentandosi delle sue perdite finanziarie cominciava a passeggiare in cerchio, finendo per scavare con i suoi stessi passi un solco a forma di ciambella di dimensioni contenute, ma di cui non si vedeva la fine del cammino.

Pensare a quanto ci ridevo, da bambino.

E ora che invece ci si ritrovava, cominciava a rendersi conto non solo che esisteva, ma che diventava sempre più profondo, ’sto maledetto solco. Guardare al di fuori, dare un’occhiata al mondo reale, diventava sempre più difficile. Per non parlare di uscirne. Con le proprie forze, manco a pensarci. Ci voleva qualcuno dotato di tenacia, e di tanta pazienza, per tirarlo fuori. Purché arrivasse presto, prima del momento in cui non sarebbe stato più in grado di guardare al di là dei bordi, e avrebbe confuso la propria vita con il tunnel che si era scavato coi suoi stessi piedi, e non ci sarebbe stato più alcun motivo per uscire. Ci sarebbe voluto qualcuno, per tirarlo fuori. E invece, era solo. Come tutte le notti, da una decina d’anni a questa parte.

Per cui, ribadisco: buonanotte un cazzo.

Anzi, mi correggo: buonanotte una sega. Volgare sì, ma con coerenza.

Una mia amica ha detto che basta un'immagine per salvare un libro. Io dico che questa è l'unica immagine che si salva dall'ultimo lavoro di Malvaldi su un BarLume ormai logoro.

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