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Note sparse su fatti, fatterelli e persone

Piccole Sysop crescono

La mia "boetta" rossa ha lanciato tre squilli, poi è ammutolita. Lascio il mio riordino domenicale sperando nella risposta ad un sms lanciato nell'etere poco prima, come una bottiglia in mare. Ma non è così, ed il display mi restituisce un 393, sconosciuto alla rubrica e alla mia memoria. Richiamo: per dovere - anche se è domenica - se ha sbagliato non risponde ed è morta lì. Invece "Ciao, sono Luana, come stai?" mi fa una giovane voce, che non aggiunge nulla all'anonimia del numero. Ha sbagliato, e aggiungo un poco di identità - kikko - per aiutarla nella conferma.

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Una cartolina dal passato

V. ha preso la via dell’Egitto. Una vacanza verso il sole, al termine di una stagione piovosa che più lamentosa, qui, non si può. Cairo, ovvero Giza, come avrei dovuto ricordarmi organizzando il mio ultimo lavoro oltre il fiume. E invece me l’ha dovuto ricordare lei, mentre pianificavo - si fa per dire – un paio di pagine. Un po’ di panico, inutile dacché ci sono ancora dietro, un sorriso compiaciuto – un viaggio è sempre un viaggio, cavolo – e un lampo d’empatia: “Mi fai un favore?” le chiedo, conoscendo già la sua giovane disponibilità.

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Prima contare, poi pubblicare

Circe

Ho ritrattato un post, che terminava con una domanda, trattenuta lì da qualche scrupolo, o superIo come direbbe Franco, al termine di una vigorosa infuriata. E mentre Circe mi versava la sua pozione - un chianti, abbandonato morbidamente nel bicchiere, come il suo sguardo e le sue dita inanellate da una moneta antica – trovavo nel suo piano americano e nelle ancor più accomodanti movenze la risposta: sì, ho peccato. D’ira. Un peccato capitale. Il peggiore, perché si potrebbe tranquillamente superare, o evitare di scontare, se solo ricordassi la più elementare delle cose: contare.

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Home sweet home

Ho visitato quella che sarà la mia nuova casa. Tre stanze più salotto - ingresso - cucina, 80 metriquadri al primo piano di una vecchia casa nella Castellaccia. Muri spessi così, ingresso e finestre sulla via dell'Ospedale, quello vecchio, ora Museo della Città, che è proprio svoltato l'angolo. Un balconcino sovrasta un cortiletto interno, confino con un palazzo del '700 ed uno molto più datato, bellissimo.

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Segnali di fumo

L'avevo scacciata - sì, scacciata - 5 anni e mezzo fa, allontanata brutalmente un giorno di primavera, aprile o maggio poteva essere, non ricordo. Senza tante parole - una magari: basta - cancellata come un file non più utile, inappellabilmente esiliata dai miei desideri. Un po' poco per quell'appassionato legame che per anni ho vissuto. E che ogni tanto ricordavo, con distacco, magari parlando d'altro.

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