Il Barone rampante: la mia vita trasecola e mi parla.

Italo Calvino

Come un fiume carsico - sempre quello - riaffiora il giochino dei dieci libri. Ahimè vorrebbero solo la copertina, senza commenti: titolo e autore sna. Questa volta mi tira per la giacchetta la roscia per eccellenza, Federica. Vabbé, sono un debole e subisco il suo fascino fiammeggiante...

Apparteche ricordo solo un libro acquistato anche grazie alla copertina, "Un materasso nuovo. Racconti di uomini alle prese con amore, impegno e matrimonio", che mostra una delle coppie in muto dialogo amoroso di Lorenzo Mattotti. Ma poi: perché non dovrei svelare i vincoli di un libro?

Ad esempio, prendiamo oggi il primo della lista di dieci, quello che mi accompagnerà nella cremazione e quindi nell'eterno girovagare a mollo nel Mediterraneo (come mi piacerebbe ma è chiaro che non so come andrà a finire...). Perché amo e riamo Cosimo Piovasco di Rondò e la narrazione della sua vita che ne fa il fratello, da quel 15 giugno 1767 in cui salì sugli alberi alla sua scomparsa in volo, senza mai rimettere i piedi sulla terra?

Diamine, perché nelle sue pagine affioro io, affiora il pensiero a mio fratello, perché vi ho scorto un po' il mio tentare di vivere in modo diverso, senza in fondo esserlo troppo, l'amore, le passioni civili, i legami familiari. E perché ogni volta che lo rileggo, nei dieci o venti ieri e l'altro ieri, vi trovo nuove parole che mi descrivono o che mi esortano, o che mi svelano a me stesso, io, sempre io, più o meno bianco e ribaltato come il Calvino che si riflette nella sfera.

Perché in Viola ritrovo le poche brucianti passioni della mia vita, che hanno messo a nudo il meglio e il peggio di me nelle fasi che hanno attraversato. Divoranti, estenuanti, gioiose, dolorose, e celate come in un nido sull'albero, visibili a tratti tra le fronde, in balia della fragilità e degli elementi e, in definitiva di noi, di come riusciamo a costruire quel giaciglio tra le foglie. Non sono un bravo pennuto, è evidente, ma cerco di fare tesoro, questo sì.

Ecco perché Il Barone rampante, in definitiva: perché ogni volta che lo leggo la mia vita trasecola e mi parla, sciogliendo un po' il viluppo di emozioni che ha creato nel petto per farle affiorare là dove la mia mente incontra i caratteri di stampa.

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