Una porta piena di spifferi

Mario Sironi, il viandante

Uno dice: beh, perdiamo il lavoro e pensa che sia finita lì. Si chiude una porta e si apre un portone, forse. E in qualche modo mi piacerebbe fosse così. E invece si scopre che si spalancano un sacco di feritoie da quella porta che si sta chiudendo, feritoie che occorre studiare, scrutare e poi tentare di aprire. Perché la porta che viene chiusa, forse, non è stata chiusa nel modo più corretto. Ma occorre dimostrarlo.

Me ne sono accorto oggi, quando siamo stati convocati per la penultima busta paga, quella relativa a a dicembre. La procedura è stata laboriosa: il presidente della cooperativa Feynman – il nome di un famoso fisico – ha esposto il suo profondo rammarico per l'epilogo e per la triste situazione in cui ci troviamo. Sottolineando che è anche la loro, una triste situazione. Gettando lì, en passant, che al tavolo delle trattative del prossimo 21 gennaio con le parti sindacali, avrebbe proposto il licenziamento collettivo.

Si è anche premurato di dirci a quali ammortizzatori potevamo accedere, escludendo subito mobilità e cassa integrazione. Due ore di colloquio, allungate da una costellazione di interventi vari dei colleghi, conditi dalle giuste preoccupazioni di chi ha responsabilità familiari maggiori. Un clima empatico che avrebbe commosso. Molti miei colleghi hanno partecipato a questo clima empatico, in modo più che dignitoso. Naturalmente nel tempo lasciato dal presidente. Altri ancora si sono preoccupati delle spettanze maturate e non ancora liquidate, nonostante se ne parli da tempo. Altri hanno preferito tacere. Sono stati per lo più gli stranieri, che non sempre riescono a seguire i dialoghi in italiano e le normative di un paese comunque straniero, «crazy but beautifull».

Ripeto: un clima empatico che avrebbe potuto commuovere. Se. Se non conosce abbastanza la legislazione vigente. Non si conoscono tutti i passi che hanno portato a questa prospettata conclusione. Se non si colgono i significati delle parole. Se non si mettono in fila gli impegni dichiarati. Se si accetta che restino dei meri enunciati. Se si da per scontato che l'empatia eluda in un colpo precise responsabilità. Ecco. E' stata in questa occasione che ho apprezzato la mia lunga militanza nella politica. Non so se potrà essere utile ai miei colleghi. Ma finita la riunione e tirate le somme tra di noi, ripercorrendo insieme quel che abbiamo sentito e quel che abbiamo visto in questo anno trascorso, quel clima empatico si è dissolto.

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