La vecchiaia si prende per la gola

Vatel

Il sussurrio dei “Carbonari della tagliatella” si era già propagato da settimane, tutti congiuranti per l'improcastinabile obbiettivo: cena con Italia – Inghilterra annessa. Con qualcosa di più del fantozziano “frittatona di cipolla, familiare di Peroni, tifo indiavolato e rutto libero!”, poiché l'esordio mondiale della Nazionale ha coinciso con il compleanno di Pigo: festa a sorpresa. Data la vittima, scelto il luogo del delitto, il terreno di delirio si è propagato a tutti gli altri dettagli della serata, a cominciare dal cibo. C'è qualcosa che scatta nella mente di un ultra quarantenne, ammogliato con prole? Cos'è che lo spinge insieme ai suoi sodali in declino a trasformarsi tutti in Pantagruele, intenti al rito di divorare tanto e con tanta voracità, per scolpire nella labilità della memoria una dopo l'altra cene conviviali di stretto rito maschile, salvo poi sfondarsi di lezioni di tennis al limite dell'infarto? E' un mistero insondabile che pure si rinnova ogni volta. E la compagnia dei “Carbonari della tagliatella”, ancora una volta, l'ha rinnovato, con colesterolica perseveranza.

La socializzazione del menù è il primo, impegnativo passo, scosso com'è tra opposte forze centrifughe che vagheggiano a un tempo tavolate in stile Vatel e i desideri di non accendere inutili mutui dall'incerto esito. In realtà è un rito da saggiatori più vicino alla politica che alla gastronomia, che mira ad accordare gli animi e a mettere fuori gioco gli incendiari. Sì proprio coloro che sanno attizzare le polveri dell'entusiasmo ma che poi nell'organizzazione sanno compiere disastri che hanno del miracoloso. Per cui, per il piatto forte, abbiamo puntato decisamente sulla grigliata di pesce cotta da un pescatore doc. A me il compito di fare scouting tra le conoscenze di gioventù. Il suggerimento dei tecnici – un mio ex comandante che si dedica al catering e un ex collega ora retaio – punta su un classico implementato anche dal sottoscritto per sfamare torme di famelici cittadini: sardoni e soglioline. Un'accoppiata dal gusto vincente. Qualche emulo di Vatel voleva anche il fritto, perché due pesci erano un po' pochini. E già si parlava di affittare una friggitrice industriale dalla capienza di un pozzo di san Patrizio. Ma sono le cattive abitudini alle tavole dei ristoranti di pesce a far parlare, il dispiegarsi del menù le avrebbero tacitate. Per il primo, occorreva tenere conto di una cucina basata su una fiamma sola, di grandezza enorme, ma pur sempre sola. Punto deciso sul risotto a base di vongole e così mi tutelo: non mangiando altro pesce sono sicuro di sfamarmi. Giungono altre voci di un antipasto coraggioso, un mix di raffinatezza francese e pragmatismo pugliese firmato da Nino: impepata di cozze e degustazione di ostriche. E il cerchio così si chiude, blindando il reparto gastronomico.

Il luogo del delitto e gli accessori – il famoso “rutto libero!” di cui sopra - sono appannaggio del Mancio, che attrezza il capannone industriale con francescana dedizione. Per la birra scova una spinatrice da bar e tre fusti tre che portano i commensali maschi al delirio: quando mai ricapita l'occasione di spillarsi il proprio oblio? E per nulla intimiditi dalle mogli, poste in minoranza dall'occasione sportiva, in molti rischiano l'epicondilite da mescita, praticando l'attrezzo fin dalle 4 del pomeriggio. Per lo schermo crea un'impalcatura sfruttando biecamente le saldatrici aziendali e un carrello nato per tutt'altri scopi. L'allestimento della parabola - «Io il mondiale lo guardo solo su sky» era l'imperativo – si vocifera sia stato favorito dall'amico di un amico, accondiscendente al punto da cedere parte dell'attrezzatura di servizio di un discreto scannatoio. Per i tavoli conviviali, è sempre l'operosa saldatrice che provvede ad assemblare grigliati orizzontali e barre di ferro. Una mole di lavoro tale che porterà il Mancio a rischiare l'unità familiare: la moglie è stata registrata quando ha esclamato «non si è dato così da fare nemmeno per il nostro matrimonio».

La discrezione ai tempi di Facebook è difficile, ma la segretezza è un'azione titanica. Così, mentre tutta la macchina organizzativa dipanava il suo epos, mancava il coinvolgimento dell'Eroe, non solo del tutto ignaro di quanto si stava macchinando, ma anche vittima dei Carbonari. Abituato a vivere gli appuntamenti mondiali in compagnia degli amici, non riusciva a capacitarsi del loro farsi di nebbia. Il tapino wazzappava timidi inviti - «la guardiamo da me la partita?» - riceveva dinieghi - «Non contatemi né stasera né le prossime» - ramanzine - «ma non vai a mangiare con tua moglie? La molli alle 10 di sera al ristorante? Ma come sei messo?!» - timide aperture, ma nulla di sostanzioso. La moglie, in realtà, era complice degli amici insieme alla figlia maggiore, ed entrambe avevano il compito di immobilizzare le capacità organizzative di Pigo nella disperazione. Il quale proponeva spaghettate di mezzanotte agli amici, mentre la moglie – nota in tutta Rimini per l'ordine e la pulizia maniacale della casa – minacciava: «Se fate gli spaghetti qui, te la faccio pagare». «Li facciamo cucinare a Kikko», wuazzappava il tapino, al che la moglie «Se fai cucinare a Kikko qui, ti sbatto fuori casa». Alle 20 scatta la trappola. Mancio chiama Pigo disperato: «Mi si è chiusa la macchina con le chiavi dentro, sono al capannone. Passa da casa mia per favore». Lo accoglie con la testa fra le mani davanti al portone del capannone chiuso. E' un attimo, la serranda si spalanca e il Nostro non può che guardare settanta mani che l'applaudano: auguri Pigaccio.

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