Tanto in mezzo c'è la celere: delle strategie per darsi un po' di visibilità

Morte di Pina, Roma Città aperta, di Roberto Rossellini

Io ho capito cosa lega i fascisti di Rimini ai gruppetti di militanti che li “affrontano“: sono complici. Nella sopravvivenza. Se non ci fossero gli uni, gli altri avrebbero ben poco da fare. Se non ci fossero gli altri, gli uni avrebbero ben poco da dire. Perché diciamolo, gli uni sono solo 4 gatti neri spelacchiati usciti da un tosatoio, per giunta in stato di semiclandestinità. Più o meno come Rolf – il mio cane, buonanima – che quando lo tosavo scappava a nascondersi per qualche ora per la vergogna. E i giornali se li filano poco poco entrambi. Anche perché ne hanno le caselle e-mail piene.

All'inizio avevo un bel dire a chi davo - gratuitamente - consulenze di lasciarli perdere. «Guardate – dicevo – che ogni volta che scriviamo di 'sti gatti neri gli diamo pubblicità». Ma questi: niente. Giù un comunicato. E se il capo tentennava, qualcuno da sinistra lo scavalcava. Per cui smetteva di tentennare e giù un altro comunicato. Questi altri – i quattro gatti neri spelacchiati – devono aver mangiato la foglia. Hanno capito che A) con le molotov li legano. B) con quattro volantini non vanno da nessuna parte. C) c'è sempre qualcuno che non ha niente da fare che invece li sbircia sui social network. D) c'è sempre qualcuno che, a corto di idee in politica, stila un documento ben farcito di prosopopea che non serve a niente per avere un po' di visibilità. E tricchete tracchete ecco saldata l'alleanza che garantisce, oltre alle bandierine sventolate e gli striscioni srotolati, un minimo sindacale di politica e medagliette: un trafiletto ieri, un corteo oggi – tanto in mezzo c'è la celere: mica si menano sul serio – una pagina domani. E tutti insieme su Facebook a leggersi. Tra di loro. Posto, ergo sum.

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