Scomparsa Rita Rotelli, assistente di numerosi assessori riminesi, stroncata dalla polmonite.

Rita Rotelli in Bagli

Lascia il marito 84enne Cesare Augusto Bagli, con il quale ha superato i 54 anni di matrimonio, due figlie e 4 nipoti. Instancabili viaggiatori, con il marito si manteneva giovane e indipendente coltivando il turismo e l’uso della tecnologia.

Rimini - E’ morta all’ospedale Infermi Rita Rotelli in Bagli, già agente della polizia municipale di Rimini ma molto conosciuta in città perché è stata segretaria particolare di molti pubblici amministratori. Lo annuncia ad esequie e tumulazione avvenuta la famiglia. Le sopravvive il marito Cesare Augusto, le due figlie, Laura, che ha seguito le sue orme nel corpo di polizia locale, ed Elisa, e quattro nipoti: Linda (Didina), Giovanni, Francesco ed Emanuele.

Persona solare, apprezzata per il suo lavoro, dove ha sempre saputo distinguersi per la passione e la responsabilità con la quale ha svolto i suoi delicati incarichi di assistente alle figure politiche che si sono avvicendate dalla metà degli anni 80. E che le hanno confermato la fiducia fin nel nuovo millennio, poco prima di andare in pensione. E’ stata segretaria di assessori nelle giunte Conti, Moretti, Chicchi e Ravaioli, distinguendosi per le doti di affabilità e affidabilità che travalicavano l’orientamento politico.

«Sentiva intimamente l’importanza di partecipare alle istituzioni – dicono dalla famiglia – non a caso per il suo ottantesimo compleanno, lo scorso anno, chiese di poter essere ricevuta dal sindaco di Giulianova, per riabbracciare idealmente attraverso la massima istituzione cittadina la città natale». L’accolse il commissario prefettizio, perché nel frattempo il sindaco era decaduto, ma per lei fu comunque una soddisfazione. Anche in quell’occasione era al suo fianco Cesare Augusto Bagli, il marito con il quale poco prima aveva festeggiato i 53 anni di matrimonio. E con il quale condivideva numerosi viaggi, entrambi mantenendosi giovani e attivi con le comuni passioni per il turismo, in grande autonomia.

Riminese d’adozione fin dalla tenera età, la sua famiglia si è trasferita negli anni ’50 al seguito del padre, Filiberto, conosciuto insegnante tecnico in diversi Istituti superiori cittadini. Vissero dapprima in via Clodia, poi a san Giuliano Mare, nell’appena sorta Ina casa di via Gulli, insieme alla madre Giulia e ai due fratelli Luigi e Francesco. In quella casa dove, dopo la morte dei genitori, ha vissuto con il marito fino al giorno prima del suo ottantunesimo compleanno, l’11 marzo, quando il virus coVid-19 ha fatto irruzione nella loro vita familiare.

Rita Rotelli aveva problemi di asma. Entrambi avevano preso le loro precauzioni fin dall’irrompere delle prime notizie sull’epidemia, ma l’11 marzo Augusto ha dovuto accompagnarla all’ospedale, per un aggravarsi di una febbre della quale soffriva negli ultimi giorni. L’ha attesa invano per tutto il pomeriggio e parte della sera stazionando in auto: un uomo di 84 anni, solo, in un parcheggio, senza notizie. Rita ha passato la notte al pronto soccorso, poi il giorno dopo è stata ricoverata, fino al 13 marzo, quando l’hanno rimandata a casa, con l’obbligo di isolarsi in camera, mentre il marito l’accudiva a distanza, anch’egli in quarantena come tutto il resto della famiglia, da sempre molto unita. Il giorno dopo, il 14 marzo, le difficoltà respiratorie si sono aggravate ed è scattato il secondo ricovero, quello definitivo.

Per un po’ di giorni Rita è riuscita a tenere i contatti, dapprima con tutti attraverso Whatsapp. «Era una donna che voleva tenersi al passo con i tempi – dice il nipote, Enrico – sempre avida di informazioni sulle app del cellulare, coinvolgendo i nipotini e i generi. A me rimproverava di aver sospeso le lezioni di computer. L’ho lasciata con la promessa di riprenderle passata questa tragedia e con un saluto da oltre il cancello il 7 marzo, sul quale avevo poggiato una mimosa».

Fino al 16 marzo ha risposto ai messaggi, poi sono scomparse le spunte blu. Sempre più debole si teneva in contatto con il marito, assistita da una figura forse infermieristica, e con le figlie, che bloccate dalla quarantena, potevano solo ricevere la voce sempre più flebile della madre e rincuorare a distanza il padre. Un calvario emotivo dominato dall’impotenza. I sanitari le tenevano al corrente del decorso: era debolissima e non si capacitavano come potesse resistere tanto. La mattina del 26 marzo alle 3,30 circa l’epilogo. Il suo Augusto, anch’egli ricoverato per una polmonite ma negativo al Covid – 19, era nel reparto vicino, ignaro della morte della compagna della sua vita fino a sabato scorso, quando l’hanno dimesso. Solo allora la famiglia ha annunciato, prima a lui, che Rita Rotelli non avrebbe più regalato la sua forza e il suo entusiasmo a quanti la conoscevano.

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