Perché 300 non mi è piaciuto (e, riflettendoci, perché su questo blog trovate certi testi).

Io non sono culturalmente superiore: ho un’altra cultura. Semplicemente. Che ho ereditato dai tessuto in cui vivo, certo, ma che ho anche modificato con l’esperienza, la curiosità, gli scambi, anche semplici, di tutti i giorni. E’ il frutto di tante piccole scelte e di cose apprese. Io non vivo in una civiltà superiore, vivo in questa civiltà, che non credo sia la migliore: vedo le disparità e le contraddizioni che genera. Credo che si possa migliorare. Ma soprattutto, io non credo che se - per assurdo (e, mi ripeto, non lo credo) – fossero davvero la cultura e la civiltà migliori, si possano esportare con l’orrore. Sì, l’orrore. Questa guerra in Iraq, molto più di quella prima, ci ha svelato l’orrore, e le nostre contraddizioni, anche in democrazia. Dovevamo intervenire contro Saddam perché aveva armi di distruzione di massa. Non esistevano. Erano una bufala, orchestrata dall’intelligence statunitense. Una cosa indegna, perché il presidente degli Usa, e il primo ministro britannico, hanno avallato una menzogna e l’hanno diffusa ai popoli che dovrebbero amministrare. Coinvolgendoci planetariamente in una guerra. Anche Clinton mentì una volta e fu per questo messo sotto accusa, l’impeachement: un presidente non può mentire, nemmeno su una fellatio.

Questi due, nonostante i disastri che la loro menzogna ha creato – oltre al sangue, disastri culturali e civili - a tutti noi, non solo nei loro paesi, sono ancora lì. Dovevamo esportare democrazia. E nel frattempo abbiamo limitato la nostra. Alcuni esempi? Basta volare verso gli Usa: qualcuno, in qualche ufficio, riceverà i nostri dati più sensibili, carta di credito, gusti alimentari, indirizzi, li archivierà e li studierà, grazie alle scelte dell’Unione europea, che non ha difeso il nostro diritto – democratico – alla privacy. Si dirà, colpa del terrorismo. No, il terrorismo è stata l’occasione per aggirare bellamente regole democratiche. Per limitarci la vita, per controllarla più agevolmente. Il terrorismo è l’alibi per la nostra involuzione democratica. Suggerisco la lettura di “1984” di George Orwell. L’ha scritto nel 1948, guardando all’Urss, ma le tecniche di controllo si possono sposare bene alla contemporaneità e alla “nostra” civiltà. Brazil, il film di Terry Gilliam che si ispira a 1984, è una visione che può aiutare.

Questa guerra, “for the oil”, per il petrolio, ha creato un disastro proprio alle nostre culture democratiche. E lo sta alimentando, trasformandosi in una guerra di cultura, di religione, di civiltà. Non credo sia giusto, e lo rifiuto. Per tanti motivi. Intanto perché ci rende ciechi, incapaci di guardare alle altre culture, e quindi più poveri. L’Islam è un mondo più complesso e più variegato culturalmente di quello che ci contrabbandano in tv, di quello che gli stessi integralisti religioni ci vogliono mostrare, islamici e cattolici. I talebani sono il peggio che può produrre un mondo che si estende dal Maghreb all’oceano Indiano. Ma non sono l’Islam. Noi però non riusciamo a scoprire le differenze. Abbiamo pochi testi letterari sul mondo arabo contemporaneo, fino a poco fa non esistevano molti mezzi di comunicazione di massa accessibili (anche in inglese). Ora abbiamo Al Jazeera, che fa il suo mestiere, ma viene bollata come filo Al Qaeda. Forse perché non siamo più abituati al giornalismo ma viviamo in una campagna mediatica che esalta solo gli aspetti negativi degli altri, che non ci mostra non dico quelli più interessanti, ma almeno quelli reali. Una campagna che limita le nostre conoscenze e quindi la nostra capacità di fare scelte diverse dal confrontarci muro contro muro. Io non ci sto. Io credo che solo con la conoscenza reciproca e lo scambio possa avvenire un dialogo. E che non possiamo cercare il dialogo se ci poniamo su un piano superiore.

Noi esporteremmo democrazia, contro le teocrazia. Bene, prendiamo i Dico - Pacs. Beh, non sono forse un esempio casereccio di integralismo religioso? La società è cambiata, occorrono nuove regole per tutelare le libere scelte dei cittadini. Ebbene, su come regolamentare le nostre civili convivenze, troviamo un ostracismo da parte della Chiesa. Se guardiamo in filigrana alla caduta del governo Prodi, più che sulla politica estera, i Dico li possiamo vedere. Non siamo in teocrazia, ma la gerarchia ecclesiale una grossa influenza vuole comunque esercitarla. E credo sia inaccettabile, in una democrazia, qui come altrove. Perché è “l’autorità, non la verità a fare le leggi” (è Hobbes, mi pare). Perché altrimenti in nome delle verità religiose di ciascuno si può arrivare ad uccidere, come accade in Europa, come accade nell’Islam, come accade negli Usa (le esecuzioni dei medici che praticano gli aborti da parte dei cattolici radicali: altro orrore). E questo, non lo posso accettare.

P.s. Originariamente questa era la risposta a un commento di un lettore, Flick Pack, sulla recensione di 300 (il film). E mi sono accorto che c'era qualcosa di più di una risposta: ci sono alcune ragioni del mio scrivere. Il dialogo aiuta, anche a riconoscersi. Denghiu Flick

Argomenti: 

Commenti

Preghiu,kikko!
Su una cosa siamo assolutamente daccordo,dai dibattiti nascono ultriori elementi di crescita!
come vorrei che il confronto si estenda anche a quelle persone che si barricanio dietro ideologismi o fondamenti religiosi,e rifiutano nel nome di chissà che cosa,questo grande momento di crescita che è la discussione ed il confronto!
tant'è vero che per poter parlare di argomenti sociali ecc. con un'interlocutore interessato e dispiosto devo scrivere(per fortuna) sul tuo blog!.
Ho 25 anni,e sia i miei coetanei che i più grandi sono assolutamente refrattari alla discussione ed alla crescita....
ciau!