Ray - ban

Papà indosserà una benda. Pochi giorni fa l'ultima novità nella sua carriera di pensionato settantenne, da un punto di vista della salute di gran lunga il più pericoloso dei suoi mestieri. Lui che ha scorazzato per piste nel deserto nord africano o negli Emirati indossando gli inseparabili Ray-ban, paga al sole dei cantieri di nuovo un tributo, parziale sì, ma questa volta irrimediabile, dopo le cateratte e il distacco della retina. Mi aveva già preparato, piazzando in coda alle nostre storie esuli l'aggiornamento del bollettino medico, lasciando ad una vocetta mono tono questa la nuova "casualità", il cui peso tutto sommato poteva sembrare irrisorio rispetto agli altri normali accadimenti della rassegna telefonica - lavoro e immancabili casini vari, Jean, il giardino, Gemma che abbaia, Roby Simona e le bambine "tutto bene, vedessi che foto che fa Viola". Ma per quanto preparato, per quanto raccontata con tatto come una decisione di salvaguardia, l'artiglio che mi frugava tra le costole l'ho sentito maledettamente forte, forte da lasciarmi balbuziente, mentre la vocetta continuava a rassicurarmi, dicendo tra le parole che i segni del tempo, in fondo, sono solo il corollario di una vita vissuta così come la si voleva, per lui in cerca di energia, tra la formica di una baracca e i mostri meccanici lungo i pipeline, un tiro a terra a Doha e un sopralluogo agli impianti di Bassora, martoriata dai phantom iraniani. Lui le ha sempre raccontate così, le sue storie, semplici accadimenti e scene di vita quotidiana, resi con lo stesso sapore che lascia l'impiegato dell'ufficio accanto o la barista mentre narra il suo tranquillo week end. Inverosimilmente minimali, sorvolavano il loro contesto tanto leggere da lasciarti la libera scelta tra l'ascolto superficiale, il disinteresse o l'empatia, se niente niente hai provato il dolore di una branda in capo al Friuli o di una cuccetta nascosta alle altre da un asciugamano fluttuante nella maretta. Di nuovo il tempo per un'altra paterna lezione a distanza, smollata lì per lì come tante, con la vocetta che cantilena un nuovo, risibile, evento: i ruoli dovrebbero essere ben diversi, non io quello senza parole, bloccato dalle mie egotiche paure di una menomazione. Raccolgo al volo la lezione, mi salvo dal mio penoso stand - by, quando mi parla di un'alternativa fatta di vetro: "perché, non metti la benda?! Beh, non sei pelato come Moshe Dayan, ma staresti bene… Aspetta, chi era quel tipo, brizzolato, inglese mi pare, Baden Powell? No… - frugo nella memoria visiva alla ricerca di un modello più adatto a papà, non un reduce di battaglie, non ha mai indossato i suoi Ray ban scimmiottando improbabili contegni marziali, erano una difesa, i soli, unici occhiali da sole che un professionista del deserto, con la vista buona, potesse indossare. Quelli piccoli, con il ferma-sudore color osso, mai a specchio, "nei paesi arabi sono vietati, perché non puoi vedere il tuo interlocutore negli occhi" mi raccontava, mostrandomi la piccola "bl" della lente in controluce, garanzia d'autenticità e di valore d'uso, che poi riponeva nel suo astuccio sabbia, portato in tasca o alla cintura. Ci siamo lasciati così, con una decisione che - ancora lì, a rassicurare - "non è ancora presa, perché magari non ce ne sarà bisogno: vediamo cosa dice tra qualche giorno il dottore, Kikko". E pochi giorni dopo, esauriti i "come va il trasloco", e Jean e i normali "tutto bene, sì", mi congeda alla cornetta con un guizzo di voce, complice e squillante: "ho deciso, sai? mi metterò la benda".

Argomenti: 

Commenti

Certo che fai proprio uno sporco lavoro..scrivere di te ti riesce anche meglio e si avverte di come abbia un effetto positivo (mi sbaglio?). La figura di tuo padre è veramente affascinante come un pò tutte le vite di mare. Se un giorno ci troveremo a bere un caffè o del vino nella tua nuova casa credo sarà difficile non chiederti di raccontarmi qualcosa..