Prima uscita da Giocatore Abilitato: bye bye driver
Ieri ho raggiunto il battesimo del campo: le mie prime nove buche. Ufficiali. Essì, perché in realtà ero già sceso su un golf course, in Scozia. Lì, nessuno mi ha chiesto nulla. Qui, in Italia, invece, dopo esserti affiliato alla Federazione Italiana Golf, la trafila è decisamente diversa, come puoi leggere qui: prima diventi giocatore non abilitato (Na). Poi un istruttore o una commissione ti abilita al campo e diventi Giocatore Abilitato (GA), e puoi giocare sui golf course. Poi dai l'esame delle regole e diventi Non Classificato (N.C.), ovvero senza handicap, poi giochi nelle gare per N.C e ti danno l'handicap... Insomma, la storia si fa lunga e... «Non di questo mi sono messo a raccontare» :-)
Anche se in quest'ultimo anno mi sono “sfinito” a giocare sul campo executive di Villa Verucchio, Rimini, il traguardo di scendere su un vero campo è comunque emozionante. U po' perché le buche sono molto più lunghe (e il mio drive è decisamente in fase di affinamento), un po' perché comunque ti misuri con chi ti precede e chi ti segue. E tra palle perse, slice ed errori vari, il gioco si prevede lento. Per cui, tra l'emozione e le preoccupazioni, già si parte con un bell'handicap. Per fortuna, mentre mi apprestavo al tee giallo della buca Uno, un giocatore – Carlo, un NC come me ma già in odore di classificazione – si è proposto come compagno di debutto. Il che, se da una parte sfalsa il mio gioco – ogni volta che gioco con qualcuno, si risveglia il competitor che dorme in me e.... sbaglio l'insbagliabile – dopo pochi colpi è stato un toccasana. Poiché non solo mi ha illustrato il campo sul quale stavo giocando, a me del tutto sconosciuto, ma ha reso piacevole e talvolta didattico un tour altrimenti impegnativo, a paragone del campo executive.
Intanto, già dal primo colpo, ho abbandonato il driver n. 1. La prima buca al golf course di Villa Verucchio è un par 5 di 440 metri, con un percorso a sinistra che, costeggiando un laghetto, disegna una U. Con, in più, un piccolo ostacolo d'acqua proprio nel mezzo. Già al primo slice opti per ridimensionare i tuoi sogni di potenza. Con un legno tre o un rescue, proseguendo nel gioco, sono riuscito ad ottenere gli stessi risultati (che speravo di ottenere) restando più o meno nel fairway o poco distante. Qualche volta ho perso anche la palla, sia chiaro. E' vero che i primi colpi hanno risentito del giocare con uno sconosciuto: dalla psiche emerge prepotente quello spirito competitivo capace di soffocare l'adagio del primo maestro: «nice and easy, nice and easy». Ma nel prosieguo, grazie al compagno di gioco sportivo e illuminante e ad una maggiore calma, ho notato che un po' meno desideri di distanza e un po' più di precisione ti consente di puntare a stare nel par. Puntare, beninteso... Senza contare che il percorso riminese è lungo e ricco di ostacoli: se non si è ragionevolmente padroni dei propri colpi, meglio una sana prudenza. Il risultato è stato un percorso buche 1 – 9 davvero piacevole, che stimola a continuare, sperando tra qualche tempo ad affrontare il più impegnativo percorso 9 – 18 riminese.