Messaggio in bottiglia della volontaria Barbara Magalotti
Fin dal titolo, “Dì a qualcuno che io sono qui” (Edizioni Erickson, Gardolo (Tn) 2006 - ISBN 9788879469319, prezzo 15 € - qualche pagina in pdf, Barbara Magalotti crea del suo libro un'immagine dominante: è un messaggio in bottiglia. Nel quale sono state raccolte le voci di chi voce non ha, perché troppo piccolo, perché indifeso, perché vittima di sé stesso o delle ingiustizie. Un coro di penati di La Paz, Bolivia, intonato dai bambini ospiti del carcere di San Pedro insieme ai padri, o dai Chicos de la Calle, i ragazzi che vivono in strada, raccolto e imbottigliato da un'operatrice volontaria – Barbara – che lo rilancia, nella forma libro, nel magma dell'informazione. “Bucando” in modo originale la comunicazione che avvolge i diseredati, che fa la felicità delle sale stampe o dei prime time tv: dolore patinato o eroi del bene in odor di santità. Beh, ci troviamo in tutt'altro registro.
Barbara racconta con le sue due voci questa esperienza: della psicologa attraverso le relazioni di lavoro nell'approntare i progetti che la coinvolgono, il loro svolgersi. E quella di magababa67@xxxxx.com, la volontaria che scrive a parenti, amici, conoscenti, ciò che vive, vede, sente, mentre opera per la Pastoral Penitenciaria Catolica de Bolivia, nei progetti dedicati ai figli dei detenuti del San Pedro, rinchiusi con i padri perché non hanno dove vivere altrimenti, o nel dormitorio per i Chicos de la Calle. Il risultato è un libro denso, nel quale queste due direttrici si miscelano, fino a contaminarsi, anche nel linguaggio.
Stappando la bottiglia si ascolta la voce dei bambini e delle esperienze che vivono, come crescono, come affrontano i loro giorni e come cambia il loro affrontare, con alcuni personaggi che emergono più forti, incarnandoli tutti. La voce di Barbara - una volontaria – alle prese con il quotidiano, le istituzioni, le ingiustizie, la forza delle persone che con lei sono impegnati, come le loro – e sue - debolezze. Compresi il peso di quotidiani dolori e gioie, dell'empatia che si crea tra lei e ciò che la circonda, e come deve, per portare avanti questo impegno, mediare con se stessa, trovare le vie di fuga necessarie per continuare.
La voce di una cittadina del sud america, per pochi mesi, forse, ma che vive, normalmente, con una società variopinta, povera, e ricca di umanità, sia che la racconti attraverso una passeggiata nel mercato a braccetto con due chiche, sia attraverso i giorni di una rivolta che può sfociare in una guerra civile. E, infine, la voce della viaggiatrice, la “gringa” che sale sui aerei e minibus scassati, pieni di umanità e odori, a spasso per le Ande, attraverso paesaggi e strade mozzafiato.
Più voci che Barbara Magalotti compone, sul tono dell'autoironia, affrescando vicissitudini che non hanno il sapore dell'avventura ma della quotidianità, non la cifra lirica ma colloquiale, dal sapore di un incredibile ottimismo e gusto per la vita, che la porta a sembrare – un'altra immagine che spero possa render l'idea - un minatore, che cerca tesori dove tutto è terriccio e buio, perché sa che ci sono. Basta solo scavare con tenacia.
Recensione pubblicata sul settimanale "Il Ponte" di Rimini di venerdì 5 ottobre.