Anche io verso un partito democratico. Sul web. A modo mio.

Ho messo on line da qualche giorno il nuovo sito dei Ds di Rimini. Struttura dinamica, ottimizzazione per i motori di ricerca... insomma, la base tecnica c'è, ora tocca all'identità editoriale. E' un'esperienza a tempo determinato, in tutti i sensi. Perché il Partito Democratico è più o meno dietro l'angolo, e quindi oltre al dominio, sito e contenuti cambieranno di nuovo. E quindi sono a tempo determinato anche io. Questa brevità ha in sé delle prospettive entusiasmanti: potrebbe [il partito] superare quelle "rotture" liturgiche e spottini autoreferenziali che ho smesso di sopportare nei Ds locali. E dai quali mi sono tenuto, in questi ultimi anni, rigorosamente lontano. Ricambiato. Potrebbe [il sito] diventare qualcosa di interessante, magari stimolante, non solo il bollettino digital - istituzionale di una trasformazione, al momento più organizzativa che culturale. Anzi, questa brevità potrebbe diventare l'occasione per riannodare fili, tesserne di nuovi, linkare culture, aggiornare il nostro linguaggio a quello della Rete. E infatti, la prima cosa che ho fatto, è utilizzare un sistema semplice, wordpress, in linea con le tendenze tecniche, culturali, "politiche" - è open source - del web. Fidando nella capacità del medium di influenzare il linguaggio. Poi, se son rose... Nel mio puerile, donchisciottesco ottimismo, sono tornato a quella che credo sia politica attiva: il fare. Con i miei mezzi. Che non è il brigare, (chessò, fare proclami copia-e-incolla solo per un posto da consigliere comunale o da segretario, salvo riaddormentarsi quando le cose vanno a buon fine oppure aspettando la prossima occasione). No, non brigo. Se non altro per presunta dignità. Mi sto, invece, dando un'ultima chances. Continuare l'imbarco, da pifferaio, su questa barca salpata verso una nuova identità, e costruirne le relazioni sul web, con i lettori e con gli attori. Come relazionarli, ancora, non so. Cromwell, (sì, il puritano, il sanguinario ecc. ecc.) parlando della sua fortuna, diceva che nessuno va più lontano di chi non sa dove sta andando. E' una citazione che ho ritrovato spesso, anche ieri. E sempre, sorridendo, mi ci riconosco.

Non sono sbarcato da questa nave della speranza perché voglio partecipare a un cambiamento che credo davvero ineludibile. Ma voglio vedere come sarà cambiata all'approdo. E poi decidere. Nel vocabolario marinaresco, in modo curiosamente suggestivo, la nave viene suddivisa in due parti: l'opera viva e l'opera morta. L'opera viva è quella sommersa. Definisce la velocità massima, la resistenza al mare, tiene a galla l'opera morta, la parte emersa: ponti, cabine, ciò che si vede, insomma: l'apparato. E che, tutto sommato, si fa relativamente presto a cambiare: lancia termica, saldature, un po' di vernice et voilà, quasi non serve nemmeno il bacino di carenaggio. Ma se la modifichi male... Come quel vascello olandese – credo – che una volta varato si è capovolto: troppe aggiunte, troppe sovrastrutture. L'opera morta l'ha affondato. In questi anni di disconnessione dalla strombazzatura – ovvero trombe e spazzatura – mi sono “letto” come questa opera morta cambiava. E non mi è piaciuta. Ho visto come dialogava, con sé stessa, più che altro, retorica riciclata in una marmellata di parole che non andava oltre il nostro piccolo recinto. E che ha lasciato fuori, ad esempio, il cosiddetto “popolo delle primarie”. Quel giorno c'ero, al seggio. Ho visto una pletora di persone fare la fila. Aspettare, quando potevano benissimo – era un bel giorno di sole – andare a farsi un giro. Tra questi un volto che incontro spesso, e che so anche mio lettore. Un anno dopo gli ho chiesto: “ma a te, che ti sei preso la briga di venire con moglie e figlio a dire “voglio questo come leader”, che hai lasciato nome, cognome, e-mail, ti sono più venuti a cercare i Ds o qualche altro partito della coalizione? “No”. La sua domanda di partecipazione (che cos'era, quel suo voto, se non una dichiarazione di disponibilità?) non è stata raccolta dopo la chiusura dei seggi. E' stato un coro che, titoli dei giornali a parte, non ha superato i padiglioni auricolari di funzionali funzionari. Le primarie come un plebiscito. Di ratifica. Se, e quando, è utile. Ebbene, voglio vedere se in questo processo di “unificazione” di culture, si arriva a una sintesi più che elettorale. Un'identità comune. Da come sta andando il dibattito, mi basterebbe un'identità accogliente. Partecipata. Voglio vedere se è possibile raccogliere quelle semplici dichiarazioni di adesione e irrobustire l'opera viva di questo vascello. Fino ad ora siamo andati avanti ad attestare posizioni, alzare bandierine di questa o quella identità passata – anche trapassata - di questo o quel – vero o presunto – notabile. Insomma, si è mossa solo l'opera morta. Con il suo linguaggio, frusto, desueto, retorico. Un “chiacchiericcio querulo informato e sordo”. E da quel che leggo - sul web, sui giornali - e che sento in giro, ha l'effetto di incitare alla diserzione. Quando si capisce cosa dice, beninteso. Sono ottimista: magari 'sto vociare confuso prima o poi perderà la voce. Ma intanto, l'opera viva, quella che ti organizza la manifestazione, che ti fa volatinaggio porta a porta, che in un giorno di sole non si fa i cavoli suoi, si fa i cavoli di tutti e mette la croce sul simbolo, non la coinvolgi mica con una verniciatina verbale, una pennellatina così, mentre sei in navigazione. Men che meno con un discorso copia-e-incolla, misericordiosamente pubblicato da un giornale locale, solo per come è stato scritto: una pietà. Non funziona. Perché 'sta benedetta opera viva, è un “attimino” stufa. E la capisco. Tocca rafforzarla con delle ragioni, delle idee vere, con delle prospettive, magari con volti credibili. Altro che il compito paperare del pupetto di turno, nella sua sussiegosa macchietta dirigenziale. Di spottini e frasi fatte, la gente, il militante, ne sente a pacchi, ogni giorno. Scritte da professionisti, poi: basta guardare la televisione... E ne ha fatto ormai una scorta, stoccata lì e già restituita pronta cassa al momento giusto: non andando a votare. Ecco, alla fin fine mi piacerebbe - in questa prova a tempo determinato, il mio - dare una mano a chi si sta "sbattendo" per far dimenticare questa ingombrante scorta. Aggiornando il nostro dizionario digitale. Mica con parole difficili o strane. Nemmeno altisonanti. E' questa la mia ultima scommessa: la rivolta di un Winston Smith di provincia per avere dal Partito parole un po' più "credibili".

