Prima gli Italiani! Poi risolvono i bangladesi.

Mobile lovers, Bansky

Il mio nuovo cell (cinese), preso dopo che lo schermo del vecchio si è crepato come lo specchio della matrigna di Biancaneve, ci ha la home che non mostra le app di sistema. Per cui, al fatto di parlare a una sottiletta di mezzo metro quadro, dovevo pure aggiungere le grida «Ok google, voglio fare una foto» ogni volta che mi serviva la fotocamera. Mi vedevo già, sulla pista del Marecchia, mentre il merlo di turno mi additava alla merla come un pirla che perdeva un’ora per prendere la foto del falco pescatore già passato.

Pistola che ti pistola, le app non comparivano. Vado dal tennico ma, Prima gli italiani!, in ossequio al motto imperante. Entro dal tennico che invece è una tennica alla quale chiedo una «consulenza sul software». «Che cos’è una consulenza?» mi fa. Una consulenza: come la chiama lei quando uno le chiede qualcosa sul funzionamento del cellulare? Vabbé, scusi, lasciamo perdere. Non trovo più le icone delle app del sistema. Se devo usare un’app, mi tocca chiedere all’assistente di google. Guardi: «Ok google: voglio fare una foto». E compare il programma apposito. «Funziona», mi dice. Sì, ma io vorrei che funzionasse senza dover gridare ogni volta «Ok Google». Dov’è l’icona per farla funzionare senza gridare?

La tennica prende il cell con dita affusolatissime e ben curate, pistoletta un po’, poi mi guarda e dice: «dove sono le impostazioni»? He, sono qui da lei per questo: non trovo le icone per accedervi dallo schermo. Per arrivare alle impostazioni deve passare da qui. E le apro IO le impostazioni. Alla tennica. Questa spippola un altro po’, ha delle dita bellissime, poi si stufa e mi dice: «guardi, dovrebbe lasciarmelo qui, lo faccio vedere, ma potrebbe costarle 70 euro. Oppure va all’altro nostro negozio di via [omissis]». Grazie, provo a chiedere ancora a Ok Google un altro po’.

E mi avvio a cercare un altro tennico. Finisco in via Gambalunga, in un negozio mai visitato. Dentro, in un tripudio di ammennicoli hi tech e cover c’è un signore bangladese seduto dietro al banco, spazzato dal vento di un ventilatore. Sperando di non aver problemi con la lingua gli spiego il mio problema: dove sono finite le icone delle app? L’ometto - sarà alto quanto me, ma la metà di diametro - spippola un po’ con le sue dita sicuramente più brutte della tennica, poi alza gli occhi e mi dice: «ha solo la home di Google. Basta scaricare un’altra app della home». Cosa mi costa? «Niente» Le lascio qualcosa per il caffé. Ma lui già non mi guarda più, è entrata la moglie con il bambino di pochi giorni, che lui tiene in mano ad altezza mento. «Faccia un’offerta per la moschea», mi dice. Ho fatto l’offerta per la moschea.

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