Vita da spiaggia riminese salva, dall'Australia arriva il Burqini, costume per bagnine musulmane

Mecca Laa Laa indossa il primo burqini a Cronulla Beach, Australia

La scorsa estate il dibattito del marketing turistico della Riviera riminese è stato incentrato sulle spiagge attrezzate per i musulmani: come permettere alle signore dei (pochi) sceicchi che scendono in Riviera di utilizzare i servizi di spiaggia, tra uno shopping e l'altro, garantendo la loro privacy. Insomma, zone riservate, lontane da occhi indiscreti e dai topless che impazzano a forza di gravità alterna lungo l'arenile. Figuratevi un po', in mezzo ai vitelloni… La discussione è cresciuta a dismisura, complice la fiacca di cronaca bianca estiva. C'era chi sosteneva gli "harem" marini come avamposti per nuove fette di mercato. Per un'economia fondata sul far pagare l'ombra ai villeggianti, vendere il sole agli sceicchi arabi diventa qualcosa di geniale. Dall'altra chi vedeva la proposta come la peste: la spiaggia blindata, mai. In mezzo le parole solitarie di un riminese, all'epoca presidente dell'associazione che gestisce un luogo di culto islamico. Riassumo: non c'è scritto da nessuna parte che le donne musulmane devono essere recintate per andare in spiaggia. Se proprio vogliamo parlare, i problemi dei musulmani qui sono altri. E un po' più importanti. Per un po' le 'zdore romagnole han lasciato fare, poi, per bocca di alcune amministratrici e sindacaliste, hanno mostrato chi è che porta i pantaloni: "Oe', ma siete matti?! Basta con le pataccate - riassumo molto liberamente - in spiaggia si va come ci pare. I recinti ve li potete scordare". Ora, a dar loro man forte ci ha pensato la Surf Life Saving Australia (Slsa), l'organizzazione del salvataggio australiana: ha creato il "burqini", il costume da bagno per le bagnine di religione musulmana. E, involontariamente, un nuovo futuro per la moda - mare di viale Ceccarini.

A tenerlo a battesimo una giovane australiana, Mecca Laa Laa, ventenne di origini libanesi, neo - "bay-watch" della spiaggia di Cronulla, vicino a Sidney. La ragazza è l'alfiera mediatica - passatemi il termine - di un gruppo di bagnini di salvataggio, musulmani e non, promosso da un locale sodalizio sportivo, il Lakemba Sports Club, in nome della tolleranza e dell'integrazione religiosa ed etnica, addestrati dalla Slsa. L'idea è nata per rinsaldare i rapporti sociali e cancellare in qualche modo un brutto episodio di intolleranza dell'11 dicembre 2005, nato proprio su quelle spiagge. Cinquemila australiani "caucasici" (nell'accezione anglosassone, persone di carnagione chiara, di origine europea), hanno iniziato una gigantesca protesta per "riprendere la loro spiaggia", dopo che i media locali avevano riportato notizia di alcuni incidenti creati da gruppi di ragazzi mediorientali. Ma la protesta, organizzata via sms e alimentata da locali gruppi di estrema destra e neonazisti, è degenerata, anche grazie all'alcool, in una vera e propria guerriglia urbana durata per giorni, che ha scatenato vandalismi in tutta la zona, con aggressioni agli abitanti di origine libanese. Da queste azioni, sono nate alcune reazioni di difesa - picchetti protettivi fuori dalla moschea di Lakemba - ma anche aggressioni da parte di gruppi di giovani di origine mediorientale. Per saperne di più, leggete la storia su wikipedia: ci sono anche le foto, c'è da restare sbalorditi da tanta follia collettiva.

Archiviata con molti danni e arresti questa pagina, è nata la pattuglia di "bay watch", grazie al sostegno del Governo Australiano, di numerose associazioni ed enti locali, servendo ad ampliare le relazioni tra diverse comunità culturali e linguistiche. "Questi 17 nuovi surf lifesavers e i loro trainer - scrivono sul sito della Slsa- sono i migliori sostenitori della sicurezza nelle spiagge e dell'armonia nelle loro comunità". Dopo tre mesi di addestramento, il gruppo di bagnini di salvataggio ha superato l'esame ed è stato ufficialmente presentato al pubblico, E Mecca Laa Laa ha potuto sfoggiare in spiaggia il suo rispettoso capo di vestiario nei caratteristici colori dei bagnini australiani, che la copre interamente: una cuffia bicolore, una maglietta gialla a maniche lunghe, lunga fino ai fianchi e un paio di pantaloni in lycra rossi, un "rivoluzionario capo di abbigliamento che ha cambiato la sua vita", scrivono un po' pomposamente. Ma la bagnina è contenta del suo costume: "Il burqini mi ha permesso di partecipare ad attività ad un livello che non mi sarei mai aspettato - ha dichiarato alla presentazione Mecca Laa Laa - per esempio di entrare a far parte del Surf Life Saving e superare (la qualifica) del Bronze Medallion". In bocca la lupo, Mecca.

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Commenti

No, il Burquini lo voglio anch'io, lo voglio anch'io!
E poi, secondo me, agli uomini li attizza di più. Conoscendovi, siete capaci di mettervi in postazione delle ore per intravvedere una caviglia proibita.