Assediato per caos: della scrivania e di come tutti la vorrebbero ordinata ma poi ci devo lavorare io (echeccazzo!)

Lo studio di Albert Einstein (Princeton, New Jersey), ritratto poco dopo la sua scomparsa da Ralph Morse

Sono salvo, qualcuno ha spezzato una lancia in mio favore. Anzi, a favore dei poveri disordinati da scrivania in ufficio. Quelli che hanno montagne di cose, impilate alla bell'e meglio, in perenne bilico tra il fatto, il da fare e il-fatto-qualche mese-fa-ma-magari-mi-serve-ancora. Dicono che se hai una scrivania così sei un creativo, uno che ha una montagna di interessi. Me l'ha detto Markino che lo scrive l'Ansa. Ma vigliacca miseria ti mettesse - l'Ansa - il link per leggere da te la ricerca. Dai, sono cose che fanno piacere. Mica perché ti da del “Creativo”. E nemmeno perché così fai più casino di prima. Perché almeno ti senti normale quando gli altri, quelli ordinati, fanno di tutto per non farti sentire normale. Come i non fumatori con i fumatori. Due palle. E allora ti attacchi a quel che puoi, per difendere la tua posizione. Il paragone non è peregrino: la mia scrivania sembra una trincea. Massimo me lo dice sempre: “guarda che casino, metti a posto”. Ma per me lui è troppo serio. Bravo. Ma serio.

Fino a qualche mese fa un aiuto mi veniva da Ricky. Lui lavora per un altro serio. Serissimo. La sua scrivania è più grande della mia, perché lui fa un lavoro un po' più importante – un bel po' di più. Ma non è che lui ha più casino perché è più casinista. Ha solo un fronte maggiore di casino da gestire. Anche sul lavoro. Però lui ha Pillolina, che è una segretaria. La chiamo così perché se risponde lei ti mette il buon umore. Se risponde qualcun altro mi fa piacere ma lei ti travasa direttamente il miele dalla cornetta all'orecchio. E nei giorni che va un po' di merda, dai, è un bel ricevere. Insomma, Pillolina gli mette a posto la scrivania. E così mi ha tolto una difesa. Perché quando Massimo mi dice “Guarda che casino, metti a posto” io non gli posso più dire “Guarda la scrivania di Ricky, anche lui c'ha casino”. E così io non metto a posto lo stesso, e lui però può borbottare con maggiore convinzione. E non è mica giusto. Ma che faccio, litigo con Pillolina? Non lavora nemmeno con me, sta all'altro capo della città... Con me invece lavora Sonia. E lei è un'altra che potrebbe dirmi “Guarda che casino, metti a posto”. Ma non lo fa, dice solo “Kikko apri la finestra che c'è il fumarone”. E infatti la mia porta è sempre chiusa. Oppure dice “Kikko, sono entrata da te (per portare un fax o una lettera) e ti ho aperto la finestra. Per far prendere un po' d'aria”. E a me mi fa piacere che ci tenga alla mia salute. Perché oltre all'aria buona, mi fa fare anche ginnastica: raccolgo i fogli che sono volati in giro per la mia stanza. La scrivania di Sonia è così ordinata, ma così ordinata che le donne delle pulizie, quando passano, devono guardarci con la lente per i granelli di polvere. Da me si divertono di più: puliscono a slalom. Passano negli spazi vuoti tra i mucchi di robe. Sopra la scrivania Sonia ci tiene il computer, la tastiera e un portamatite. E basta. Così, ogni volta che la guardo, mi chiedo dove tiene tutto. Nei pantaloni no, non sono quelli di Eta Beta. E poi si vedrebbero i rigonfiamenti. Un po' più sopra nemmeno, i rigonfiamenti ce li ha, ma mi sembrano naturali. Poi smetto di scrutarla perché, dai, magari fraintende. E una denuncia per molestie sessuali non piace a nessuno. Specie se sei innocente.

