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Note sparse su fatti, fatterelli e persone

Come gettare il cuore oltre il pedale. Elettrico.

Enrico Rotelli saluta la statua di Peppone a Brescello

E’ poco più di un mese che ho trasformato la mia bicicletta da città in una ebike. Ho comprato un kit di trasformazione Bafang, uno di quelli che sfili i pedali e la meccanica del mozzo e al loro posto metti un motore elettrico (mid drive). Il motore l’ho comprato su Alibaba, direttamente in Cina. Ho speso meno che su Amazon, 351 euro, tasse di importazione e spedizione inclusi. La batteria l’ho comprata in Italia, senza nemmeno cercare alternative, temendo che il trasporto di un materiale esplodente – quale è la batteria - mi costasse una follia. Me la sono cavata con 320 euro, compreso il guscio, per una 14,5 Ampere, ovvero un centinaio di chilometri di autonomia, se non si esagera con il livello di assistenza alla pedalata.

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Giulia (Sarti) vs Julia: due eroine e un confronto. Impietoso.

Julia e Winston, scena del film 1984

La cosa che mi indispettisce nella vicenda di Giulia Sarti è che è riuscita ad incarnare l’omonima eroina di 1984, però sminuendola. La sola idea che Sarti sia riuscita ad evocare Julia, uno dei più bei personaggi di George Orwell mi fa inorridire. Perché per chi ama la letteratura i personaggi sono reali. Anzi, più che reali, sono in qualche modo sacri. Per questo siamo così cauti e diffidenti quando qualcuno cerca di renderli tangibili. E Giulia Sarti, in parte e sopratutto in peggio, c’è riuscita.

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Nostalgia canaglia (e rompicoglioni, alla lunga)

Il vecchio nautofono di Rimini - foto Corriere Romagna

Un giorno la nebbia era tanta che non si vedeva da qui a là, cioè una decina di metri, forse anche meno. Ero imbarcato su un peschereccio vecchio, con la prua a picco che sembrava un bragozzo e la poppa allungata che sembrava la coda ritta di un tacchino, con un comandante che definire alcoolista era un eufemismo: una cassa di vino bianco gli durava un giorno in mare. Stavamo tornando in porto e per un po' abbiamo viaggiato a radar, ma vicino all'imboccatura non bastava più: toccava seguire il nautofono e guardare.

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In viaggio con la zia

Rita Rotelli in Bagli

Prima o poi la telefonata doveva arrivare: «tuo padre sta male, è in ospedale». Se hai una famiglia diffusa su più città lo devi mettere in conto. Era successo a mio padre, quando vivevamo a Gaeta, anni fa è toccato a me. Io son stato fortunato, tutto sommato, forse c'erano i tempi per arrivare in tempo per un ultimo saluto. Più fortunato di mio padre di sicuro, che invece ricevette la prima telefonata nel '72, quando nonno se n'era già andato per un attacco di cuore. Per l’ultima gli andò ancora peggio: le condizioni di salute non gli permisero di venire a salutare mio fratello Roberto nell'ultimo viaggio. Non so se le mie povere cronache telefoniche lo abbiano aiutato più di tanto nel suo dolore “esiliato”. Ma andò così e non si poteva fare nulla di più dell'annullare le distanze attraverso la voce.

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Qualche altra ragione perché voto Sì e perché penso che una parte della sinistra del No fa una battaglia di sopravvivenza

I duellanti, scena della ritirata di Russia

Non mi riconosco in Renzi. Ma in questa tornata referendaria mi riconosco ancora meno nelle ragioni del No. In nome di una pretesa fedeltà alla Costituzione alcuni, non tutti, a sinistra contrabbandano la loro incapacità di dialogare con la contemporaneità. Non hanno il coraggio di cambiare – CAMBIARE – e allora riesumano paure e parole d’ordine cresciute all’ombra del muro di Berlino. Le hanno preservate dalle macerie per cullare la loro sopravvivenza, in uno scenario antico che l’elettorato e la globalizzazione ha già ampiamente spazzato via.

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