Lost in Christmas

Caro Babbo Natale,

l'aria è satura di te e l'idea che arriverai con i doni ormai aleggia sulla città come una cappa di smog. Peggio, è diventata un'intossicazione commerciale e luminosa. Ho cercato di far finta di nulla, di non rendermi conto della tua prossima venuta, ma non c'è niente da fare, tutto congiura contro: sei inesorabilmente dietro l'angolo.

Le prime avvisaglie le ho avute alla libreria di Mirco. Era un po' che non andavo, e l'ho trovata invasa da scatoloni e pile di volumi in attesa di essere smistati, pronta ad esplodere. Mi è sembrata insolitamente piena. Non avevo capito che iniziava l'orgia di regali, naturalmente a base di Bruno Vespa. Io, boicotto come posso, consigliando altri titoli, ma contro la forza la ragion non vale: vincerà Porta a Porta.

Le vie del centro hanno trovato una nuova volta, bellissima, migliaia di lucine che scendono a pioggia sulle nostre teste, tante che il cielo non esiste più, se non come quinta scura per farle risaltare. In compenso sono sparite le stelle, che ritrovo solo in piazza Cavour. Due settimane fa hanno blindato la vecchia pescheria con pannelli di plexiglass, sistemando dentro i banchetti degli artigiani. Un esproprio commerciale.

Ora se vuoi accedere alla socialità del centro ti tocca stiparti dentro le cantinette, in piedi, sgomitando, con una mano impegnata a reggere il bicchiere, l'altra il piatto, gli occhi a cercare un posto libero, la bocca a parlare. Puoi solo piegare il collo per raggiungere il piatto e addentare quel poco che sei riuscito a sgraffignare all'orda. Almeno, prima, se la folla era troppa, uscivi dai locali e ti rintanavi nella pescheria, potevi poggiarti sopra i banconi in pietra d'Istria, freddi sì, ma spaziosi. Ora no, siamo reclusi fuori o, se vuoi, assenti. Possiamo solo passeggiarci dentro scorrendo i soliti oggetti che i soliti artigiani propongono ad ogni solito Natale. Non me la sento, dribblo pure la piazzetta.

Anche la domenica mattina è cambiata. Intanto la piazza è occupata stabilmente dalle bancarelle, e il centro si è trasformato davvero, come la politica vagheggia, in un Centro commerciale. Un po' più naturale dei mostri in periferia, ma molto simile. Saranno le luci che scendono a pioggia, sarà il viavai tacchettante imbolsito dalle borse. Non so. So solo che attraversare la piazza è diventato impossibile, puoi solo incanalarti nel flusso degli acquisti, perché gli interstizi tra una bancarella e l'altra sono blindati: dai drappi delle cabine di prova o dagli scatoloni. E' sparita la fontana, il papa, sono spariti i bambini, che non possono più zampettare dietro i piccioni, inseguiti dalle mamme. E queste sono solo in versione shopping, stivale alla moda, taglio conseguente e push up al gluteo.

Non c'è più erotismo, Babbo Natale, non c'è più domenica. Non ci si può nemmeno sedere sui gradini del palazzo al sole, quando c'è, per leggere degli ultimi genocidi. Non lo puoi fare nemmeno al caffè Cavour, tanta è la ressa. Ieri a momenti mi accapigliavo con una signora, che a spintoni voleva farsi largo. Non mi è sembrata molto natalizia. In compenso io gli ho fatto tanti cari auguri. Caro Babbo Natale, in nome tuo hanno espropriato la città. Ti prego, vieni presto. O se proprio non puoi accellerare, dammi un anticipo sui miei regali: un po' di pazienza.

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Commenti

nella lista delle letterine a babbo natale..

No, non dirmi che hanno sconciato la Pescheria! La piazza di Rimini è così bella. Quanto alle mamme push up al gluteo e stivale d'ordinanza anche qui vanno per la maggiore, ma nel grintoso nord est l'abbinamento top del momento comprende anche meches di capelli biondo-Padova (una particolare nuance che sta i significare "go fatto i schei e mi faccio anche bionda!") che sbatacchiano su spalle rigorosamente semicoperte da giacchino leopardato.

L'hanno occupata solo temporaneamente, Galatea, come ogni anno, se torni a Rimini la ritrovi com'era: passata la festa gabbato lo santu. Del resto, devono lavorare tutti. Ma credo sia ora di pensare anche da noi a modi più eleganti di inserire in contesti storici il commercio, soprattutto in determinate periodi. A Rouen, (vedi foto) le case a Falda ospitano i franchising, e non deturpano (troppo) la bellezza di quelle case antiche. Queste occasioni commerciali si ripresentano ogni anno, qualcosa di più elegante si potrà pensare. Qualche anno fa, hanno occupato lo studio di uno scultore riminese scomparso, Elio Morri. Nei muri, tirati su da lui, c'erano gli echi del suo lavoro, strumenti compresi: un pannello di chiodi e fil di ferro, dove plasmava la creta. Magico. Ci hanno fatto un mercatino di artigiani e gli organizzatori hanno dato una mano bella mano di biancone su tutto, cancellando il tempo. Un orrore. Bah, forse mi faccio troppe s***e mentali, ma...

Nel mio paese, campagna veneta, simili pericoli non ne corriamo, perchè è talmente bruttarello che c'è poco o niente da sconciare. Però si danno da fare comunque.Ps: ti mando gli auguri per mail, ma la mia posta elettronica oggi fa le bizze. Spero di riuscire a recapitarteli.

già già già

La catarsi è stata girovagare mbriachi per il centro deserto (D E S E R T O ahhhhhhh) con il ciccio da navigatore per tutta la notte del 24 fino alle 5 di mattina.

Riappropriazione alcolica del centro storico.