Animal house in salsa veneta
La mia empatia, oggi si è fusa con il senso del ridicolo. Ed il malessere è cresciuto man mano che lo stillicidio di notizie si è sviluppato a partire dal Veneto. Dai secessionisti veneti. La foto del carro armato che campeggia su tutti i giornali, pure sul britannico The Guardian, già porta a pensare alla farsa: una ruspa trasformata in tank, con tanto di cannoncino. E sotto gli occhi implacabili dei carabinieri. Immagini registrate mentre questi saldavano e assemblavano lamiere per creare “l'arma finale” fai - da – te dell'irredentismo veneto. Chissà le risate che si sono fatti i militi, scorrendole in caserma. E ancora di più con le intercettazioni, mentre i congiurati ipotizzavano che una ruspa potesse donare loro la «credibilità» con la quale sollevare la popolazione.
Il mio subconscio ci ha provato a prenderli sul serio. Ha fatto affiorare alla memoria le pagine delle biografie dei Br Alberto Franceschini o Patrizio Peci, quando raccontavano di come si inventavano un addestramento in clandestinità sfogliando i libri dei tupamaros. Oppure le gesta della banda della Magliana, per un po' in simbiosi con i terroristi neri. Macché. I dettagli di questa storia hanno eclissato i tragici precursori mentre dalla memoria emergevano immagini più consone. Dapprima I soliti ignoti, di Mario Monicelli. Poi mentre raccontavo all'amico la notizia, Paolo mi illumina: «la macchina della morte di Animal house!!!». Che Belushi ci perdoni.