Erich Priebke: una pietra sopra

Anna Magnani in Roma Città aperta

Non è per niente facile chiudere questa maledetta vicenda di Erich Piebke, gravata com'è da un bel po' di sovrastrutture che non andranno mai in pensione. Né quelle a carico del boia delle Ardeatine – e ci mancherebbe altro!!! - né quelle a discarico. Purtroppo, aggiungo. Ma una pietra sopra comunque va messa. Un po' per evitare altri imbecilli che scrivano con mano tremolante frasi insulse e macabri segni. Ma sopratutto perché credo fermamente sia necessario, per chi si riconosce nelle ragioni dell'accusa all'ex capitano delle Ss, marcare la differenza tra “uomini e no”.

Per questo non sono d'accordo con chi gli vuol negare la sepoltura. La pietà per un morto, innanzi tutto. Magari spererei che la famiglia, come ha fatto notare il Governo tedesco, decida per una tumulazione all'estero. Siamo pieni di idioti che indossano fez o anfibi inscenando macchiette nostalgiche sulle tombe di illustri assassini. Riportare le spoglie di Priebke nella sua terra natia, oltre a dissuadere odiose sceneggiate e conseguenti contromanifestazioni, sarebbe soprattutto un gesto di rispetto per le sue vittime e per una terra che egli ha insanguinato e che solo in parte è riuscita a punirlo per l'efferatezza del suo delitto. Ma temo, dopo aver letto la provocazione del figlio – “seppellitelo in Israele” - sia difficile un atto di buon senso. Eppure, di questo abbiamo bisogno. Solo di questo e di un po' di pace.

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