I libri che metterei sotto l'albero di Natale (che non ho fatto ma prima o poi mi deciderò a rifarlo). Parte prima.

Il Natale è tempo di decisioni. Fondamentali: cosa regalo a parenti, amici, conoscenti ecc ecc? Di solito, aspetto gli ultimi giorni, quando ormai sono tutti in preda alla frenesia del "mi manca il regalo per questo, quello e quell'altro ancora, cavolo, e non so cosa regalare". Io invece sono solo drammaticamente in ritardo con l'idea guida che accompagnerà i miei regali, rigorosamente mono tono. "Quest'anno faccio l'etnico": e giù set da colazione equo solidale nel senso di cibo e oggetti dal terzo mondo. Oppure cesti "cibi da aziende locali biologicamente compatibili", oppure libri. Ho pur detto che sono mono tono. Ecco, lo sono anche nei regali. In Serie. Personalizzati, ma in serie. I libri sono i regali che preferisco. Non riceverli, farli. Ma non è detto che quest'anno li regali. Però, se li regalassi, rovisterei nella mia memoria emotiva e penserei a quelli che quest'anno mi hanno dato più emozioni.

E' stato un anno di gialli, essenzialmente - il che non esclude siano emotivamente toccanti - in gran parte francesi e in parte statunitensi, ma qualche altro genere interessante l'ho rimediato. Per cui, non sarei, almeno nei libri, mono tono. E questo elenco, per quanto stile "consigli per gli acquisiti", potrebbe quasi sembrare un tentativo di recensione annuale, atta ad alleviare il mio senso di colpa per tutte le recensioni che avrei dovuto e invece non ho fatto. Scusatemi autori, vi amo maledettamente, ma sono anche maledettamente pigro. O in crisi da scrittura. Vedete voi. Per scegliere l'ordine dei testi, o l'autore, in ordine di preferenza, introdurrò un nuovo strumento di misurazione: il frignometro. Ovvero, i libri che mi hanno emozionato di più fino ad inumidirmi gli occhi. Qualcuno singhiozzare. Un po' come quando si va al cinema. Che c'è, un uomo non può emozionarsi?

Cominciamo con "La strada ", di Cormac McCarthy (Einaudi 2007, ISBN 9788806185824), in assoluto il più toccante e il più incredibilmente bello di questo anno di letture ormai al lumicino. Il nocciolo della storia è - semplicemente - il viaggio di un padre e un figlio lungo le strade americane da qualche parte degli States verso da qualche parte in riva al mare. Il pazzesco è lo scenario: post qualcosa. Nucleare? O un'altra catastrofe ecologica creata dall'uomo? O dalla natura decisamente incazzata? Non l'ho capito. E' importante solo perché, il succo è questo, diventa un incredibile viaggio nelle relazioni tra un padre e un figlio come lo potremmo sempre vivere, ma dilatate all'estremo per l'ostilità dell'ambiente che le circonda. Un viaggio d'amore, di protezione, di scoperta e di crescita in un mondo brutale, nel quale la paternità è una prova di amore, ma anche una prova per l'educatore: noi siamo i buoni, figlio mio, "noi portiamo il fuoco", come Prometeo, in un mondo ormai ridotto al cannibalismo, e l'etica del padre è chiamata a una coerenza dall'occhio e dalle parole - o dai silenzi - giudicanti del figlio. Lo scenario non è certo una novità: abbiamo alle spalle (ormai da decenni) la serie di tre film su Mad Max, the day after ecc ecc. La strada è solo una piccola porzione di questi, ecco, è una lente lirica e dolce sulla paternità, sulla sfida che comporta l'essere padre, di fronte ad ogni evento ed ogni giorno, isolata e dilatata proprio perché decontestualizzata dalla vita di tutti i giorni. Se avete un amico che aspetta un figlio, questo libro (che ha vinto il Pulitzer), ne potrà saturare, per qualche ora, l'attesa. E, magari, dargli qualche spunto di riflessione. O alimentare qualche ricordo filiale. Il che lo rende "buono" per tutti.

