L'Unità: 90 anni e sentirli tutti. Orgogliosamente.
Tanti auguri, cara Unità. E tanti grazie, per quel che mi hai dato in questi anni: l'orgoglio di vedere la mia firma – ogni tanto, è vero, non sono un giornalista molto prolifico – comparire sulle tue pagine. E per esserci stata nei momenti più importanti. So bene che il tuo valore ha ben altra portata e impatto nella nostra storia. Firma più blasonate lo stanno raccontando ovunque. E lo racconteranno, in tempi in cui storia del giornalismo e politica non saranno inquinate, come in questi, da chiacchiericcio garrulo e insipido. Oggi lo racconti con semplicità attraverso le tue prime pagine nell'inserto in edicola. So anche bene che dietro al tuo nome, Unità, non c'è solo Gramsci ma 90 anni di professionisti che hanno costruito e alimentato un'identità collettiva nella quale mi sento, orgogliosamente, ammesso, pur da cronista di provincia. Perché anche questo, mi hai permesso: il potermi misurare con una grande testata e un grande pubblico, diversi, più compositi e più esigenti di quello che normalmente a un giornalista è concesso nella nostra cittadina.
Hai accompagnato i miei primi passi quando, nel 1989, lasciai il mare per cominciare a scrivere. Fu Alessandro Agnoletti, allora corrispondente da Rimini, a darmi l'opportunità di scrivere nello spazio della redazione riminese, allora in via Sacconi: una stanzetta con due scrivanie e la macchinetta rumorosa per spedire le foto. C'eri ancora, con la redazione di Mattina a Rimini, quando Il Quotidiano di San Marino mi lasciò a piedi, con Onide Donati e Claudio Visani a dirigere un bel dorso locale nel quale fare palestra, scrivere, discutere e scontrarsi (pure quello). E dove anche sbagliare, come mi capitò su un pezzo di nera. Un peccato veniale, ma pur sempre uno smacco che ancora non mi perdono, la prima volta in tanti anni e spero resti l'ultima.
E ci sei stata negli anni della maturità, regalandomi occasioni preziose e sorprese incredibili, che neanche mi aspettavo di poter onorare. I pezzi in nazionale, qualche prima pagina e una volta, il 28 agosto 2008, il mio nome sotto il titolo d'apertura del giornale. O il mio nome citato da Concita de Gregorio nel suo fondo, per il pezzo dell'aggressione col fuoco al senzatetto. Occasioni di crescita che la Redazione di Bologna, Onide sempre al timone, con Gigi Marcucci e Andrea Bonzi a sollecitarmi i pezzi, mi hanno pazientemente dato. E che spero di aver onorato, anche quando la penna mi era sfuggita di mano. Ma più di tutte le volte, voglio ricordarmi un'intervista che Stefania Scateni mi commissionò a Miguel Benasayag. E che tenne da parte, qualche giorno, per aprirci le pagine della cultura il 25 ottobre 2008, quando uscì il giornale nel nuovo formato tabloid. La prima pagina recitava “Ci siamo”. La misi in tasca e pedalando la portai, ebbro di emozione, dove avevo cominciato il mio viaggio: le banchine del porto. Grazie Unità (e voi tutti che l'avete fatta così bella) per tutto questo e per i tuoi primi 90 anni.
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