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Commenti

...e anche senza "Ronzinante" e la bella "Dulcinea" somigli sempre più a Don Quijote de la Mancha. Ed in barba all'opera viva, ed ai tanti illusi della pseudo base, il lider maximo dei PD è già stato calato dal cielo: Walter Veltroni! Complimenti. O pazienza... vorrà dire che non Ti perderai una giornata al mare in compagnia di noi sfaccendati e menefreghisti. E volendo lasciarTi con una citazione altro non mi viene in mente che il motto degli hidalgo: "La Derrota es el blason de el hombre bien nacido". Un caro saluto in attesa di tempi migliori.

Ah, caro Italo, don Quijote sì, ma ancora un filo di realismo lo mantengo: Veltroni calato dall'alto... mi sembra un po' forte come affermazione. Forse sollecitato, un po' come demiurgo della situazione, sì, e in modo corale, ma calato proprio non mi pare. A meno che non lo vedi come deus ex machina. Tra l'altro, guardando all'orizzonte Partito Democratico, Veltroni è forse il personaggio che più lo incarna, rispetto a un modello Pci - Ds o dalla Margherita. Come la sua biografia certamente ti ricorderà. E comunque la sua evocazione - e prima ancora il sistema di elezione del segretario, votato dai cittadini - ha scompagninato non poco le carte di questa stanca politica. Il mio testo è precedente, quindi fatti, e queste nostre riflessioni un po' lo aggiornano. Semmai, come Quijote, ti posso dire che una candidatura con una base così ampia rischia di avere il sapore del plebiscito, un gusto che non apprezzo soprattutto in questo momento, quando un'identità da costruire, fin dal battesimo, verrebbe ingessata e quindi procastinata. Tirando le somme di 'sti ragionamenti: l'elezione del segretario soddisfa l'hidalgo che è in me, come del resto Veltroni, mi preoccupa di più questo accodamento plebiscitario di tutta la nomenklatura. Per cui, anziché sbracciarmi, o parlare di Derrota (che in questo caso è presto, per le altre, beh, allora sono un hidalgo di razza), trotto ancora un po' col mio ronzino. Annusando l'aria che tira.
P.s. Ma il tuo blog è partito?

Come sai come dice Marchino non mi imbarco anche io nel PD, troppe differenze.
Spero vivamente però che accettino tutte le tue proposte e idee per fare un sito moderno e "aperto" alla gente che pateciperà ad Ottobre alla scelta del leader del nuovo Partito, tramite le primarie anche se io ci credo poco che usino questo mezzo, vedi anche il dibattito che si sta svolgendo in questi giorni sui giornali.
In bocca al lupo per la nuova avventura che ti appresti a vivere, sperando che anche in questo clima che si "respira" in questi giorni non è di quelli buoni, la politica abbia la "supremazia" su tutto.

Denghiu Davide, in bocca al lupo anche a te. In fondo io ho fatto una scelta di continuità, anche se non definita e con molte incongnite, ma è certo un po' più rassicurante (e facile, dai, diciamolo) della tua, che con Sg e Ds ci sei cresciuto. Per cui, firmare la lettera immagino non sia stato indolore. Ma stiamo a vedere: sono ottimista, ma non tra le nuvole.

Quanto ti preoccupi... Basta stare con la schiena alla murata....

io con Rutelli non mi imbarco.