Restiamo in tema d'amore, questa volta di coppia: "Un materasso nuovo " (Mondadori, 2007, ISBN 9788804568049), "Racconti di uomini alle prese con amore, impegno e matrimonio", curato da Chris Knutsen e David Kuhn. Uscito negli Usa nel 2005 (Committed, il titolo originale), raccoglie scrittori in parte già tradotti in italiano e in parte no, tutti valenti: qualche Pulitzer, parecchi altri premiati, molti che scrivono stabilmente sul New Yorker e altre riviste blasonate. L'ho preso per caso, colpito dall'illustrazione di Lorenzo Mattotti in copertina, memore di un suo libretto, ormai esaurito, "La stanza" (che custodisco gelosamente), una sequenza di studi a matita di un'amorosa intesa, un dialogo muto, sensuale e complice, nel chiuso di una stanza. Anche questo è un bellissimo regalo, per un amore o per noi stessi. Figlia di questi studi, l'illustrazione a colori domina la copertina e introduce i monologhi narrativi di uomini che raccontano i propri antefatti a quel nuovo, bellissimo status, eterno o relativo, che chiude un passato e ne apre un altro, simboleggiato da un nuovo materasso: da una piazza (e mezzo, al limite) a doppio. Tutti racconti godibilissimi, ma qualcuno davvero toccante, scritti tra ironia, ricordo, dolcezza ed emozioni come poche antologie credo possano vantare. Ecco, un'antologia dell'amore vista al maschile, può essere una bella definizione. Per come l'ho vissuta, quasi una nuova "Americana" contemporanea. Ho detto quasi, maestro Vittorini. E d'amore. Nella quale abbandonarsi, divertirsi, rileggersi, ripensarsi, ripercorrendo le proprie storie di coppia, successi (si può dire?!, massì fa il paio con quel che segue:) fallimenti, attimi, momenti, periodi, anni, ascendenti - perché, la storia d'amore di famiglia, non è un metro di paragone o un moloch da esorcizzare?! Spaccati di vita nei quali, seppur distanti un oceano, ci si può accordare. Nel senso musicale.

Il frignometro si ferma qui, ora andiamo sul "Libro che merita" in ordine sparso. Continuo con un altro americano: sono dei rompiscatole (a essere indulgenti) in politica estera, ma scrivono bene. Maledettamente bene. Ricky mi ha fatto imbattere in Elmore Leonard, scrittore di lungo corso, ultraottantenne, specializzato in noir e in crime story, spesso utilizzati nei film di successo. Mi ha intrigato con "Cat chaser ", un ex marines, ex marito, ora placido gestore di un motel, impergolato in un giallo che scorre tra Santo Domingo, dove ventenne snidava i giovani cecchini della rivolta - cat chaser, acchiappa gatti, il nome in codice - e nella quale torna, ormai ex di parecchie cose, per ritrovare una ragazzina che lo teneva sotto tiro. Niente nostalgia struggente e neppure "nostos" lenitivi: è un "normale" viaggio nel passato di chi vive nel presente, anche se un po' da riorganizzare. Ma poco. Troverà un amore che non ha mai fatto crescere e un storia intricata dalla quale districarsi. E' un giallo, scritto nel 1982 e tradotto solo di recente, e non vi dico nulla. Magari, tra i titoli di Leonard che ho letto (parecchi, l'ultimo l'ho appena iniziato), mi piace "Il grande salto ", un giallo del 1969, con protagonista una ragazzina che gioca troppo con la sua sensualità e la sua bellezza, abbastanza grande da non essere Lolita, non abbastanza per evitare "Il grande salto". Poi c'è "Tishomingo blues ", la provincia americana tra le rivisitazioni storiche della Guerra civile e il mercato della droga, a tempo di blues come solo un esperto potrebbe raccontarlo - il blues - ma forse è "solo mestiere", un grande mestiere per quest'uomo nato nel 1925 che lo fa definire il re del dialogo. E credo sia vero.

Ora dovrei parlare di altri scrittori, ma sono le due di notte e 'sto post è davvero lungo - per cui fermo qui la tastiera e metto un link al mio testo su "Dimmi che non vuoi morire ", romanzo a fumetti di Massimo Carlotto e Igort (che ho già recensita ma perché non ricordare una bella strenna).

La riprendo domani sera (spero). Giusto per anticipare qualche nome, Paul Auster, - altro americano, ma vabbé - George Simenon, Jean Claude Izzo, Jean Patrick Manchette, un fumettista svizzero, Frederic Peeters, e Orhan Pamuk. Poi si vedrà. Buona notte.

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Commenti

Ottimi consgli per gli acquisti.
Il Natale si sta per avvicinare, quindi.....