Insomma, la mia vita confusionaria non è proprio bella. Sonia di là che da il buon esempio, Massimo di qua che vorrebbe farmelo seguire, e Pillolina dall'altra parte della città che mi toglie punti a favore. Una vitaccia. Si perché poi magari un giorno succede che hanno bisogno di qualcosa. Una pataccata, magari. Come si fa questo? 'Petta che guardo... E tiro fuori il foglietto delle istruzioni. Hai visto per caso quella roba arrivata qualche settimana fa, Kikko?! 'Petta che guardo... Tieni. E cosa gli stai a spiegare, che ciascuno ha il suo ordine costituito?! No, dai, che non sta bene. Che durante il giorno magari ti tocca smanettare su un sito, con un giornale, con un manuale, un dizionario e un'altra serie interminabile di invenzioni contemporanee che allora è meglio se rimangono lì a portata di mano? Tanto l'ordine così e cosà ce l'hanno nella loro testa, per cui cosa faccio, lo strizzacervelli all'incontrario e gli scasino la testa a loro? No valà, che poi magari dicono che li ho contaminati di confusione. O magari si incazzano perché dicono che hanno ragione loro. Li ascolto. E aspetto.

Già Georges Perec ha fatto della sua scrivania un'opera d'arte: “Still life -Style leaf”. Vuoi che un giorno non scappino fuori un paio di tipi, chessò, un docente della Columbia University e un giornalista, magari che si chiamano Eric Abrahamson e David H. Freedman, e mi scrivono un libro intitolato “Il casino perfetto: i benefici nascosti del disordine?”. Magari non in italiano, in inglese, che suona bene lo stesso:“A Perfect Mess: The Hidden Benefits of Disorder”. Sai che gusto poi farglielo leggere?

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Commenti

intanto si potrebbe pensare, e a volte non si fa peccato, che chi c'ha una scrivania pulita non fa altro che tenerla in ordine oppure che corrisponde esattamente a ciò che ha in testa... il casino spessissimo è salutare soprattutto se lavori in un certo ambiente. ovvio che se sei medico instilli, automaticamente, qualche dubbietto sulle tue capacità di anamnesi e conseguentemente di diagnosi, ma se lavori con la testa e la penna... beh, niente paura, il casino ci vuole per trovare ispirazioni, flash, sollecitazioni. quello di kikko potrebbe, però, essere un caso a parte... ma no, non è vero. ogni casino è bello a mamma sua.

Anche io a casa mia tengo disordinata la mia scrivinia e ogni tanto mi tocca metterla a posto, perchè è veramente difficile dopo capire cosa ti serve o no.
Kikko sei veramente un mito a ritrovare tutte le cose che ti servono per il lavoro, non so come fai!!
Comunque penso che tu riesca a lavorare meglio con una scrivinia incasinata che in ordine. Il troppo ordine fa male alla salute!!

@ Andrea - Immagino che qualcuno ti abbia "raccontato" la mia scrivania (se becco lo spione...)
@ davide - Tu invece mi sa che l'hai vista...

Non ho ne visto, ne sentito dire della tua scrivania, riconosco il problema, però. Il processo creativo non è ordinato e preciso - anzi, caos vive vicino a Dio (Stagnelius, poeta svedese). Mi devi scusare se l'italiano non mi viene senza problemi - tanto tempo è passato. Ho deciso di riconquistare questa lingua favolosa. Sono passati più di 25 anni, ma sìccome la lingua italiana è stata piantata proprio nel mezzo del cuore mi sembra che ci sia ancora qualche traccia.

A leggerti, Ann, sembra che batta veramente bene il tuo cuore "italiano". Bello Stagnelius. E grazie per i tuoi commenti, mi lusingano.

Vedessi il casino delle mie scrivanie, cassettiere, mensole! C'è il mondo. Non butto mai via, tutto potrebbe servire, prima o poi. Anche l'articolo di Elena Comelli sul Corriere della Sera di oggi (debitamente ritagliato ed "archiviato" sopra la pila degli "appunti per idee blog"). Il titolo: "Caos da scrivania? Per gli piscologi fa bene agli utili". Ho evidenziato questo: "C'è il minicaos, il caos verticale, quello cumuliforme, il satellitare, il ciclico... L'ordine imposto dall'alto può addirrittura danneggiare la produttività . Il processo creativo non parte mai dall'ordine. Il disordine è robusto e adattabile, inclusivo, narrativo, naturale (accade da solo). Mentre l'ordine è sigillato." E cita Einstein: "Se una scrivania stracarica indica una mente stracarica, che cosa indica una scrivania vuota?". Kikko, hai mai sbirciato, alla sede del Carlino, dalla porta della stanza di Silvano Cardellini? Lui quasi spariva, dietro i mucchi di carte...