Tra il detto e il non scritto: primarie, il mio appello per Elisa Marchioni

Elisa Marchioni e Pierluigi Bersani, a Rimini

Domani sarò uno dei tanti iscritti che voterà alle primarie per i parlamentari, così come ho scelto il mio leader, Pieluigi Bersani. E so anche chi votare, perché per 4 anni e mezzo ho visto, condiviso e raccontato il suo lavoro: Elisa Marchioni. Qualche dietrologo più cinico di me ci potrà leggere una scelta di opportunismo professionale. Il mio curriculum e la mia coscienza, che se ne fregano allegramente dei dietrologi (ma li conoscono), sono dalla parte delle ragioni che hanno sostenuto il suo operato in questi anni non facili e che la sostengono in questa ennesima prova – le primarie – anch'essa in salita. Le ragioni di un iscritto Pd abituato a scegliersi il suo team leader e il suo destino. Anche professionale.

Quando fu messa in lista Pd in posizione eleggibile alla Camera, l'Unità di Bologna titolò «Elisa la ragazza radio e chiesa che va a Roma». Meno diplomatici del giornale di Gramsci, altri la vedevano come una vispa Teresa un po' cresciutella, non so se aspettandosi il tritacarne di Montecitorio o solo sulla scorta di uno sguardo provincialotto che si elargisce a tutto e tutti, qui tra l'Ausa e il Marecchia. Si sbagliarono clamorosamente.

Ne sa qualcosa la Michela Vittoria Brambilla, ministro tanto procace quanto inconcludente che perse le staffe perché la nostra la martellava su come usava i fondi del ministero per compensare consulenti che – per caso – lavoravano a campagne elettorali del Pdl. Con annessa inchiesta della Corte dei Conti. Narrano di urla e improperi poco signorili all'indirizzo della riminese. Di sicuro non si presentò a rispondere in commissione. La focosa ministra ebbe grattacapi anche sul pozzo senza fondo che era il sito Italia.it. Oppure sulla gestione dell'Enit, accendendo un'ulteriore inchiesta parlamentare. A rendere inconcludente il suo mandato ci pensò la Corte Costituzionale: il codice del turismo Brambilla fu bocciato in 19 punti. Eppure la Vispa Teresa l'aveva avvertita...

Nel frattempo, dalle nostre parti, si consumava la guerra di logoramento tra Italia e San Marino, con Tremonti silente e il Titano dolente. Sappiamo cosa c'era in ballo, ma nel frattempo il silenzio del commercialista di Berlusconi permetteva a qualcuno di fare il pesce nel barile, ad altri – i frontalieri - di farsi triturare in un braccio di ferro logorante, mentre il ministro degli Esteri Franco Frattini diceva che per carità va tutto bene. Fino al 10 marzo 2011, quando nel question time Elisa Marchioni chiede a Tremonti di svelare le carte. E Sonia Viale, sottosegretaria, rivela finalmente cosa c'è che non va. Quisquilie tipo «controlli sulle banche e sulle società finanziarie sanmarinesi nonché sulle sanzioni per i comportamenti illegali», nessun accordo in materia di scambi fiscali, poca trasparenza. Insomma «la Repubblica di San Marino – dice a Montecitorio il sottosegretario - è sempre più rifugio per i capitali di origine illecita e, da ciò, deriva il timore che sia anche meta per la malavita organizzata, sia italiana che estera». La nostra vispa Teresa avea tra l'erbetta al volo sorpresa “gentil” farfalletta.

Io tralascerei il resto della legislatura. C'è un sito www.elisamarchioni.it che parla a chi vuole ascoltarlo con le proprie orecchie e giudicarlo secondo coscienza. Non la voterò solo per questo. E nemmeno perché so cosa si annida tra le righe degli appelli e quelle dei giornali. La voterò anche per le parole che ha scritto a una madre menomata del suo affetto più caro e che Elisa non ha dato in pasto ai media affamati. E per la sorellanza che quella donna che non conosceva le ha concesso, carezzandole le mani.

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