Qualcosa da difendere. Ovvero, una Citroën Dyane, Mutonia e le giovanili “visioni” cyberpunk.
Il primo amore a quattro ruote fu la Citroën Dyane 6. Gialla. Anche il secondo. Rosso fiammante. E quando raggiunse i limiti di età, non portai la mia Dyane dallo sfasciacarrozze. La portai alla Mutoid Waste company, a Santarcangelo Perché sapevo che quegli artisti squinternati le avrebbero dato una seconda vita. Il che mi piaceva assai. Erano già parcheggiati da qualche anno a Santarcangelo, usciti da un film di Mad Max proiettato nel centro di Londra. E alle colorate creste che i loro colleghi londinesi mostravano per foto da cartolina, loro aggiungevano un'arte meravigliosa, ridare vita artistica ad oggetti che la civiltà-così-come-la-conosciamo gettava via. Dai ramificati tentacoli culturali e tematici della letteratura cyberpunk – integrazione uomo–macchina, degrado ambientale da industrializzazione selvaggia, denuncia di un'economia aggressiva e democraticida – arrivano questi qua in una cava dismessa lungo il Marecchia, archeologia della rapina ambientale.
Magari a questi non gliene fregava niente di William Gibson o J.C. Ballard, Mad Max è stata un'occasione per fare qualche opera, forse si preoccupavano di fare qualche spettacolo e festa e basta... Non lo so, chi guarda un'opera di solito ci trova tante di quelle robe che l'autore manco ci pensa. Ma la loro presenza per me ha significato qualcosa. Al confine di un mondo che guardava all'effimero e che rapinava l'ambiente come se non ci fosse domani, che vestiva i panni della rivolta solo perché li preferiva a quelli dell'omologazione, i Mutoid erano una ventata che spazzava via tutti gli alibi provinciali, un pezzo di contemporaneità culturale inverata nel quotidiano, la lievità e la naturalezza del vivere un'idea piuttosto che indossarla sulla passerella del proprio ego.
Ecco, pensare che il boxer bicilindrico e lo chassis della mia Dyane sarebbe diventato un mezzo che impennavano nel mezzo degli spettacoli, la scorta al loro drago sputafuoco, mi riempiva in qualche modo di orgoglio. Oggi, quel gesto ha il potere di far passare in secondo piano anni e anni di ciarpame da me prodotto, ovvero il mio contributo alla civiltà-così-come-la-conosciamo.
Io non so perché si è giunti a questo”sfratto” della comunità dalla cava dove vivono da 20 anni. Se per un cavillo da azzeccagarbugli insondabile o per insipienza. Se a Santarcangelo si guardava veramente ai Mutoid come una risorsa, di sicuro avrebbero dovuto “blindare” anche amministrativamente la presenza della comunità. Ma verrà il tempo di valutare eventuali responsabilità politiche. Questo è il tempo di dare atto di ciò che ha prodotto un innesto culturale e di difenderlo.