Classifiche e Pagerank e l'intorto dei blogger per avere un link e dirottare lettori da un blogger e il titolo è abbastanza lung

Quando si guarda nelle statistiche del blog, o del sito, si osserva nell'ordine: A) i visitatori, B) le pagine, C) da dove vengono i visitatori. Che più o meno risponde alle domande A) Sto diventando popolare o le mie pagine sono l'equivalente web della Fortezza Bastiani? B) Ma entrano e leggono oppure scappano via dopo pochi secondi? C) C'è qualcuno nel web che mi linka, mi manda visitatori oppure vedi alla voce Fortezza Bastiani?

Queste domande, dopo un po' che apri il blog e ci rovesci dentro parole, diventano sempre più importanti, talvolta totalizzanti. Una sindrome, quasi: la sindrome del blogghista. Milioni di persone scrutano le statistiche per rispondere al proprio ego, schiacciato, vituperato, maltrattato nella vita comune, ma che sul web - sì, in questa splendida frontiera che non conosce punti cardinali - può trovare il suo riscatto, la notorietà, magari il successo. E la sindrome galoppa.

Si studia, si affinano tecniche, si blandisce, si concupisce, si intorta, si pontifica, si cerca e si scruta, in questo grande fratello formato 17 pollici, per un link che ti alza il pagerank. Che non è, beninteso, lo schwanzstuck di Young Frankenstein. Si cambia tema, pelle, linguaggio, si cambia scrittura per aggraziarsi lettori e - soprattutto - ottenere il più agognato dei beni, un link in home page, meglio se di un blogger famoso. Perché esso, il blogger famoso, magari ti alza pure il pagerank, ma soprattutto ti porta una marea di link ogni volta che genera un nuovo post. E un piccolo pacchetto di lettori che, magari distrattamente, schiacciano il pulsantino.

Ho visto cose che voi umani non avete mai visto, direbbe Roy Baty, navigando in questo mare magnum digitale. Senza arrivare ai bastioni di Orione, beninteso. C'era una blogger, tal vipera-che-morde da Bari o giù di lì - il link non lo metto, scusate, cercatevela su gurgle - che ho visto per caso sbocciare come blogger. E che ogni tanto visitavo, per sorridere un po'. Si presentava con ironia, q.b., tanto da promettere una damigiana di olio e altri prodotti tipici locali per un link. Scherzava, ho pensato, e l'ironia mi piaceva. E infatti nella sua gallery spiccano le foto di un agriturismo. Simpatica, aggressiva, talvolta volgare - ultimamente spesso e gratuitamente - un discreto chiacchiericcio con punte di logorrea, una vena da Sex and the city nemmeno dissimulata. Insomma, si leggeva. E aveva anche in sé qualche promessa. Poi la tipa ha cominciato una metamorfosi agghiacciante. Linkava come una pazza, questo, quello, per lo più blogger famosi, per capare un pezzettino alla volta, la notorietà. Insomma, dai e dai, gli agognati collegamenti sono arrivati, ma la scrittura, insomma, è rimasta inchiodata lì, da qualche parte tra un personaggio del telefilm "de noartri" e un desiderata. Ogni tanto la vado a rileggere, per salutare i miei desideri di letteratura web inappagati. E pentirmi.

Tutto questo mica per infamare la ragazza - beh, sono cazzi suoi in fondo e magari se mi legge pensa lo stesso di me - piuttosto come "memento mori". Se non scrivi, spesso, bene, e senza tante cazzate, puoi avere tutti i pagerank che vuoi, ma il tuo spicchio di notorietà va e viene. Perché dopo un po' che ravani nei post, con un titolo azzeccato, un post decente e un sistema SEO - che non è il diminutivo di scemo ma vuol dire "Ottimizzato per i motori di ricerca" - il tuo gruzzolo di lettori te lo spedisce San Google o Msn. Ma di lì, poi, non ti schiodi.

A questo punto qualcuno si chiederà cos'è il Pagerank. Beh, a parte che c'è Wikipedia, ma è l'algoritmo ideato da Page e Brin, i miliardari di Google, per dare un valore a un sito: un link è un voto, se te lo da un sito con molti voti, vale di più, se no, vale di meno. Il mio pagerank migliore sta a 4. Mica molto. Il massimo è 10, ma credo ce l'abbia solo Google. Grillo è a 6. Guardando a quest'ultimo dato, capite che il valore è davvero relativo. Però è un valore. E di questi valori, e classifiche, son pieni i server.

Prendiamo Blog Italia, ad esempio. Nella mia provincia, ordinato per Technorati,  veleggio testa a testa con Il principe a quota dieci. Non lo conosco, ho anche letto i suoi testi e mi son piaciuti. Ma l'unica cosa che ci accomuna è lo stare un po' io davanti, più spesso lui. Come ora. E con questo link mi distanzia. Macchisenefrega. Su che cosa si basa la, chiamiamola così, competizione? Su quelli che ci linkano. Poi guardi su nella classifica e vedi che Cristian Conti , che si occupa di web da una vita - e scrive - viene scalzato da una collezione di link. Robe così: ღ•·.·´¯`·.·•Çøñïg£ïêttå•·.·´¯`·.·•ღ . E che sotto di lui - o sopra, non ricordo bene - ci sta un sito di amici dei cani. Che cosa ci azzeccano con la scrittura, non lo so. Non l'ho nemmeno letto. Se mi cerco in Emilia Romagna, sempre su Blog Italia, trovo che il blog di Simona Vinci - no, dico, Simona Vinci - scrittrice, mi sa pure traduttrice, insomma una che di parole ne sa e ne scrive, è di poche posizioni sopra di me. C'è qualcosa che non quadra. Mica perché è sopra di me. Perché di POCHE posizioni. Cioè, pubblica libri, mica bagattelle da mercoledì-dopo-cena come questa.

Classifiche. Vaccapish...

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